Dossier/ Corridoi umanitari: cosa sono e come funzionano

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Dei corridoi umanitari come strumenti utili alla migrazione sicura e ai salvataggi in emergenza si è parlato spesso in occasione della crisi afghana di agosto e settembre 2021.

Ma come funzionano? Quali sono stati i precedenti e chi ne può usufruire? Quali leggi li supportano? In questo dossier rispondiamo a queste domande prendendo in analisi in particolare il modello italiano, che ha preso il via nel 2015.

Chi può beneficiare del corridoio

Possono beneficiare dei corridoi le persone riconosciute dall’Unhcr come rifugiati sulla base della Convenzione di Ginevra del 1951 ed il Protocollo del 1967:

In particolare i corridoi umanitari privilegiano persone in pericolo di perdere la propria vita o la propria libertà a causa di conflitti armati, violenza endemica o sistematica violazione dei diritti umani; persone che manifestano comprovate condizioni di vulnerabilità così come definite dalla Direttiva Europea 2013/33 del 26 giugno 2013 (minori, minori stranieri non accompagnati, disabili, anziani, donne in stato di gravidanza, genitori singoli con figli minori, vittime della tratta degli esseri umani, persone affette da gravi malattie o da disturbi mentali, persone che hanno subito torture, stupri o altre gravi forme di violenza psicologica, fisica o sessuale), persone che possano beneficiare di sostegno in Europa per la dichiarata disponibilità di soggetti (singoli, chiese o associazioni) a provvedere inizialmente alla loro ospitalità e sostentamento e infine persone che hanno reti familiari o sociali stabili in Europa.

Il modello Italia

Il progetto “Apertura di corridoi umanitari” ha preso il via in Italia il 15 dicembre 2015 in seguito alla firma di un protocollo d’intesa tra la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, la Tavola Valdese e il Governo italiano, che è stato poi rinnovato il 7 novembre 2017. I fondi per la sua realizzazione provengono interamente dalle associazioni promotrici e da raccolte e donazioni.

I primi corridoi umanitari attivati verso il Libano e il Marocco hanno permesso nel 2016 e 2017, l’arrivo in Italia di 1.011 richiedenti asilo, principalmente di nazionalità siriana. Le persone sono state accolte, in 80 diverse città di 18 regioni italiane secondo il modello della “accoglienza diffusa”. Nel 2017 è stata concordata un’estensione ad altre mille persone per il biennio 2018-2019, mentre un terzo protocollo – sottoscritto il 12 gennaio 2017 su iniziativa della Conferenza Episcopale Italiana (mediante i suoi due organismi Caritas italiana e Fondazione Migrantes) e dalla Comunità di Sant’Egidio – prevede l’arrivo in sicurezza di 500 profughi eritrei, somali e sud-sudanesi dall’Etiopia.

Una volta in Italia i beneficiari sono presi in carico dai promotori del progetto in collaborazione con vari partner. Il modello dei Corridoi Umanitari è stato definito dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella “un momento di realizzazione concreta dei principi della Costituzione italiana”. Il Parlamento europeo ha auspicato l’estensione dell’iniziativa anche ad altri Paesi Membri e Nils Muižnieks, Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa, lo ha ritenuto “un buon esempio di quello che l’Europa può fare per aiutare i migranti e affrontare gli attuali flussi di rifugiati”.

Secondo i proponenti i corridoi offrono una piena sicurezza sia per chi arriva che per chi accoglie: “i migranti evitano i “viaggi della morte” e di finire intrappolati nella rete dei trafficanti di esseri umani, mentre il Paese di ingresso può selezionare gli accessi attraverso gli attenti controlli effettuati dalle autorità preposte alla concessione dei visti”.

Da Atlanteguerre.it

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