Ora che lo sappiamo

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Foto Sos Gaza

Adesso sappiamo che le classi dominanti sono disposte a massacrare interi popoli pur di restare al potere. Non possiamo più pensare che diritti, leggi e costituzioni possano aiutarci a prenderci cura della vita. Cosa faremo? Possiamo soltanto difenderci con i nostri corpi, dare tutto per cambiare questo mondo. La prima grande e inaspettata crisi del neoliberismo, oggi moribondo come dimostra anche il neoprotezionismo Usa, arrivò dal basso, scrive Raúl Zibechi, con la fenomenale insurrezione argentina del dicembre 2001. Ma quella ribellione era figlia delle madri e delle nonne di Plaza de Majo. Coloro che oggi non smettono ovunque e in tanti modi diversi di partorire dignità illuminano, come hanno fatto quelle donne, le generazioni che continueranno ad aprire “solchi di vita, sfidando l’indifferenza e il disprezzo dei più…”

Di Raúl Zibechi 

Ora che sappiamo – perché tutti i veli sono caduti e non aspirano nemmeno più a coprire l’orrore – che le classi dominanti sono disposte a massacrare interi popoli pur di restare al potere, senza incontrare grandi resistenze nelle cosiddette democrazie, del Nord o del Sud, possono farlo nella totale impunità. 

Ora che sappiamo che i forni crematori operano in piena democrazia elettorale (leggi 400 paia di scarpe), essendo divenuti il ​​nuovo paradigma della civiltà occidentale, capitalista, coloniale e patriarcale; una realtà che ha superato l’affermazione del filosofo Giorgio Agamben, per il quale il paradigma della modernità è il campo di concentramento e di sterminio, e non la città con i suoi luminari, figlie del progresso. 

Ora che sappiamo che il genocidio e il campo di reclusione a cielo aperto sono la struttura centrale del dominio, in sostituzione del panopticon che per lungo tempo ha modellato i corpi per il controllo e lo sfruttamento sociale; ora, possiamo riconoscere il trionfo del nazismo come un modo per imporre l’autorità. Pertanto, chiamare “fascista” qualsiasi autoritarismo può persino rendere invisibile ciò che è centrale: la nuda violenza dall’alto per contenere quelli dal basso.

Ora che sappiamo che il dominio non ha limiti e che gli Stati si impegnano a pulire le scene del crimine per nascondere gli orrori, non possiamo pensare che diritti, leggi e costituzioni possano aiutarci a prenderci cura della vita, a difenderci e ad avere fiducia che i governanti facciano qualcosa per il popolo. Che senso ha mobilitarsi per difendere i diritti mentre i potenti li ignorano quando vogliono?
Ora che vediamo le immagini del trattamento umiliante riservato ai prigionieri nelle carceri salvadoregne di Bukele e a quelli deportati da Trump – torturati per l’unico crimine di essere poveri del colore della terra –, possiamo unire i punti e osservare come il sistema agisce in modo molto simile a Gaza, ai confini Nord-Sud, nelle comunità nere e indigene e nei quartieri popolari delle nostre città...

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