Ong: meno sprechi e più qualità negli aiuti allo sviluppo

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Rendere efficace l'aiuto pubblico allo sviluppo riconoscendo ai Paesi partner la titolarità dei propri programmi di sviluppo, evitando i costi degli 'aiuti legati' che frenano lo sviluppo locale e coordinando gli interventi con gli altri donatori. Sono le principali richieste del documento consegnato ieri da 15 associazioni e Ong italiane al Ministero degli Esteri e ai parlamentari nell'ambito della campagna 'Obiettivo qualità: i paesi poveri al centro dell'aiuto'. La campagna, lanciata ieri in occasione della presentazione in Italia del "Rapporto degli Obiettivi di Sviluppo" redatto dalla Campagna del Millennio delle Nazioni Unite e dal Development Assistant Committee dell'Ocse, intende porre l'attenzione sulla "qualità degli aiuti" in vista del vertice di Accra che si terrà a settembre dove si farà il punto di un processo di revisione sugli aiuti avviato nel 2003 che nel 2005 ha portato alla firma della Dichiarazione di Parigi.

In vista dell'appuntamento di Accra, "l'Italia non ha ancora presentato un piano per la realizzazione dell'Agenda di Parigi e ha avviato tardivamente una riflessione interna all'amministrazione" sull'efficacia degli aiuti pubblici per lo sviluppo - afferma il documento delle 15 associazioni e ong italiane (Acli, Action Aid International, Amref Italia, Arci, Associazione Ong Italiane, Caritas Italiana, Cgil, Cisl, Oxfam International-Ucodep, Save the Children Italia, Tavola della pace, Volontari nel mondo Focsiv, Unicef, Wwf Italia). Secondo i risultati della prima valutazione - effettuata dall'OCSE-DCA - sugli obiettivi dell'efficacia, "l'Italia si colloca al di sotto della media degli altri paesi Dac, ed è fortemente penalizzata dal legame dell'aiuto all'acquisto di beni e servizi italiani, dalla scelta di priorità d'intervento che non riflettono affatto le strategie di lotta alla povertà adottate dal paese, e dall'alto numero di missioni di verifica non coordinate con gli altri donatori".

"La cooperazione italiana appare ai paesi africani stessi come un sistema 'poco efficace'. L'Italia risulta tra i donatori che in genere non sostengono finanziariamente le priorità di sviluppo indicate dal Paese beneficiario dell'assistenza, mirando piuttosto alle proprie; gli interventi sono poco flessibili e altamente imprevedibili anche a causa delle eccessive condizioni da soddisfare prima che avvenga l'erogazione. Agli occhi dei governi africani la cooperazione italiana si allinea allo stesso livello di inefficienza della cooperazione austriaca e saudita" - afferma il documento. "La cooperazione italiana predilige 'l'aiuto a progetto' rispetto all''aiuto a programma' - ha spiegato il portavoce dell'ong ActionAid, Iacopo Viciani. "L'Italia è il peggior donatore tra i paesi europei per 'aiuti legati' e registra la quasi totale assenza di coordinamento con gli altri donatori nelle missioni di monitoraggio".

Per rimediare a questo stato di cose, il documento delle Ong indica una serie di raccomandazioni: aumentare la percentuale di 'aiuto a programma' invece 'a progetto' allineando gli interventi alla strategia del paese in cui si interviene; slegare prestiti e aiuti dalla fornitura di assistenza tecnica e servizi italiani (legame che secondo il testo fa lievitare i costi del 30-50%); coordinare le missioni; valutare in modo più sistematico e congiunto con il paese di cooperazione l'impatto delle iniziative e, infine, privilegiare processi decisionali e di gestione locali garantendo l'unitarietà e trasparenza a tutte le iniziative di cooperazione.

"L'architettura dell'aiuto pubblico allo sviluppo italiano, il nostro sistema di cooperazione, dovrà affrontare un processo di rinnovamento importante" - ha dichiarato il Ministro degli Esteri Franco Frattini nel messaggio di saluto all'iniziativa, sottolineando che "per raggiungere dei risultati concreti e positivi è fondamentale non soltanto una volontà politica congiunta del Governo e del Parlamento, ma anche un dialogo costruttivo con le istituzioni internazionali e con la società civile". Pur riaffermando di non dubitare "del ruolo che la cooperazione può e deve svolgere per garantire la dignità a tutte le persone", Frattini ha ricordato che "la difficoltà dei bilanci dei paesi donatori pone in maniera forte, accanto alla questione della quantità, il tema della qualità degli interventi, della loro sostenibilità e soprattutto della loro efficacia". "Come Ministro degli Affari Esteri, responsabile diretto della politica di cooperazione allo sviluppo credo sia necessario che l'Italia rispetti gli impegni presi con la Dichiarazione di Parigi" - ha concluso Frattini.

Accanto agli impegni del Governo è da segnalare la presa di posizione della Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera dei Deputati attraverso il messaggio della sua Vicepresidente, on. Fiamma Nirenstein, la quale ha sottolineato che "uno dei punti principali sollevati dal rapporto realizzato dalle 15 organizzazioni della società civile italiana sull'operato del Governo e del Parlamento punta il dito sugli sprechi e la mancanza di coordinamento tra le missioni dei singoli Paesi e quelle intraprese a livello internazionale e europeo".

"È importante il messaggio consegnato oggi dalla "Campagna del Millennio delle Nazioni Unite" alla politica e alle istituzioni italiane: mettere la qualità al centro delle politiche di aiuto allo sviluppo dei Paesi poveri" - ha dichiarato l'on. Federica Mogherini, deputata del Partito Democratico e Segretario della Commissione Difesa alla Camera, a margine della presentazione del rapporto. "Tuttavia, non bisogna nascondersi dietro l'alibi della qualità degli aiuti allo sviluppo per ridurre la quantità, senza mantenere gli impegni già presi in sede internazionale. Si tratta piuttosto di dare finalmente protagonismo ai Paesi beneficiari rispetto ai donatori, migliorando l'efficienza e l'efficacia degli aiuti, obiettivo fondamentale da raggiungere anche per scongiurare i rischi di spreco delle risorse". [GB]

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