Il no al marketing sociale di Maroni

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Una Carta di valori per il marketing sociale? Al di là delle buone intenzioni l'esperienza degli ultimi anni dimostra che i codici di autocondotta e il carattere volontaristico di queste iniziative non hanno dato risultati". Deborah Lucchetti, della cooperativa Roba dell'Altro mondo e membro della campagna "Meno beneficenza, più diritti", commenta così la nascita di un gruppo di studio impegnato nella redazione di una Carta di valori per il marketing sociale. Il gruppo (ne fanno parte imprenditori, associazioni no profit e rappresentanti delle agenzie pubblicitarie) è promosso da Sodalias, (associazione fondata da Assolombarda che dal 1995 si occupa dei rapporti tra mondo delle imprese e no profit) si è riunito ieri per la prima volta con l'obiettivo di stabilire regole e principi etici da sottoporre a quelle aziende che fanno marketing sociale: strumento attraverso cui le imprese promuovono il sostegno a progetti e attività delle associazioni no profit.

La campagna "Meno beneficenza, più diritti" è promossa da 14 tra associazioni e ong ed è impegnata a sostenere una visione della responsabilità sociale d'impresa che non venga ridotta alla sola beneficenza. La Campagna chiede in particolare, una legge a livello nazionale che obblighi le imprese ad adottare comportamenti responsabili verso i propri lavoratori, l'ambiente e tutti i soggetti con cui le aziende entrano in relazione. Un impegno molto più vincolante di ogni codice o carta di valori: "E' necessario avviare una riflessione seria sul ricorso a carte di valori e certificazioni varie. Innanzitutto si tratta di documenti non vincolanti; in secondo luogo hanno un carattere unilaterale: dipende dalle aziende accettarli o meno senza che viu sia alcuna possibilità di sindacare sui comportamenti reali adottati dalle imprese".

Una critica che i sostenitori della campagna muovono anche al ministro del Welfare Roberto Maroni. Durante la conferenza sulla Responsabilità sociale d'impresa (Rsi), tenutasi il 14 novembre 2003 a Venezia Maroni si era espresso definendo la Rsi come la possibilità per le imprese di destinare, volontariamente, parte dei loro profitti a interventi sociali e aveva sostenuto l' "autocertificazione" da parte delle imprese della propria buona condotta. Per Deborah Lucchetti, al contrario, è necessario un salto di qualità: "Bisogna stabilire regole a livello nazionale alla cui stesura partecipino tutti i soggetti coinvolti: dai cittadini alle istiiuzioni, dagli imprenditori ai fornitori. E' tutta la filiera produttiva che deve essere coinvolta in una sistema di regole che obblighino a comportamenti responsabili".
Qualche riserva anche sulla diffusione del marketing sociale: "Anche qui distinguiamo le buone intenzioni dai risultati concreti. Marketing sociale e responsabilità sociale sono definzioni che appartengono a vocabolari diversi: è importante che le iniziative promosse dalle aziende a sostegno del no porofit non vengano confuse con un concetto ben più ampio quale quello di responsabilità sociale", dice Lucchetti.

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