Aviaria: la crisi era prevedibile, niente prevenzione

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"Il settore avicolo non può chiedere lo stato di crisi, come annunciato oggi a Verona dai responsabili locali del comparto, perché in Italia il virus H5N1 non sì è ancora manifestato e non vi è ancora nessuna crisi sanitaria tale da giustificarlo - dichiara Roberto Bennati, responsabile campagne europee della LAV - Lo stato di emergenza legato a questo virus è stato preannunciato da mesi dall'OMS e dalla FAO: adottare misure preventive in termini di produzione sarebbe stato doveroso da parte del settore per evitare l'abbattimento, solo nelle ultime settimane, di circa 10 milioni di pulcini, a causa di una più che prevedibile diminuzione della domanda di carni avicole. La scarsa prevenzione è confermata anche dal fatto che il sistema di etichettatura delle carni di pollo è entrato in vigore solo il 17 ottobre; e non è disinformazione, ma al contrario informazione, far sapere ai consumatori che questa etichetta ha il limite di non indicare né il sistema di allevamento, per lo più intensivo, né il sistema di macellazione dei polli".

"E' paradossale che il settore avicolo nazionale, con un fatturato annuo di 4,5 miliardi di euro, non sia in grado di fronteggiare la prevedibile e molto recente riduzione della domanda di carni avicole senza battere cassa allo Stato, quando ha già ottenuto 20 milioni di euro per l'acquisto di carni congelate di pollame da parte dell'Agea (Mipaf), minacciare la cassa integrazione per i suoi lavoratori e lamentare disinformazione quando stampa e tv abbondano di campagne pubblicitarie, finanziate anche dal Governo, sulla presunta sicurezza dei polli made in Italy - prosegue Roberto Bennati - Ricordiamo che l'industria avicola si basa sulla libera iniziativa privata e gli utili non sono ripartiti tra i cittadini: le oscillazioni del mercato devono essere previste e fronteggiate senza il retorico vittimismo da industria "spennata" perché ad essere spennati, purtroppo, sono solo i polli".

A conferma che le prime vere vittime dell'atteso virus H5N1 sono i circa 10 milioni di pulcini per i quali si doveva prevedere una riduzione della domanda, la LAV ricorda che il Decreto Legislativo 333/98 ne disciplina l'eliminazione "in modo tale da risparmiare agli animali eccitazioni, dolori e sofferenze evitabili" (art.3); ovvero, secondo l'allegato G del Decreto, ecco descritta la terribile uccisione dei pulcini in eccesso:
"1) utilizzazione di un dispositivo meccanico che produca una morte rapida:
- a) gli animali devono essere abbattuti mediante un dispositivo munito di lame a rapida rotazione o protuberanze di spugna;
- b) la capacità del dispositivo deve essere tale che tutti gli animali, anche se numerosi, vengano direttamente uccisi.
2) Esposizione al biossido di carbonio:
- a) gli animali devono essere posti in un'atmosfera contenente la concentrazione massima possibile di biossido di carbonio proveniente da una fonte di biossido di carbonio alla concentrazione del 100%;
- b) gli animali devono restare nell'atmosfera sopra definita finché non siano morti".

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