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Trento: Festival dell’economia tra identità e crisi globale
Finanza
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“Lavori inglesi per lavoratori inglesi”. La frase utilizzata durante la campagna elettorale da Gordon Brown è poi diventata lo slogan dello sciopero nel Lincolnshire ad inizio crisi è la via per rimanere nella crisi. Chiudere le frontiere.
Con la classe manageriale e dirigente che ci troviamo in Italia se ci chiudiamo in noi stessi, moriamo. Punto.
Da giovedì 29 maggio a domenica 1 giugno economisti, giuristi, imprenditori, manager, politici, sociologi, giornalisti si confronteranno al Festival dell'Economia di Trento su come conciliare identità e globalizzazione al tempo della crisi.
“La lezione peggiore, secondo Boeri, e più pericolosa da trarre da questa crisi è che essa sia figlia della globalizzazione e che quindi per evitarne una nuova occorra rendere le nostre comunità un po’ più chiuse.”
Insomma il Festival dell'Economia si chiederà se le diverse identità locali possano conciliarsi con una identità globale che sostenga la delega di poteri a organismi sovranazionali, di coordinamento fra paesi, come il G20, nella gestione della crisi. Per riconoscersi in una comunità c’è bisogno di sentirsi trattati con equità all’interno di questa stessa comunità. E allora quali regole e istituzioni nazionali e internazionali vanno cambiate per promuovere un senso di appartenenza a comunità più vaste del borgo in cui si risiede?
Un contributo del Festival dell’Economia 2009 sarà anche quello di riflettere sulle cause scatenanti la crisi. Capire perché gli economisti non l’avevano, con rare eccezioni, prevista, perché molti banchieri hanno potuto fare il bello e il brutto tempo, indisturbati, perché i politici hanno reagito con tanto ritardo al deteriorarsi delle condizioni macroeconomiche. E soprattutto come mai non si è dato ascolto alle cassandre della società civile della tobin tax, contro i paradisi fiscali, dell’altra economia, che si chiami commercio equo o finanza solidale che da decenni ormai puntavano il dito su un sistema insostenibile.
Siamo partigiani e vogliamo quindi segnalare dapprima alcuni nomi a noi vicini. Andrea Olivero, presidente delle Acli e portavoce nazionale del Forum del terzo settore, Pietro Veronese, giornalista della Repubblica attento conoscitore dell’Africa, Giorgio Ruffolo, presidente del Centro Europa Ricerche (Cer), Laura Pennacchi della Fondazione Basso, Euclides Mance del programma “Fame Zero”, Jayati Ghosh, presidente del centre for Economic Studies and Planning, Jawahaelal Nehru University di Nuova Dehli, India, Monica Di Sisto Coordinatrice di Fairwatch, Roberta Carlini coordinatrice di www.sbilanciamoci.info, Massimo Campedelli – Osservatorio sull’impresa sociale, Leonardo Becchetti presidente del Comitato etico di Banca Etica.
Poi vogliamo segnalare gli economisti “classici”, cioè coloro che “sanno analizzare molto bene i propri errori di previsione”. Con loro, come abbiamo sempre fatto, sarà nuovamente utile confrontarsi. A partire da due Premi Nobel per l’Economia. Il primo sarà George Akerlof che tenterà di decifrare quanto spesso decisioni importanti siano ispirate dagli “animal spirits” e come uno di questi istinti, un improvviso crollo della fiducia, rappresenti uno dei fattori scatenanti dell’attuale recessione, un fattore con cui i governi senza dubbio devono fare i conti. Il secondo, James Heckman, che annoderà economia e psicologia come chiavi per comprendere la nostra identità e personalità.
Poi Tyler Cowen, docente di Economia alla George Mason University, editorialista economico per il New York Times, responsabile di uno tra i più visitati e autorevoli blog del pianeta, farà il ritratto di chi è il nuovo Roosevelt, illustrandoci in che cosa consistono i diversi pacchetti fiscali elaborati dai governi del G20. Alessandra Casella, docente di Economia alla Columbia University sul versante dell’identità rifletterà su come sia possibile realizzare sistemi democratici che combinino la capacità decisionale del sistema maggioritario con misure di protezione delle minoranze. Alberto Alesina, docente di Economia all’Harvard University, partendo dalla constatazione che esistono paesi composti da 11 mila persone e nazioni come la Cina, con più di un miliardo e 300 milioni di abitanti, farà riflettere sulla dimensione ottimale delle nazioni dal punto di vista economico. E quanto riesce l'economia a spiegare di queste tendenze. Roland Benabou, docente di Economia e affari pubblici alla Princeton University si addentrerà nei meccanismi di scelta collettivi che possono spiegare le bolle speculative e il crollo dei mercati borsistici. Anne Krueger, docente di Economia internazionale alla Johns Hopkins School of Advanced International Studies a Washington, proverà a descrivere come sarà il mondo dopo la crisi dal punto di vista del Fondo monetario internazionale. Luigi Zingales, docente di Economia all’Università di Chicago, delineerà quali debbano essere le nuove regole per il futuro dei mercati finanziari, mentre Edward L. Glaeser, docente di Economia all’Harvard University, metterà in evidenza come le nostre conoscenze riflettono l'influenza dei nostri vicini, e come quell’influenza spesso ci induce in errore, primo fra tutti la credenza sui pericoli di diversi gruppi etnici.
Inoltre Giuseppe De Rita, Gian Arturo Ferrari, Lucio Caracciolo, Carlo Petrini, Giuliano Amato, Giampaolo Fabris, Innocenzo Cipolletta, Luca Cordero di Montezemolo, Fabrizio Galimberti, Alessandro Barbero, Diego Della Valle, Federico Rampini, Francesco Giavazzi, Tommaso Padoa-Schioppa, Enrico Letta.
Insomma, molte persone e molti motivi per esserci. Per uscirne assieme. OneWorld ci sarà.
Fabio Pipinato