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Le preoccupanti tendenze dell'export armato
Finanza e armi
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“Gravi carenze nella Relazione governativa e preoccupanti nuove tendenze nell’export di armamenti italiani che non possono essere risolte nell’ambito di un incontro – seppur importante ma di carattere prevalentemente tecnico – con i funzionari delle amministrazioni competenti. Ribadiamo la nostra richiesta al governo Monti di un confronto sulle politiche di esportazione di sistemi militari per capire in che modo l’esecutivo intende applicare la legge in un contesto internazionale carico di tensioni”. Lo dichiara la delegazione della Rete Italiana per il Disarmo e Tavola della Pace a conclusione di un incontro ufficiale tenutosi ieri presso la sede del Consigliere Militare del Presidente del Consiglio a cui hanno partecipato, oltre al Consigliere Militare, i funzionari di tutti gli Enti amministrativi e Dicasteri competenti in materia di produzione e esportazione di armamenti.
Ricevuta dal Gen. C.A. Giorgio Cornacchione, recentemente nominato Consigliere Militare del Presidente del Consiglio, la delegazione ha sollevato diversi problemi riguardo al Rapporto del Presidente del Consiglio sulle esportazioni di armamenti e alle modifiche alla legge 185 del 1990.
In merito al Rapporto del Presidente del Consiglio (qui in .pdf), la delegazione di Rete Disarmo e Tavola della pace ha evidenziato le gravi mancanze in materia di trasparenza e ha chiesto che venga presto ripristinata una Tabella del rapporto che, documentando i valori e le tipologie dei sistemi militari autorizzati verso i singoli paesi, forniva informazioni essenziali per il controllo delle politiche di esportazione militare. E’ stata inoltre reiterata la richiesta della pubblicazione dell’Elenco di dettaglio delle operazioni autorizzate agli Istituti di credito che forniva fino a qualche anno fa informazioni precise rispetto all’operato delle banche attive nel settore delle esportazioni di materiali militari.
Rete Disarmo e Tavola della pace hanno evidenziato le preoccupanti operazioni autorizzate lo scorso anno per esportazioni di materiali militari a paesi in zone di conflitto, dove si verificano reiterate violazioni dei diritti umani e che, a fronte di ingenti spese militari, presentano bassi livelli di sviluppo umano. Nello specifico – come già rivelato in anteprima da Unimondo – le associazioni pacifiste hanno sottoposto all’attenzione le rilevanti e nuove autorizzazioni all’esportazione proprio durante le rivolte popolari dello scorso anno in diversi paesi del nord-Africa come l’Algeria, primo acquirente di sistemi militari italiani a cui il precedente governo ha autorizzato tra l’altro l’esportazione di sistemi antisommossa e all’Egitto al quale, nel pieno delle rivolte che hanno scardinato il rais Mubarak, sono stato esportati oltre 14mila colpi completi per carro armati. Preoccupanti anche le esportazioni a regimi dispotici come la dittatura monopartitica del Turkmenistan (quasi 127 milioni di armamenti tra cui figurano elicotteri per uso militare e soprattutto fucili d’assalto, lanciagranate e pistole della ditta Beretta già consegnati) e al regime autoritario del Gabon (oltre 30 milioni di armi di cui non si conosce la tipologia). “Queste autorizzazioni devono essere spiegate e giustificate al Parlamento perché sono in forte contrasto con il dettato della legge 185 del 1990 che regolamenta la materia” - sostengono le associazioni pacifiste.
Il secondo punto affrontato nella discussione è stata la recente modifica alla legge 185/1990 per recepire le norme comunitarie in materia di esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento all’interno dell’Unione europea. Il decreto legislativo presentato dal governo Monti ha ricondotto la delega al Governo al solo recepimento delle direttive europee sui trasferimenti intracomunitari e sugli intermediatori limitandola fortemente rispetto al disegno di legge presentato dal precedente governo Berlusconi: la puntuale attività di informazione e di pressione sui parlamentari messa in atto dalla Rete italiana disarmo e Tavola della pace già dal novembre 2010 ha sicuramente influito su questa decisione. “Seppur l’atto governativo risulti sostanzialmente circoscritto al recepimento delle recenti e improrogabili normative comunitarie, va però segnalato che va assolutamente specificata la necessità di mantenere inalterato il regime autorizzatorio per quanto riguarda tutte le esportazioni e ri-esportazioni di materiali militari al di fuori dei paesi dell’Unione anche per quelli che rientrano nella licenza globale e generale” – commentano le associazioni pacifiste. “Non va infatti dimenticato che l’Unione Europea non ha ancora una legislazione comune sulle esportazioni militari, ma dispone solo una Posizione comune che però non è né vincolante né sanzionatoria, e che soprattutto i singoli stati dell’Ue competono tra loro per accaparrarsi le commesse militari internazionali”. Proprio per questo le associazioni pacifiste chiedono di porre particolare attenzione al Regolamento di applicazione della nuova normativa che dovrà essere frutto di un lavoro comune tra le amministrazioni competenti e al tipo di informazione e di trasparenza riguardo alle operazioni autorizzate con licenza generale e globale.
Riguardo al Trattato Internazionale sul Commercio di armamenti (ATT) che sarà discusso a luglio alle Nazioni Unite, il Consigliere Militare ha ribadito l’impegno del governo italiano nel promuovere un trattato che abbia come obiettivo l’adozione di comuni standard di controllo sulla movimentazione internazionale di armi convenzionali comprese quelle leggere e di piccolo calibro. E’ stato sottolineato che l’Italia ha partecipato attivamente al Comitato Preparatorio della Conferenza diplomatica che nel luglio 2012 dovrà negoziare il Trattato. Le associazioni pacifiste hanno evidenziato che una loro delegazione parteciperà alla Conferenza nell’ambito dello spazio riservato alle associazioni non governative.
Rete italiana per il disarmo e Tavola della pace, pur apprezzando la disponibilità al confronto e sottolineando la profonda attenzione dimostrata dal Consigliere Militare del Presidente del Consiglio, hanno chiesto al Gen. Cornacchione di farsi portavoce presso il governo Monti della richiesta già inoltrata di un incontro con i titolari dei Ministeri competenti sulle politiche di esportazioni di sistemi militari. “La crisi economica che investe il nostro paese rischia infatti di avvallare esportazioni di armamenti che più che alla sicurezza internazionale e alla pace rispondono alle esigenze di mantenere un saldo attivo per le industrie militari nazionali. E’ quanto mai urgente che il Governo Monti spieghi con chiarezza se intende proseguire sulla scia del precedente governo nell’esportazione di armamenti a paesi a rischio e in che modo intende applicare la legge in un contesto internazionale sempre più carico di tensioni” – ha commentato Giorgio Beretta che ha coordinato la delegazione della Rete disarmo e Tavola della pace.
Rete italiana per il disarmo e Tavola della pace invieranno inoltre una richiesta a tutti i parlamentari delle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato affinché si riprenda la buona prassi dell’esame delle Relazioni sulle esportazioni di armamenti che è stata inspiegabilmente interrotta dall’inizio dell’attuale legislatura.
Da un comunicato di Rete Disarmo e Tavola della pace