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Fra Alitalia e Al Qaeda, l’Italia negli “Amici della Siria”
Finanza e armi
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Emiri e sceicchi, re e aspiranti sultani. Perché rispetto alla tragedia siriana l’Italia è fedele negli anni ai diktat di Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi e Turchia neo-ottomana? Paesi da basso impero che in nome dei diritti umani e dei popoli hanno armato chi ha messo la Siria a ferro e fuoco e fomentato una guerra che ha distrutto un paese?
Perché l’Italia siede con gli “Amici della Siria”, un incredibile gruppo di compagni di merende che conta undici, assai bellicosi, paesi membri e che ritiene una sua creatura ornitorinco, la Coalizione di Doha, che non rappresenta neanche se stessa, il legittimo unico rappresentante del popolo siriano? E rispetto ai quali la Siria dovrebbe proprio dire: “Dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici mi guardo io” ?
Perché l’Italia sta lì? La risposta è: perché i petrodollari non olent. Sceicchi ed emiri si stanno comprando pezzi di Occidente, in Italia, Francia, Uk . Già avevamo fatto notare il ruolo del Qatar. Ma in questo febbraio lo abbiamo capito ancora meglio.
Il 3 febbraio in particolare, a pochi giorni dalla dichiarazione a Ginevra degli “Amici” (L’ ultimo documento degli Amici della Siria è stato sottoscritto dagli undici paesi a Ginevra il 31 gennaio 2014 insieme alla Coalizione Siriana, alla chiusura della prima fase dei colloqui tra le controparti siriane. Lo abbiamo rintracciato, solo in lingua inglese, nel sito della rappresentanza italiana a Ginevra. In Italia non è stato né tradotto né citato da nessuno), che sono riusciti a condannare gli Hezbollah come mercenari ignorando quelli mandati da loro, e a non condannare invio di armi , denaro e combattenti stranieri, ha visto due incontri significativi assai.
Letta piazzista nel Golfo, con il giro delle 7 moschee e la svendita di Alitalia.
E intanto la Bonino organizzava il terzo incontro (il secondo è stato in Kuwait) del Gruppo di alto livello sulle sfide umanitarie in Siria, svoltosi ieri alla Farnesina a porte chiuse – salvo l’introduzione della ministra.
Il gruppo più compatto fra i paesi presenti era proprio quello degli “Amici della Siria”. Ovvero come incendiare un paese e cercare di alleviare l’incendio con un po’ di crema sulle ustioni.
Incontro sugli aiuti alla Siria? Sarebbe stato meglio intitolarlo aiuti all’Italia.
A questo punto annunciamo una campagna del sito Sibialiria, nella quale speriamo di coinvolgere molti altri, per l’uscita subito dell’Italia dagli “Amici della Siria”, un passo che sarebbe un atto di denuncia dirompente, sarebbe come dire che condizione per pace e negoziato è che i gruppi armati (che assediano o tengono scudi umani) non siano più aiutati. E a chi dice che così si sbilancerebbe il tutto e si aiuterebbe Assad (che riceve armi – ma è un commercio legale) diciamo: per la Siria del futuro oltre alle elezioni va imposto un negoziato ma è mostruoso che gli attori al tavolo siano:
1. Gruppi armati e alleati di jihadisti quando non jihadisti loro stessi.
2. Una coalizione da hotel 5 stelle che non rappresenta nessuno.
Senza più armi a questi gruppi, il negoziato si farebbe con l’opposizione vera, interna e non armata, e contraria alle ingerenze straniere.
Marinella Correggia e Marco Palombo
Fonte: pressenza.com/it