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Aziende armate: 632 miliardi di dollari i ricavi delle prime 100 compagnie
Economia di guerra
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Foto: Sipri.org
Crescono in modo importante gli introiti delle imprese che stanno dalla metà classifica in giù. Meno, quelli dei colossi. Leonardo cala dell’11%. Quarantuno le aziende statunitensi tra le prime cento. I conflitti in Ucraina e Gaza incidono sulle entrate delle compagnie russe e mediorientali. La sorpresa arriva dalla Gran Bretagna: aumentano del 16% i ricavi dell'Atomic Weapons Establishment che produce testate nucleari.
Con il mondo in fiamme, non ci voleva la sfera magica per prevedere il trionfo della corsa al riarmo. Il pendolo oscilla da quella parte dell’economia. I ricavi delle vendite di armi e servizi militari da parte delle 100 maggiori aziende mondiali del settore hanno raggiunto i 632 miliardi di dollari nel 2023, con un aumento in termini reali del 4,2% rispetto al 2022.
Sono i nuovi dati pubblicati dallo Stockholm International Peace Research Institute (Sipri). Un quadro atteso. Soprattutto dopo i conflitti in Medioriente, Ucraina e Russia. Ma i focolai di guerra sono un po’ ovunque. Anche in Africa.
Crescono meno i colossi
Un quadro atteso, sì. Ma le sue sfumature si rivelano più ambigue rispetto a ciò che si potrebbe immaginare. Da ricalibrare l’aspetto scontato. Ad esempio, a crescere in modo consistente e costante sono i fatturati delle aziende che si trovano nella metà inferiore della Top 100. Colossi come Lockheed Martin e RTX, i due maggiori produttori di armi al mondo, hanno registrato un calo (-1,6% e 1,3%).
La stessa italiana Leonardo, (che si è piazzata al 13° posto in classifica perdendo una posizione rispetto al 2022) ha visto un calo dell’11,4% delle sue entrate rispetto all’anno precedente (12,390 miliardi di dollari contro i 13,980). Altro dato: le aziende europee sono quelle che crescono meno. A differenza di quelle russe e mediorientali che hanno registrato i maggiori ricavi.
Il successo dell’azienda che produce testate nucleari
Tuttavia, un dato che non può passare inosservato è quello dell’Atomic Weapons Establishment del Regno Unito. È un’azienda che progetta, produce e ha la manutenzione delle testate nucleari. Ha registrato, tra le aziende britanniche, il maggiore aumento percentuale (+16%) raggiungendo i 2,2 miliardi di dollari. Non è un bel segnale.
Più flessibili le medio aziende
Ma andiamo con ordine. Come si spiega l’apparente anomalia di multinazionali – i cui ricavi arrivano per la gran parte dal militare – che hanno visto un calo dei loro ricavi? «Grandi aziende come Lockheed Martin e RTX, che producono un’ampia gamma di prodotti di armamento, spesso dipendono da catene di fornitura complesse e a più livelli, il che le ha rese vulnerabili alle persistenti sfide della catena di approvvigionamento nel 2023», ha spiegato Nan Tian, direttore del Programma di spesa militare e produzione di armi del Sipri. Quelle più in basso in classifica sono state più reattive nel rispondere alle crescenti tensioni, in particolare alla nuova domanda legata alle guerre a Gaza e in Ucraina...