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Tsunami: cancellazione del debito per i senza casa
Debito estero
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Alla vigilia della riunione del Club di Parigi che discuterà la moratoria, approvata dal G7, sul debito estero dei paesi colpiti dallo tsunami, l'Associazione ONG Italiane dichiara di ritenere insufficiente il congelamento del debito e torna a chiederne con forza il totale annullamento. Per favorire il processo di ricostruzione delle aree colpite, l'Associazione ONG Italiane chiede inoltre al Governo Italiano di sostenere vigorosamente, presso i creditori commerciali, l'opportunità di convertire in progetti di sviluppo fino al 30 per cento del debito internazionale, secondo quanto previsto dal Club di Parigi, ed auspica la predisposizione di un rigoroso meccanismo di controllo sui Governi locali che garantisca l'immediata e trasparente riconversione dei fondi condonati per progetti ed interventi di ricostruzione di queste aree. "La cancellazione del debito" - ha ricordato Marelli - "è necessaria per tutti i paesi poveri altamente indebitati, ed è ancor più indispensabile per i paesi vittime di questa immensa catastrofe".
Per la cancellazione del debito estero dei paesi del che vivono situazioni di non rispetto del diritto alla casa si è espresso Cesare Ottolini dell'Alleanza internazionale degli abitanti che informa sulla situazione in India e in particolare di Chennai dove centinaia di vittime dello Tsunami sono nuovamente senzatetto dopo che le autorità civili hanno chiuso i campi di accoglienza senza procurare alcuna sistemazione alternativa. "Da quando la Madras Corporation ha smesso di fornire loro rifugio hanno fatto della spiaggia la propria casa. Una pescatrice che si trovava sul bordo della strada ha detto: "Per una settimana abbiamo dimorato nei campi di accoglienza, ma ora tutte queste sistemazioni di emergenza sono state chiuse e ci hanno fatti uscire. Ora viviamo all'aperto, lungo la spiaggia. La Madras Corporation ha anche interrotto i rifornimenti di cibo e di riso." Questa la testimonianza di un altro pescatore: "Prima stavamo in un campo di accoglienza, che è stato chiuso. Non ve ne sono altri e noi siamo tornati alle nostre capanne, le quali però non offrono più riparo."
Altre fonti: International Alliance of Inhabitants