Torna la campagna Viva Nairobi Viva!

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Al via la seconda fase della campagna ''Viva Nairobi Viva!'': un nuovo appello online e due cartoline prestampate per chiedere che siano bloccate le demolizioni di decine di migliaia di baracche minacciate dal governo, ma anche che i Paesi creditori cancellino il debito del governo keniano, affinché quel denaro possa essere destinato alla costruzione di nuovi spazi abitabili per le centinaia di migliaia di persone che rischiano ogni giorno di essere sfrattate. L'appello può essere firmato all'indirizzo www.giovaniemissione.it

La campagna, nata nel marzo 2004 grazie all'iniziativa dei Missionari Comboniani, dei Giovani Impegno Missionario, del Kutoka Parish Network Nairobi e dell' International Alliance of Inhabitants, ha già ottenuto un importante risultato: grazie alle 7.000 firme raccolte nella prima fase, il governo ha momentaneamente bloccato le demolizioni negli slums di Nairobi, che avrebbero comportato lo sgombero forzato di circa 300.000 persone dalle baraccopoli di Nairobi. Tuttavia, "rimane la profonda ingiustizia dell'apartheid economico e sociale - si legge nel nuovo appello, appena pubblicato su Internet - che condanna il 55% della popolazione (circa 2,5 milioni di persone) a vivere nel 5% del territorio urbano. L'80% degli abitanti di queste aree non è nemmeno proprietario della baracca, ma paga l'affitto di costruzioni erette abusivamente su terreni pubblici che, quindi, il governo può demolire e sgombrare in ogni momento". Per questo, "la campagna continua!", perché sia riconosciuto "il diritto dei baraccati di abitare Nairobi con dignità e giustizia". Sono quattro i destinatari dell'appello: il governo keniano e il sindaco di Nairobi, a cui si chiede di "bloccare tutte le demolizioni e gli sgomberi forzati" e di "sviluppare una nuova politica abitativa ed urbana pubblica che parta dal rispetto del diritto alla casa di tutte le persone". Alla Commissione Europea e alla Banca Europea degli Investimenti, si chiede invece di "bloccare qualsiasi finanziamento destinato al Kenya per realizzare le infrastrutture se non sono rispettate le condizioni di cui sopra", mentre ai "paesi creditori del Kenya per oltre 6,5 miliardi di euro, si domanda di "riconvertire il "debito" in politiche abitative e sociali a favore dei 2,5 milioni di baraccati". A UN-Habitat, infine, si chiede di "stabilire un tavolo di confronto tra governo del Kenya e i paesi ricchi, le rappresentanze riconosciute dei baraccati, le ong, le reti internazionali, per attuare quanto richiesto".

Dal sito della campagna è possibile scaricare la cartolina prestampata, nuovo strumento introdotto in questa seconda fase della campagna. La cartolina è indirizzata al Ministro dell'Economia e delle Finanze Siniscalco e alla Conferenza Episcopale Italiana: al governo italiano, si richiede "di riconvertire il "credito" di 90 milioni di euro nei confronti del Kenya in politiche abitative e sociali a favore dei 2,5 milioni di baraccati, con l'aiuto e il controllo di tutte le parti in causa", nel rispetto della legge 209/00 sulla c cancellazione del debito: "le modifiche introdotte a posteriori - si legge nell'appello - stanno determinando il completo allontanamento dagli impegni iniziali sia in riferimento al termine massimo di tre anni stabilito inizialmente sia rispetto all'entità del debito da condonare". La Chiesa cattolica invece è richiamata, tramite la Conferenza episcopale Italiana, a proseguire l'impegno già avviato con la Fondazione Giustizia e Solidarietà; si faccia pressione sul governo e sul parlamento perché siano rispettati pienamente gli impegni assunti nell'anno del Giubileo". Le cartoline sono state distribuite nelle diverse tappe della Carovana della Pace, che si è conclusa ieri sera a Nola, dopo aver attraversato l'Italia per 12 giorni.

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