www.unimondo.org/Guide/Economia/Debito-estero/Iraq-piano-Usa-UK-per-cancellare-il-debito-61748
Iraq: piano Usa-UK per cancellare il debito
Debito estero
Stampa
In previsione del prossimo incontro dei Ministri delle finanze del G7, in programma per l'1 ottobre a Washington D.C. prima della sessione annuale congiunta di Banca Mondiale e Fondo monetario internazionale (Fmi), Stati Uniti e Gran Bretagna hanno avanzato la proposta di una quasi totale cancellazione dei 40 miliardi di dollari del debito iracheno (riduzione del 90%) dovuto a una ventina di Paesi industrializzati appartenenti al Club di Parigi (il debito commerciale iracheno ammonta ad oltre 120 miliardi di dollari). Un'iniziativa che non solo darebbe lustro all'amministrazione Bush, accreditandone il "conservatorismo compassionevole" verso quei settori come la Chiesa cattolica statunitense da tempo attiva su questi temi, ma che - soprattutto - non avrebbe alcun costo per i contribuenti americani e mostrerebbe la capacità del presidente George W. Bush di indirizzare le istituzioni finanziarie internazionali (Banca mondiale e Fmi): un risultato di non poco conto a sole cinque settimane dal voto negli Usa.
La proposta era già emersa al Summit dei G7 a Sea Island (Usa) lo scorso giugno, ma aveva riscontrato le divergenze di alcuni Paesi europei che hanno fatto notare che l'Iraq non fa parte dei "Paesi poveri altamenti indebitati" (HIPC) - oggetto dell'iniziativa congiunta della Banca Mondiale del Fmi. Forte l'opposizione soprattutto della Francia che aveva ricordato come l'Iraq sia il secondo produttore mondiale di petrolio e pertanto - ha sottolineato il presidente francese Chirac - "non dovrebbe ricevere un trattamento di favore rispetto ad altri Paesi più poveri".
Stati Uniti e Gran Bretagna hanno quindi elaborato una controproposta: cancellare il debito di una trentina di Paesi. Una cancellazione che verrebbe finanziata con le risorse della Banca Mondiale e circa la quale il presidente della Banca Mondiale, James Wolfensohn, in una recente intervista al Financial Times ha già lasciato intendere le sue perplessità. "Gli Stati Uniti stanno cercando di far avanzare questa proposta, ma temiamo che in questo modo si giunga ad esaurire le risorse per gli aiuti ai Paesi più poveri" - ha notato un funzionario europeo al New York Times.
Favorevoli le associazioni statunitensi che da tempo chiedono la totale cancellazione del debito dei Paesi poveri. "Questi debiti sono fondamentalmente illegittimi - ribadisce Salih Booker, direttore esecutivo di Africa Action - riducono le possibilità dei Paesi africani di indirizzare risorse alla lotta all'Aids e avrebbero dovuto essere cancellati già da tempo".
Più cauti altri attivisti che temono che l'iniziativa per la cancellazione del debito finisca intrappolata nelle tensioni transatlantiche sulla questione dell'occupazione dell'Iraq. "Quando gli elefanti litigano chi ci rimette è l'erba" - nota con realismo Njoki Njoroge Njehu della Campagna "50 Years is Enough", una coalizione di associazioni che si oppongono ai Piani di aggiustamento strutturale di Banca Mondiale e Fmi. "Finora l'amministrazione Bush aveva praticato un doppio standard: promuoveva la cancellazione del debito iracheno ignorando quello del resto del mondo" - sottolinea il direttore esecutivo di Africa Action. "Finalmente sembra ora disposta a fare una proposta di cancellazione al summit dei Ministri delle finanze del G7. Ma non possiamo permettere che anche questo diventi uno slogan del conservatorismo compassionevole senza alcuna effettiva attuazione come l'iniziativa della Casa Bianca sull'Aids". [GB]
Altre fonti: Jubilee Usa