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Giappone: condona debito africano e compensa vittime di guerra
Debito estero
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Il governo Koizumi ha annunciato la cancellazione di 3 miliardi di dollari di debiti dei Paesi altamenente indebitati (HIPC) africani e un miliardo dollari di aiuti per l'educazione e la salute dei paesi africani più poveri.
L'annuncio è stato dato dal Primo Ministro Junichiro Koizumi nella giornata di apertura della Terza Conferenza Internazionale sullo Sviluppo Africano (Ticad) che ha visto la presenza di molti capi di Stato e di governo africani tra i quali il presidente nigeriano Olusegun Obasanjo, quello del Sudafrica Thabo Mbeki e il senegalese Abdoulaye Wade considerati gli architetti del New Partnership for Africa's Development (Nepad).
Il miliardo di dollari sarà dato nei prossimi cinque anni mentre il condono del debito riguarda la cancellazione di crediti concessi tramite gli Aiuti Ufficiali allo Sviluppo (ODA). Nel suo discorso, Koizumi ha sottolineato che "il Giappone intende fare da ponte tra Asia e Africa", mentre vari leader africani hanno notato che "a differenza di altri Paesi occidentali il Giappone intende offrire gli aiuti senza 'dare ordini' e 'senza lacci'". Attualmente il Giappone è il maggior contribuente di aiuti governativi allo sviluppo in Africa e dalla prima Conferenza TICAD gli aiuti giapponesi al continente africano raggiungono i 12 miliardi di dollari.
Intanto, ha suscitato scalpore il verdetto della Corte Distrettuale di Tokyo che impone al governo giapponese di pagare 190 milioni di Yen (circa 1milione 500mila euro) in compenso ai parenti di 13 cinesi vittime di armi "abbandonate" dall'Esercito imperiale nipponico in Cina alla fine della II Guerra mondiale.
Il Tribunale, dopo aver pronunciato una severa sentenza al governo giapponese per non aver fornito informazioni adeguate a Beijin circa la dislocazione dei gas e delle armi chimiche abbondonate dall'Esercito imperiale in Cina, per la prima volta ha condannato il governo di Tokyo a pagare i danni ai parenti delle 13 vittime di tre casi avvenuti nel 1974, nel 1982 e nel 1995 nelle province cinesi del Heilongjiang. La Corte ha inoltre decretato che le armi "non sono state abbandonate", ma che "l'Esercito imperiale nipponico avrebbe agito intenzionalmente per fare vittime" e che pertanto il governo "aveva l'obbligo morale di risolvere la situazione da quando le relazioni tra i due Paesi si sono normalizzate".
Si stima che oltre 700mila tra bombe e armi chimiche siano state lasciate in Cina dall'Esercito imperiale nipponico e solo scorso maggio la stessa Corte distrettuale aveva rigettato un caso simile: la decisione di ieri è pertanto considerata di portata storica nelle relazioni tra Cina e Giappone e nell'annosa questione dei compensi alle vittime della II Guerra mondiale. [GB]
Altre fonti: The Japan Times, Asahi.com.