www.unimondo.org/Guide/Economia/Debito-estero/Debito-pressioni-su-casa-e-dal-Kenya-verso-il-G8-57304
Debito: pressioni su casa e dal Kenya verso il G8
Debito estero
Stampa
In vista del prossimo vertice dei G8 che si terrà in luglio a Edimburgo, è stato fissata dai movimenti sociali dell'Alleanza Internazionale degli Abitanti il 16 maggio come giornata mondiale anti-debito partendo dalla relazione tra il debito estero e l'insicurezza abitativa e la mancanza di abitazioni degne. Nell'appello a cui hanno aderito quasi 200 entità provenienti da circa 30 paesi di tutti i continenti, si propone l'annullamento del debito estero e la canalizzazione delle risorse liberate nei Fondi Popolari per la Terra e la Casa proposti dalla Campagna Sfratti Zero. I problemi dell'abitazione colpiscono più di un miliardo di persone secondo il Programma degli Insediamenti Umani delle Nazioni Unite. La cifra è destinata a salire a 1 miliardo e 700mila persone entro il 2020, se non viene intrapresa un'azione preventiva compatta. "Il rimborso del debito estero dei paesi in via di sviluppo auspicato dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale sta rendendo impossibile il raggiungimento dell'obiettivo dell'ONU di creare migliori condizioni abitative per 100 milioni di persone entro il 2015", ha affermato Cesare Ottolini.
Basti pensare a Nairobi dove circa 2,5 milioni su un totale di oltre 4 milioni, vivono in baraccopoli che coprono solo il 5 per cento del territorio della città e sono considerate tra le peggiori in tutta l'Africa. Secondo i dati di UN HABITAT - l'Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei senza casa, esistono 199 baraccopoli, da quelle immense come Kibera con i suoi oltre 800 mila abitanti a quelle più piccole con nemmeno 2000 abitanti. Di fatto i terreni degli 'slum' non appartengono ai baraccati ma al governo, il quale può venire quando vuole, con un preavviso di 48 ore, a sbaraccare tutto. Qui i servizi sono praticamente inesistenti e consistono in strade sterrate, rudimentali fogne, punti comuni d'acqua e buche per latrine condivise da circa 60 persone. L'esempio più conosciuto è la baraccopoli di Korogocho, quarta baraccopoli di Nairobi per grandezza, dove il 65% dei residenti paga l'affitto e il 40% dei proprietari delle case non vive a Korogocho. A richiamare l'attenzione su Korogocho è stata la 'sfortunata' dichiarazione apparsa sulla stampa di Nairobi della first lady kenyana Lucy Kibaki a cui ha risposto prontamente con una lettera aperta Daniele Moschetti, missionario comboniano nella baraccopoli di Nairobi. Facendo riferimento diretto alle parole negative che Lucy Kibaki ha fatto su Korogocho parlando al direttore kenyano della Banca mondiale, la lettera punta a evidenziare il passato sostegno che la maggior parte degli abitanti delle baraccopoli ha portato al presidente Kibaki e quindi al rispetto che deve essere portato a loro non solo nel periodo elettorale ma anche durante la legislatura. A questo si aggiunge la richiesta di mantenere le promesse di recupero e miglioria delle situazioni disagiate fatte dal Kibaki.
Un'anno fa è partita una campagna internazionale di pressione "W Nairobi W" per denunciare all'opinione pubblica internazionale l'abbattimento indiscriminato di migliaia di strutture tra cui baracche, scuole e chiese negli slums di Nairobi. La giustificazione presentata dal Governo è stata la realizzazione di varie infrastrutture - soprattutto stradali e ferroviarie - elaborati, dalla Società Elettrica Nazionale e dalle Ferrovie del Kenya - che avrebbero provocato lo sfratto forzoso e il conseguente sgombero di oltre 350.000 persone. Dopo una prima mobilitazione email della campagna ha ottenuto un blocco degli sfratti ma ora si punta a chiedere che il governo italiano cancelli una parte del debito estero che il Kenya ha nei confronti del nostro paese (circa 90 milioni di euro) convertendolo in politiche abitative e sociali a favore della gente delle baraccopoli di Nairobi. L'esistenza dei 6,5 miliardi di dollari di debito estero, gran parte frutto del regime corrotto dell'ex presidente Arap Moi, pesa sul disastro urbanistico che vede il 55% della popolazione della capitale Nairobi. Per sostenere la campagna è stata predisposta una apposita cartolina da sottoscrivere ed inviare al Ministro dell'Economia e alla segreteria generale della Conferenza episcopale italiana contente le richieste di riconversione del debito proseguendo sul cammino già intrapreso in occasione del Giubileo del 2000. Esistono poi altri sussidi, quali una mostra fotografica, un libro, dvd e vhs che costituiscono degli utili strumenti per approfondire gli scopi della campagna e la conoscenza della realtà degli slums di Nairobi.
E a Nairobi in questi giorni cinquemila magliette rosse hanno accolto il "matatu" di "Get on board", l'iniziativa promossa da ActionAid International che vede un pulmino percorrere tutto il continente africano e l'Europa per arrivare a Gleneagles, in Scozia, al Summit del G8. Nelle tappe in Africa il "matatu" raccoglierà i messaggi delle comunità più povere per portarle all'attenzione dei paesi ricchi. In Italia è stato lanciato un concorso "Diamo Voce all'Africa!" che raccoglie i messaggi originali, creativi e divertenti che verranno consegnati ai rappresentanti del G8 insieme a quelli raccolti dal matatu sulle strade africane. Chiunque può partecipare, è sufficiente realizzare un'immagine che esprima il messaggio che si vuole inviare ai potenti del G8. I contributi migliori avranno visibilità nel corso delle attività pubbliche che accompagneranno l'arrivo del bus a Edimburgo e sarà data la possibilità al vincitore del concorso di partecipare in prima persona agli eventi e alle iniziative che ActionAid International realizzerà a Edimburgo in occasione del Summit. Sul sito è possibile sottoscrivere la petizione online che chiede al Governo italiano di mantenere le promesse fatte dal 2000 ad oggi e di stanziare da subito fondi adeguati per la lotta all'HIV/AIDS. Per saperne di più leggi è possibile scarire il rapporto "Ogni promessa è debito" che analizza in dettaglio le promesse e le azioni concrete del Governo italiano, evidenziando il divario tra parole e azioni nella lotta alla povertà e l'HIV/AIDS nel Sud del mondo.
Altre fonti: Alleanza Internazionale degli Abitanti, ActionAid Italia, Bega Kwa Bega