Bm-Fmi: al ribasso su debito e democratizzazione

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Il 24 e 25 settembre si svolge a Washington l'Annual Meetings della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale. L'edizione 2005 arriva dopo il fallimento da parte dei vertici del G8 e delle Nazioni Unite rispetto al raggiungimento entro il 2015 degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Ad oggi la Presidenza inglese del G8 e dell'Unione Europea non è riuscita ad assicurare un accordo per una significativa cancellazione del debito dei paesi poveri, un autentico aumento degli aiuti allo sviluppo e soprattutto una riscrittura delle attuali regole per il commercio internazionale, come richiesto a gran voce da tutta la società civile internazionale. Sorprendentemente la Banca mondiale ed il Fondo monetario si trovano a discutere nuovamente l'accordo provvisorio del G8, ulteriormente al ribasso, come temono in molti osservatori internazionali.

Sul debito a Washington si discuterà di come mettere in pratica l'accordo di cancellazione dei 15 miliardi di dollari di debito dovuto dai 18 Paesi più poveri (di cui 14 africani), raggiunto a giugno durante il G7 dei Ministri dell'Economia di Londra è confermato dal G8 di Gleneagles. Ma le divisioni sulle modalità operative già non mancano, sia all'interno del Consiglio Esecutivo del Fondo monetario che all'interno della Banca mondiale. Già quattro direttori europei al Fondo (i rappresentanti di Belgio, Olanda, Svizzera e Norvegia) subito dopo il G8 si erano espressi in favore di una cancellazione graduale e con appropriate condizionalità, ulteriori rispetto a quelle già osservate dai paesi interessati negli ultimi anni. Nulla a che vedere con un provvedimento immediato e senza vincoli, come richiesto dalla società civile internazionale. Adesso sembra che, grazie alle pressioni delle Ong, almeno il governo svizzero e quello norvegese abbiano rivisto la loro posizione. Secondo la rete anglosassone per un commercio giusto Oxfam, il diluire questo accordo avrà pesanti conseguenze sui poveri della terra. "In luglio i G8 hanno promesso e ora l'accordo sembra in pericolo". L'organizzazione ha presentato un rapporto che presenta i passi da fare per mantenere le promesse fatte ai paesi più poveri.

"Bisogna interpretare questo come un possibile passaggio da lotta alla povertà a interessi geo-politici legati alla ricostruzione post-conflitto, come farebbe intendere anche la nomina di Paul Wolfowitz al vertice dell'istituzione?" si chiede la Campagna per la riforma della Banca Mondiale. In realtà è dal 2002 che il coinvolgimento della Banca mondiale nelle operazioni post-conflitto in Afghanistan e Iraq ha sollevato più di un dubbio sui possibili condizionamenti legati ad interessi economici e diplomatici da parte dell'amministrazione statunitense. Negli ultimi anni un quinto dell'intero budget annuale della Banca mondiale (che ammonta a circa 30 miliardi di dollari) è andato a finanziare attività post-conflitto. Allorché precedenti grossi clienti della Banca, India e Cina, iniziano ad operare in maniera autonoma, senza ricorrere a prestiti per la costruzione di grandi opere infrastrututrali, si verifica lo "sbarco" della stessa Banca in Iraq, per ridisegnare l'economia irakena. Uno sforzo che appare teso a favorire grossi interessi privati occidentali, il tutto senza un preciso mandato internazionale. Va segnalato che per ora i dati sui contractors beneficiari non sono disponibili.

Tra le questioni aperte rimane la democratizzazione delle istituzioni finanziarie internazionali. Il direttore del Fondo monetario, Rodrigo Rato, ha riaperto recentemente all'ipotesi di una risistemazione dell'equilibrio di potere nei consigli delle due istituzioni per adattarle ad un mondo che cambia e permettere anche ai paesi africani di avere più voce in capitolo. E' opportuno notare che, salvo minori aggiustamenti tecnici, il sistema di governo di Banca e Fondo è fondato ancora sul principio di "un dollaro-un voto", che assegna di fatto la maggioranza ai governi del G8 ed agli Stati Uniti un potere di veto.

I governatori della Banca mondiale riaffronteranno la questione agli Annual Meetings, anche se poche sono le speranze che si decida qualcosa che vada oltre una "paternalistica" assistenza tecnica da fornire ai paesi più poveri, per far sì che possano partecipare maggiormente alle attività delle due Istituzioni di Bretton Woods. Per la seconda volta la società civile internazionale, con il sostegno anche della CRBM, porterà a Washington rappresentanti di parlamenti del Sud del mondo al fine di facilitare incontri tra questi ed i governi, sulla base delle richieste della International Parliamentary Petition - www.ippinfo.org. [AT]

Approfondimento: Sito dell'Annual Meeting Bm e Fmi, Occhi sul Fmi - portale di film indipendenti

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