Debito: per cancellarlo basta rivalutare l'oro del FMI

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Nei giorni scorsi, alla vigilia dell'incontro dei Ministri delle finanze del G7, svoltosi ieri 1 ottobre a Washington D.C. prima della sessione annuale congiunta di Banca Mondiale (BM) e Fondo monetario internazionale (Fmi), il Cancelliere dello Scacchiere (ministro delle Finanze) britannico Gordon Brown ha annunciato che la Gran Bretagna rinuncerà unilateralmente alla sua parte del debito che i Paesi più poveri del mondo hanno verso la Banca mondiale. Una dichiarazione intesa a rendere più accettabile agli altri ministri delle Finanze del G7 la proposta congiunta di Stati Uniti e Gran Bretagna della quasi totale cancellazione dei 40 miliardi di dollari del debito iracheno (una riduzione del 90%) dovuto a una ventina di Paesi industrializzati appartenenti al Club di Parigi. Proposta che aveva finora trovato le opposizioni della Francia e le perplessità degli altri Paesi europei e che Usa e Gran Bretagna intendono perciò estendere ad una trentina di Paesi poveri altamenti indebitati.

Usa e Gran Bretagna hanno già ottenuto una prima vittoria: il Fondo monetario internazionale ha approvato un prestito di circa 436 milioni di dollari all'Iraq per il programma di assistenza postbellica (Epca, Emergency Post-conflict Assistence) come "segnale di appoggio allo sforzo di ricostruzione dell'economia e come richiamo all'aiuto internazionale, compreso lo sgravio del debito". Una manovra intesa ad iniziare a spostare parte del debito dell'Iraq dalle pressioni di vari paesi al controllo del FMI dove gli Usa esercitano un ampio dominio. "Gli Usa vogliono mantenere l'Iraq indebitato per poter continuare a controllarne l'economia" - ha commentato all'agenzia Ipsnews Justin Alexander di Jubilee Iraq, organizzazione che chiede l'arbitrato internazionale sul debito "odioso" contratto dal regime di Saddam Hussein.

Intanto in questi giorni numerose Ong internazionali stanno manifestando davanti alla sedi di Banca Mondiale e FMI per richiedere la cancellazione del 100% del debito che i paesi del Sud del mondo hanno nei confronti della Banca mondiale e del Fondo monetario. Oltre alle manifestazioni le Campagne internazionali per la cancellazione del debito hanno avanzato anche una proposta: rivalutare i 100 milioni di once di oro del FMI, che attualmente è sottovalutato al prezzo di 8 miliardi di dollari, portandolo al valore di mercato con un ricavato valutato in tra i 32 e i 42 miliardi di dollari che possono essere usati per la cancellazione dei debiti multeratelali dei Paesi poveri.

"Il Fondo monetario è seduto su una riserva d'oro e non la usa mentre domanda il ripagamento dei debiti a Paesi poveri che non sono in grado di garantire la salute e l'istruzione basilare ai propri cittadini" - dice Max Lawson di Oxfam. Nel 2000, in risposta alla Campagna internazionale per la cancellazione del debito, il Fondo aveva rivalutato una piccola parte delle proprie riserve d'oro per dare il via all'iniziativa di remissione del debito verso i Paesi poveri fortemente indebitati (Hipc). L'iniziativa prevede una cancellazione di 110 miliardi di dollari di debiti, ma finora ne sono stati rimessi meno di 36 miliardi. Banca Mondiale e Fondo monetario internazionale, che celebrano quest'anno il 60° anniversario, impongono ai Paesi indebitati di contenere la spesa pubblica, l'inflazione e l'adeguamento ai piani di aggiustamento strutturale. Nei giorni scorsi quattro Ong internazionali hanno presentato un Rapporto che mostra come le politiche decise dalle due istituzioni finanziarie costituiscono un ostacolo alla lotta contro l'Aids.

In queste ore qualche segnale di attenzione sembra emergere. Il Segretario al Tesoro degli Usa, John Snow, ha dichiarato ieri a Washington che "prestiti e alleviamento del debito devono essere incrementati. Stiamo considerando diverse opzioni, inclusa la possibilità della cancellazione totale del debito e prestiti da parte delle istituzioni finanziarie internazionali". Vedremo durante questo weekend se resteranno ancora una volta solo parole. [GB]

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