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Ciad: al via lo sfruttamento petrolifero
Banca mondiale e Fondo monetario (Fmi)
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Il progetto "Chad-Camerun Oil and Pipeline" (Petrolio e Oleodotto Ciad-Camerun), che ha l'obiettivo di attivare 300 pozzi petroliferi in Ciad, nell'area di Doba, e di costruire un oleodotto di 1.100 km fino a Kribi sulla costa atlantica del Camerun, sembra giunto alla sua realizzazione.
Al costo di 3,5 miliardi di dollari, il progetto è stato finanziato da un consorzio americano-malese composto da alcune tra le principali multinazionali del petrolio - ExxonMobil, Chevron Texaco e Petronas - e dal governo ciadiano che ha beneficiato del finanziamento concessogli nel 2000 dalla Banca Mondiale.
La Banca Mondiale, pur cercando di garantire il massimo controllo sull'intera opera per evitare che il progetto avesse impatti ambientali e sociali devastanti nei due Paesi direttamente coinvolti, non ha evitato le dure proteste di molte organizzazioni per la difesa dei diritti dell'uomo che hanno manifestato dubbi sulle ricadute ambientali, sui diritti delle popolazioni, sulla gestione degli introiti.
In Italia la "Campagna per la riforma della Banca Mondiale" esprime la propria critica attraverso il coordinatore Antonio Tricarico che denuncia all'agenzia Misna che "i fondi da stanziare per la difesa delle foreste camerunesi attraverso cui passa l'oleodotto non sono mai arrivati così come quelli da destinare alla popolazione locale delle aree interessate. (...) La Banca Mondiale finora si è dimostrata incapace di gestire il progetto di sfruttamento del giacimento petrolifero del Ciad dimostrando di esser sbilanciata a favore delle imprese". Tricarico sottolinea inoltre come questo atteggiamento appare chiaro verificando la ripartizione dei proventi della vendita del petrolio, stimati in 8 miliardi di dollari in trenta anni: il 71 per cento al consorzio di multinazionali, il 23 per cento al Ciad e solo il 6 al Camerun.
Callisto Madavo, vice presidente per l'Africa della Banca Mondiale, sostiene però che "il progetto offre un'opportunità unica per migliorare gli standard di vita in uno dei paesi più poveri del mondo".
Forti dubbi vengono espressi da parte delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani. Il Ciad è un paese di 10 milioni di abitanti, dove l'80% della popolazione sopravvive con meno di un dollaro al giorno; si teme che i proventi delle risorse petrolifere invece di portare benessere alla popolazione vadano a sostenere e rafforzare la potenza militare del presidente Idriss Deby che oggi con i 30mila uomini del suo esercito è una delle più forti dell'intero Centrafrica.
Delphine Djiraibe, presidente dell'associazione di Chadian per la difesa dei diritti umani, sostiene che "le uccisioni e le torture operate dal governo di Deby non possono non venir considerate dalla Banca Mondiale che si deve attivare per scongiurare il pericolo di abuso dei prestiti". Già nel 1991 Deby usò infatti i soldi del progetto "Chad-Camerun Oil and Pipeline" per comprare armi.