Banca Mondiale: le campagne dicono no all'oleodotto BTC

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Numerosi attivisti della Campagna BTC, tra cui le associazioni Friends of Earth, Platform e Kurdish Human Rights Project, hanno presentato alla sede della BERS a Londra 34 ricorsi di persone che subiranno danni dall'implementazione del progetto di oleodotto del Caspio, il Baku Tbilisi Ceyhan (BTC), lamentando la mancanza di consultazioni pubbliche e la violazione di diritti umani fondamentali.

Come già sottolineato dalla Campagna per la riforma della Banca Mondiale, in Italia ci si trova di fronte alla creazione di uno statuto di 'extraterritorialità' nelle zone di passaggio dell'oleodotto. Gli stati attraverso cui passerà l'oleodotto, Turchia, Azergbaigian e Georgia, si sono impegnati a firmare e ratificare accordi internazionali che di fatto cancellano del tutto le leggi ambientali, sociali, del lavoro e dei diritti umani che potrebbero essere applicate nelle aree del 'corridoio'. Questo per fornire garanzie adeguate alle compagnie investitrici. Al contempo, incuranti dei diritti violati, le compagnie internazionali richiedono ingenti finanziamenti (oltre 1 miliardo e mezzo di dollari) a fondo perduto alle istituzioni internazionali come la Banca Mondiale e la BERS.

Nel frattempo in Italia, a Roma, è stato presentato ieri il libro 'E noi italiani?' che si interroga e denuncia le responsabilità italiane nel progetto dell'oleodotto BTC. In particolare la pubblicazione si sofferma sul ruolo dell'Eni, di altre multinazionali del petrolio e dei governi, tra cui quello italiano, nel progetto BTC. [DS]

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