www.unimondo.org/Guide/Diritti-umani/Religione/L-Algeria-e-la-sindrome-della-Costituzione-201152
L’Algeria e la sindrome della Costituzione
Religione
Stampa

Foto: Unsplash.com
Bisogna modificare la Costituzione. Questo è il motivo conduttore che il Presidente algerino Abdelmajid Tebboune ripete incessantemente fin dalla campagna elettorale per l’elezione alla carica suprema del Paese maghrebino, poi realizzatasi il 19 dicembre 2019.
L’atto finale sarà il referendum popolare confermativo indetto per il prossimo 1 novembre. Una data simbolica, poichè è anche quella dell'inizio della guerra d'indipendenza.
Non è certo la prima volta che la Carta costituzionale algerina viene modificata. Dalla sua prima stesura, post indipendenza del 1963, è stata ritoccata 9 volte, delle quali 3 nel ventennio di Presidenza di Abdelaziz Bouteflika (1999-2019), l’ultima nel 2016, approvata direttamente dal Parlamento, senza “scomodare” la popolazione con un referendum.
In ogni passaggio le modifiche costituzionali sono state presentate come un gesto di benevolenza del potere centrale verso, e per, il popolo, con concessioni che, ogni volta, sono state puntualmente riviste e cambiate, con disposizioni contrapposte, dai governanti di turno.
Ogni revisione della Costituzione è accompagnata da un impegno ad approfondire e allargare i diritti fondamentali e non si sfugge a questa regola neppure stavolta. Non a caso Abdelmadjid Tebboune ha sottolineato in numerosi suoi interventi l'importanza di "consolidare l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge".
Alcuni parlano già di una semplice ripulitura dell'attuale Costituzione, ereditata dal regime dell'ex presidente Abdelaziz Bouteflika. Abdelmadjid Tebboune ha fornito i principali orientamenti sulla riforma della Costituzione a un comitato di esperti incaricato di formulare proposte.
Gli emendamenti proposti toccano sette assi principali: libertà collettive e individuali, moralizzazione della vita pubblica e lotta alla corruzione, equilibrio dei poteri, rafforzamento del potere di controllo del Parlamento, l'indipendenza della giustizia, riabilitazione della diaspora algerina all'estero e limitazione dell'immunità parlamentare, e meccanismi per l'organizzazione delle elezioni.
Il progetto di revisione della Costituzione è stato approvato giovedì 10 settembre dal Parlamento. Dei 462 membri dell'Assemblea nazionale del popolo (ANP) i 256 presenti hanno votato tutti a favore del testo per alzata di mano.
Questa revisione costituzionale, è stata un modo, secondo il Capo dello Stato, per rispondere alle richieste dell'Hirak, il movimento di protesta nato nel febbraio 2019 che chiede l'abbandono del sistema esistente. Nel suo discorso ai deputati, il primo ministro Abdelaziz Jerad ha dichiarato che questa revisione "è arrivata in risposta alla volontà del popolo espressa attraverso l'Hirak". Il movimento popolare è citato anche nel preambolo del testo, che dovrebbe portare a un cambiamento radicale nell’asse di governo, nella lotta alla corruzione e nella giustizia sociale.
Nel frattempo all’Hirak è impedito di manifestare per le disposizioni di confinamento e divieto di assembramento emanate da marzo per contrastare il Covid 19 , e ancora in vigore, benchè l’epidemia sia ampiamente sotto controllo. Anche le scuole di ogni ordine e grado non sono ancora state riaperte, e non lo saranno fino a dopo il referendum. Stop anche agli accrediti ai giornalisti internazionali per la copertura della giornata referendaria, con la motivazione che le frontiere, sempre a causa Covid 19, sono chiuse, da marzo, e lo resteranno ancora, fino ad una data non ancora definita.
Nelle intenzioni dei proponenti il progetto costituzionale dovrebbe "dare contenuto e significato ai diritti e alle libertà sanciti e proteggere in particolare la libertà di manifestazione pacifica e la libertà di espressione e della stampa scritta e audiovisiva, e sulle reti di informazione che devono esercitare liberamente senza violare la dignità, le libertà e i diritti degli altri. ".
Se il “buongiorno si vede dal mattino”, la recente condanna, in appello, a due anni di reclusione del giornalista Khaled Drareni , non è un buon segno. Arrestato lo scorso marzo a margine di una manifestazione Hirak, è in detenzione preventiva dal 29 marzo. È accusato di "indebolimento dell'unità nazionale" e "incitamento ad assembramenti non armati".
Come riportato dalla testata sicurezzainternazionale.luiss.it lo scorso 11 settembre, “l’avvocato e attivista per i diritti umani, Mostefa Bouchachi, considerato uno dei simboli del movimento popolare in Algeria e il più eminente sostenitore dei prigionieri di coscienza, ha espresso le sue numerose riserve sul documento costituzionale. In primo luogo, ha spiegato Bouchachi, gli Algerini speravano che il testo fosse il simbolo di una nuova Algeria e che gli emendamenti venissero redatti in modo consensuale, in collaborazione con la società civile. Al contrario, il Presidente ha nominato una commissione apposita, la quale non ha consultato classi politiche e della società civile. Ciò significa che la nuova Costituzione è, in realtà, la “Costituzione del Presidente e del sistema politico al potere”.
La società civile è sollecitata in modo martellante in questo ultimo periodo con incontri pubblici in ogni angolo del Paese e trasmissioni della televisione statale, per spiegare, nei dettagli, quando già deciso e approvato dal Parlamento. Lo scopo è di convincere il quanto più possibile di cittadini ad andare a votare si al referendum per quella che viene definita, in contrapposizione ai detrattori, “l’Algerie nouvelle”.
Il Capo dello Stato ha sottolineato più volte l'importanza di consolidare la separazione e l'equilibrio dei poteri. Ha raccomandato "in particolare di promuovere l'azione politica nella sua funzione principale di stimolare e animare la vita pubblica nel rispetto delle regole democratiche basate sui principi dell'alternanza del potere e della promozione del pluralismo politico".
Ha anche indicato che la nuova Costituzione dovrà "assicurare un funzionamento armonioso dei poteri attraverso la loro ridistribuzione all'interno dell'esecutivo e l'istituzione di controlli ed equilibri efficaci volti a evitare qualsiasi deriva autocratica".
Ma secondo diversi costituzionalisti, il testo preserverebbe la maggior parte delle tante prerogative del Capo dello Stato. Ad esempio, il Presidente manterrebbe il potere di nominare i funzionari all'interno delle istituzioni, in particolare dell'esercito e degli organi di sicurezza. Nel testo della riforma c’è anche scritto che “non potrà esercitare più di due mandati, consecutivi o separati”. Tuttavia, uno specialista ricorda che questo limite esisteva già, prima di essere abolito, ripristinato, ed ancora abolito, al tempo di Abdelaziz Bouteflika
Secondo molti osservatori indipendenti Abdelmadjid Tebboune spera di cogliere l’opportunità di un forte si al referendum per stabilire una legittimità notevolmente ridotta da un'elezione massicciamente boicottata che l'Hirak non voleva. Un'aria di dèjà vu. In Algeria, un'elezione presidenziale discussa e discutibile è spesso seguita, o preceduta, da un'iniziativa politica volta a rafforzare il potere dei nuovi arrivati. O per rispondere formalmente a un momento di crisi del regime.
In concomitanza con il referendum verrà inaugurata in “pompa magna” la Grande moschea di Algeri. Un’opera faraonica costata circa 2 miliardi di dollari , con una capacità di accogliere 120 mila fedeli con una superficie di 400 mila mq, fortemente voluta dall’ex Presidente Abdelaziz Bouteflika come marchio indelebile del suo “regno”.
Caduto lui in disgrazia il testimone è passato a Abdelmadjid Tebboune.
Il “gattopardismo” non ha confini.
Ferruccio Bellicini

Pensionato, da una quarantina d’anni vivo nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo: Algeria, prima, Tunisia, ora. Dirigente di una multinazionale del settore farmaceutico, ho avuto la responsabilità rappresentativa/commerciale dei Paesi dell’area sud del Mediterraneo, dal Libano al Marocco e dell’Africa subsahariana francofona. Sono stato per oltre 15 anni, alternativamente, Vice-Presidente e Segretario Generale della Camera di commercio e industria tuniso-italiana (CTICI). Inoltre ho co-fondato, ricoprendo la funzione di Segretario Generale, la Camera di commercio per lo sviluppo delle relazioni euro-magrebine (CDREM). Attivo nel sociale ho fatto parte del Comitato degli Italiani all’estero (COMITES) di Algeri e Tunisi. Padre di Omar, giornalista, co-autore con Luigi Zoja del saggio “Nella mente di un terrorista (Einaudi 2017).