Forum cattolici: “Sostegno a governo di responsabilità nazionale”

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“Questo è il momento della verità e di vedere quali rappresentanze politiche sono effettivamente in grado di parlare chiaro alla nazione, di avviare un serio programma di risanamento e di ricostruire la credibilità del nostro Paese a livello internazionale”. E' il commento espresso nei giorni scorsi dal Forum delle Associazioni di ispirazione cattolica del mondo del lavoro (promosso da Cisl, Confartigianato, Confcooperative, Mcl, Compagnia delle Opere, Coldiretti, Acli) che ha organizzato il Seminario di Todi dell’ottobre scorso.
“Il Paese – sottolinea il Forum in una nota – ha bisogno di riconquistare la sua credibilità fortemente compromessa sui mercati in Europa e nel mondo. Operazione che non può passare attraverso le elezioni anticipate ma dal sostegno convinto ad un governo di responsabilità nazionale che si faccia carico delle drammatiche emergenze del Paese”.

Il Forum richiama la necessità di tagliare drasticamente anche i costi della politica, e di riformare la legge elettorale, per ridare ai cittadini il potere di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento. “La nostra alleanza sociale – conclude la nota del Forum – sosterrà con responsabilità, e dialogo costante, le forze politiche che si renderanno disponibili a sacrificare gli interessi di parte per sostenere ogni sforzo necessario per favorire la ripresa economico‐sociale del nostro Paese”.

Oggi il presidente del Consiglio incaricato, Mario Monti, inconterà per una consultazione il Forum del Terzo settore e una rappresentanza del Forum nazionale dei giovani. Il Forum del Terzo settore sarà sentito come parte sociale insieme ad altre organizzazioni quali Confindustria, Rete Imprese Italia, Alleanza delle Cooperative, Copagri, Confprofessioni, Cia, Confapi, Abi, Ania, Coldiretti, Confagricoltura, Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Confsal e Silpa. Monti incontrerà quindi anche una rappresentanza della Rete Nazionale delle Consigliere e dei Consiglieri di Parità e una rappresentanza del Forum nazionale dei giovani.

Ieri con una dichiarazione congiunta la Rete Italiana per il Disarmo, Sbilanciamoci e la Tavola della Pace hanno chiesto che “il prossimo ministro della Difesa sia figura super partes, faccia tagli e riforme urgenti” “Non si può far pagare a tutti i cittadini una crisi derivante anche dalle scelte sbilanciate anche in campo di spese militari degli ultimi anni” - sottolinea la nota delle tre organizzazioni. “Il Ministro della Difesa del Governo che sta per nascere dovrà predisporre un Nuovo modello di difesa che risponda alla nostra politica estera e permetta un forte risparmio di denaro pubblico da destinare alla crescita del Paese; per questo deve essere una figura super partes, quindi sicuramente non un ex-generale”.

Ieri in serata, con una nota-stampa, OPAL (Osservatorio permanente sulle armi leggere) di Brescia ha chiesto che il prossimo Governo inizi i suoi lavori con un gesto significativo quanto simbolico: l'abrogazione del comma 7 dell'art. 4-undecies inserito come allegato nella legge di Stabilità approvata nei giorni scorsi come ultimo atto del Governo Berlusconi, che ha abolito il Catalogo nazionale delle armi. "Ci aspettiamo che, tra i sacrifici che ci verranno richiesti, non ci sia anche quello di tollerare, nelle nostre città, una ancor più larga circolazione di armi da fuoco".

"Il Governo uscente ha approfittato della corsia preferenziale fornitagli dall'opposizione riguardo al maxiemendamento governativo alla Legge di stabilità per il 2012, e all'ultimo momento - in commissione - ha aggiunto le 3 righe seguenti: A decorrere dall' entrata in vigore della presente legge è abrogato 1' articolo 7 della Iegge 18 aprile 1975, n. 110, recante "Norme integrative della disciplina vigente per il controllo delle armi, delle munizioni e degli esplosivi".

"Si tratta - spiega la nota di OPAL - di una norma già proposta nelle scorso luglio, e fermata durante la discussione in aula del rifinanziamento delle missioni militari: una norma a cui teneva molto il capogruppo della Lega Nord Federico Bricolo "perché avrebbe semplificato la vita di tanti piccoli imprenditori". In realtà, ora che la norma è stata approvata, poche ore prima delle dimissioni dell'ultimo governo Berlusconi, è stata decisa la soppressione del Catalogo nazionale delle armi comuni da sparo. D'ora in avanti, non vi saranno più gli adempimenti tecnici obbligatori per stabilire se un'arma importata o prodotta in Italia è un'arma civile o da guerra".

"E' un passo verso la liberalizzazione "all'americana" del mercato delle armi, ed è un passo che fa cadere l'ultimo velo sulle intenzioni dell'industria armiera italiana e sulle sue esportazioni" - sottoliena OPAL: che non si possa più distinguere la loro destinazione militare e bellica. Come questo possa "semplificare la vita di tanti piccoli imprenditori" non si riesce a capire, innanzi tutto perché la grandissima parte delle armi prodotte in Italia lo è sotto il marchio del gruppo multinazionale Beretta, mentre un pugno di piccole-medie aziende bresciane si divide il resto del mercato. In ogni caso, per favorire questa multinazionale delle armi e il distretto armiero bresciano si mette fine a un controllo e a una catalogazione che forze dell'ordine e magistratura ritenevano indispensabile nella loro lotta alla criminalità organizzata". Per questo l'Osservatorio bresciano chede che tale norma venga abolita dal prossimo governo. [GB]

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