Verso un esercito europeo? (1)

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Pare che l’evolversi del processo di integrazione europea si misurerà anche sulla base dell’organizzazione militare. Questo perché l’aspetto geostrategico è una componente del ruolo geopolitico che l’Europa vorrà avere negli anni a venire. I rapporti di forza (e di influenza) stanno mutando e lo fanno così rapidamente che è facile perdersi. Alcune certezze però ci sono: la rivalità fra Stati Uniti e Cina, ad esempio. Ci sarà da capire se in futuro l’Europa, che si trova geograficamente al centro, resterà o no ai margini degli equilibri globali.

Negli ultimi due decenni si sono susseguiti eventi che hanno segnato profondamente la storia dell’umanità e che sono destinati ad influenzare l’andamento della storia futura. Solo per citare qualche esempio: l’avanzata della Cina a prima potenza mondiale, i quattro anni di Trump e con lui l’isolazionismo americano e la messa in discussione della storica Alleanza transatlantica. I cambiamenti climatici, il Covid-19 e il vaccino. Il cambio di inquilino alla Casa Bianca e, di nuovo, il ritorno al multilateralismo di Joe Biden. La presa di Kabul e il ritiro delle truppe occidentali dall’Afghanistan.  

Se Joe Biden ha scelto come destinazione della prima visita ufficiale da presidente proprio l’Europa non dev’essere un caso fortuito. Il Presidente degli Stati Uniti è deciso a rinsaldare – e festeggiare – la ritrovata amicizia con Bruxelles; c’è da scommettere che anche i leader europei abbiano tirato un bel sospiro di sollievo. Gli anni del gelo sono stati buttati alle spalle, o almeno così è sembrato.  

Eppure il ritiro dell’esercito americano dall’Afghanistan (che per la verità è solo l’ultimo degli episodi nel disastro mediorientale) potrebbe rivelarsi uno spartiacque anche per le relazioni transatlantiche future. Biden non aveva nascosto la sua contrarietà alla permanenza in Afghanistan e che intendeva mantenere la promessa fatta agli elettori americani di andarsene. Tuttavia, ci si aspettava anche una risposta meno, per così dire, sbrigativa nella valutazione dei rischi e delle conseguenze di una ritirata tanto burrascosa. 

Biden ha tenuto a sottolineare che la ritirata era stata concordata con gli alleati, ma molti sospettano che, in realtà, il Presidente americano sia andato dritto per la sua strada, perseguendo gli interessi interni, poco diversamente dal predecessore. E che agli alleati non sia rimasto che adeguarsi. 

Come stia andando in Afghanistan è sotto gli occhi di tutti. Ma c’è da presumere che al vertice NATO del 14 luglio la determinazione degli USA possa avere suscitato, quantomeno, le perplessità degli alleati. 

A proposito di vertice NATO, l’incontro dovrebbe aver segnato il rilancio dell’Alleanza transatlantica. Negli ultimi quattro anni era stata definita obsoleta e in fase di morte cerebrale – e diciamolo – non solo dal trumpismo d’oltreoceano. Invece, Biden ha tenuto a puntualizzare che gli USA non intendono arretrare di un millimetro sugli impegni previsti dal Trattato transatlantico. Dunque, l’Alleanza non sembrerebbe in pericolo; anzi, sembra che da lì gli occidentali vogliano ripartire nella ricostruzione dell’assetto geopolitico e gli equilibri globali.  

Ed è in quest’ottica, quella che appunto guarda al futuro dell’Alleanza, che i 30 leader si sono messi d’accordo sul piano NATO 2030. Si tratta di un’agenda con cui si intende rafforzare le capacità dell’Alleanza in un contesto geopolitico globale – non più eurocentrico, fanno notare gli esperti – che viene definito sempre più competitivo e imprevedibile. Vedi le voci Cina in primis e Russia, ovviamente. 

Il progressivo disimpegno americano sta dimostrando che l’Atlantico non è più in cima alla lista delle loro preoccupazioni già da tempo, soppiantato dalle priorità strategiche legate al Pacifico, o meglio, all’Indo-Pacifico.

Per questo gli americani necessiterebbero di avere un fronte compatto alle spalle e vorrebbero che l’Atlantico sia una certezza, un caposaldo. Di conseguenza, anche gli USA guarderebbero con un certo favore alla prospettiva di un’Europa militarmente autonoma.  

D’altro canto, il ritiro dall’Afghanistan e il disimpegno americano riaccendono l’ipotesi dell’esercito europeo. Benché si tenga a ribadire che non sia un’alternativa alla NATO e che non viene messa in discussione l’Alleanza atlantica, si prospetta l’idea che l’Unione possa rendersi autonoma in aree che le competono direttamente per via della posizione geografica e degli interessi strategici: il Mediterraneo, il Nord-Africa e il Medio Oriente.Senza contare il fatto che l’Europa potrebbe così diminuire la sua dipendenza dall’ombrello difensivo degli Stati Uniti. Gli esperti dicono che ciò servirebbe ad allineare l’innegabile peso economico europeo, con quello diplomatico e, a quel punto, quello geostrategico e militare...

[L'articolo di Maddalena D'Aquilio continua domani]

Maddalena D'Aquilio

Laureata in filosofia all'Università di Trento, sono un'avida lettrice e una ricercatrice di storie da ascoltare e da raccontare. Viaggiatrice indomita, sono sempre "sospesa fra voglie alternate di andare e restare" (come cantava Guccini), così appena posso metto insieme la mia piccola valigia e parto… finora ho viaggiato in Europa e in America Latina e ho vissuto a Malta, Albania e Australia, ma non vedo l'ora di scoprire nuove terre e nuove culture. Amo la diversità in tutte le sue forme. Scrivere è la mia passione e quando lo faccio vado a dormire soddisfatta. Così scrivo sempre e a proposito di tutto. Nel resto del tempo faccio workout e cerco di stare nella natura il più possibile. Odio le ingiustizie e sogno un futuro green.

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