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Un prete e un medico alleati contro la guerra sporca di Duterte
Popoli minacciati
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Foto: Hitoshi Namura da Unsplash.com
Nelle Filippine dal 1 luglio del 2016 è in corso una guerra letale, ma non dichiarata, contro la droga da parte del presidente populista che, il prossimo 30 giugno, lascerà le redini del potere al figlio dell'ex dittatore Marcos e a sua figlia Sara. Padre Flavie Villanueva e la medico forense Raquel Fortun hanno presentato la prima indagine indipendente che dimostra come questa conflitto strisciante abbia fatto tra i poveri migliaia di vittime innocenti. Morti registrate come polmoniti e infarti quando, invece, sono stati omicidi. La Corte Penale Internazionale indaga, Amnesty International denuncia con le ong che difendono i diritti umani.
È un’alleanza improbabile ma che sta dando ottimi frutti per il recupero della dignità delle famiglie dei più poveri nelle Filippine quella tra il prete cattolico Flavie Villanueva e la medico forense Raquel Fortun, molto nota per essere stata consulente in molti casi criminali di alto profilo nell’arcipelago asiatico.
Il 53enne Padre Villanueva, più volte minacciato dal regime di Manila, ha incontrato la Fortun lo scorso anno, in occasione di un forum sulle esecuzioni extragiudiziali di giovani durante la guerra alla droga dichiarata da Rodrigo Duterte nel 2016, quando si è insediato alla presidenza delle Filippine. Una strage che è costata la vita a un numero di persone imprecisato ma, di certo, molto superiore alle 6.248 vittime riconosciute dal governo del presidente populista che, il prossimo 30 giugno, lascerà il potere a Ferdinand Marcos, figlio dell’omonimo ex dittatore rovesciato dalla “rivoluzione dei rosari”. La stima delle ong per i diritti umani è che tra il luglio del 2016, quando Duterte assunse la presidenza, ed il marzo del 2019 siano state uccise tra le 27.000 e le 30.000 persone.
I gruppi per i diritti umani sostengono che la polizia filippina e i vigilantes sotto la sua direzione hanno ucciso su larga scala sospetti disarmati e senza droga e, per questo, la Corte penale internazionale ha avviato un'indagine su presunti crimini contro l’umanità. Il portavoce di Duterte ha dichiarato che il suo governo "non collaborerà" con l'indagine del tribunale dell'Aja, affermando che è "giuridicamente errata e politicamente motivata” e facendo leva sul fatto che Manila non ha firmato lo statuto di Roma che lo ha istituito...