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Un bilancio dell'Aiuto pubblico allo sviluppo e le ONG
Popoli minacciati
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Foto: Unsplash.com
L’obiettivo di destinare lo 0,70% del reddito nazionale lordo all’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) entro il 2030 - così come previsto dall’obiettivo 17 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite - resta un traguardo ambizioso per il nostro paese. Tuttavia la legge di bilancio, approvata in via definitiva a gennaio, ha prodotto alcuni passi avanti significativi per la cooperazione internazionale allo sviluppo che viene sostenuta con risorse aggiuntive ed alcune innovazioni.
La cooperazione allo sviluppo riguarda quelle attività volte a perseguire il miglioramento delle condizioni socio-economiche in aree del mondo a basso tasso di sviluppo. Quando tali attività sono perseguite attraverso il solo impiego di risorse pubbliche, nell’ambito di specifici accordi internazionali, si parla di aiuto pubblico allo sviluppo (Aps). La legge di bilancio ha previsto un aumento di 1,2 miliardi di euro delle risorse per l’Aps tra il 2022 e il 2026 (L. 234/2021 articolo 1 comma 381): si tratta di un segnale incoraggiante anche se non ancora sufficiente poiché l'Italia si trova ben distante dall'obiettivo dichiarato dello 0,70%, fermandosi nel 2020 ad appena lo 0,22% del reddito nazionale lordo destinato all'Aps.
Su questo punto continua la Campagna 070 promossa da AOI, CINI, FOCSIV e LINK 2007, le federazioni che raggruppano le Organizzazioni non Governative (ONG) in Italia, che sono tra gli enti che, operando nei paesi più poveri anche con le risorse dell'Aps, contribuiscono a rendere concreto l'impegno italiano di lotta alla povertà e promozione dello sviluppo. La Campagna preme per raggiungere l'obiettivo di dedicare lo 0,70% della ricchezza nazionale all'aiuto pubblico allo sviluppo, nella convinzione, come spiega Ivana Borsotto portavoce della Campagna, che “Temi come la povertà, la salute, il clima, l'ambiente, troveranno soluzioni che possono essere solo globali. Per noi la cooperazione è un insieme di azioni e partenariati per trasformare la grammatica dei diritti in una pratica quotidiana. Non è un costo, è un investimento, e aiuta l'Italia, perché significa inserirsi da protagonisti nel sistema globale”.
Inoltre, la legge di bilancio ha compiuto un altro passo avanti nell'ottica della trasparenza su come viene quantificato l'Aps: si tratta della relazione tra le risorse destinate alla cooperazione e quelle per l'accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati in Italia. Nell'Aps venivano conteggiate anche le risorse destinate a quest'ultimo settore. “Si tratta di una proposta da tempo avanzata dal mondo non governativo - afferma Silvia Stilli, portavoce di AOI – Associazione ONG Italiane “per fare chiarezza sulla prassi che vede contabilizzati come fondi per l’Aiuto Pubblico italiano anche quelli per l’accoglienza ai rifugiati e richiedenti asilo nei loro primi 12 mesi di permanenza in Italia, risorse che sono esclusivamente utilizzate sul nostro territorio nazionale”. Grazie a questo emendamento le somme destinate all’accoglienza ma non impiegate dal Ministero dell’Interno saranno destinate ad attività di cooperazione allo sviluppo nei paesi più poveri.
Ancora nell'ottica della trasparenza, può essere utile fare il punto sull'operato delle ONG italiane, che sono tra i principali enti che operano con i fondi dell'aiuto pubblico allo sviluppo. Il portale Open Cooperazione riporta i dati dichiarati da 120 organizzazioni che hanno scelto di rendere pubblici i dati economici e gestionali del proprio operato. Ne emerge che nel 2020 il valore economico dell'operato delle ONG italiane attive nella cooperazione internazionale e nell’aiuto umanitario supera il miliardo di euro: un dato in costante crescita negli ultimi cinque anni, nonostante la riduzione dei fondi pubblici e la pressione mediatica che ha visto le ONG sotto attacco per le vicende legate alle attività di salvataggio nel Mediterraneo. Nelle entrate delle ONG, il rapporto tra fondi pubblici e privati si attesta rispettivamente a quota 61% e 39%. I fondi pubblici alle ONG arrivano dai finanziatori istituzionali: il 33% dall’Agenzia italiana per la Cooperazione e Ministero Affari Esteri, il 35% dall’Unione Europea, il 18% dagli enti territoriali (Regioni, Comuni, ecc.) attraverso la cooperazione decentrata e il restante 14% da agenzie delle Nazioni Unite. I fondi privati, oltre a quelli derivanti dalle donazioni individuali, arrivano attraverso il canale fiscale del 5x1000 (52%), da donazioni o partnership con le aziende (23%), dalla filantropia delle Fondazioni (20%) e dalle chiese (6%). Sono aumentate anche le risorse umane impiegate dalle ONG, superando quota 24mila: sono quasi 3.200 gli operatori impiegati in Italia e circa 21.300 all’estero, 55% uomini e 45% donne. Per gli operatori assunti in Italia resta alta la fetta di contratti a tempo indeterminato (ben il 50%), poco più del 5% ha contratti a tempo determinato, il 29% è contrattato a progetto e il 16% attraverso consulenze a partita IVA. Si aggiunge poi il preziosissimo contributo del lavoro volontario, con circa 75mila volontari mobilitati nel 2020.
I progetti realizzati dalle Ong nel 2020 sono più di 4.600 (realizzati direttamente e attraverso le associazioni partner locali). I maggiori destinatari sono gli stati africani, tra cui Kenya, Mozambico, Etiopia, Senegal, Burkina e Congo; unici paesi non africani nella top 10 sono Brasile, Siria, Bolivia, India e Perù. Educazione e istruzione restano i temi predominanti dei progetti delle ONG (87%), 74% si occupa di capacity building e formazione e 71% di salute e sanità. A seguire l’aiuto umanitario (68%) e il supporto allo sviluppo rurale (66%).
Il 90% delle ONG hanno un bilancio certificato e il 70% hanno altre certificazioni attestanti la gestione trasparente ed efficiente.
Lia Curcio

Sono da sempre interessata alle questioni globali, amo viaggiare e conoscere culture diverse, mi appassionano le persone e le loro storie di vita in Italia e nel mondo. Parallelamente, mi occupo di progettazione in ambito educativo, interculturale e di sviluppo umano. Credo che i media abbiano una grande responsabilità culturale nel fare informazione e per questo ho scelto Unimondo: mi piacerebbe instillare curiosità, intuizioni e domande oltre il racconto, spesso stereotipato, del mondo di oggi.