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Ucraina: il via libera dell’Unione Europea
Popoli minacciati
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Foto: Freepik.com
Quattro mesi dopo l’avvio dell’Operazione Speciale di Putin in Ucraina – per il governo di Mosca ancora non si chiama guerra l’invasione in atto – Kiev ha segnato un probabile punto politico: il Consiglio Europeo ha formalizzato il via libera all’ingresso nell’Unione di Ucraina e Moldavia. Operazione politica, dicono gli osservatori: in otto anni di tensioni nel Donbass, con una guerra in corso e migliaia di vittime, l’Europa aveva accuratamente evitato che Kiev fosse ammessa. Ora, rapidamente, tutto sembra compiersi. Tanto rapidamente da aver scatenato la rabbia dei Paesi Balcanici, Macedonia del Nord, Albania, in qualche modo Bosnia Erzegovina, che da dieci anni attendono e vengono lasciati in freezer ufficialmente per “assenza di condizioni”, in realtà per una serie di veti che si incrociano.
L’accelerazione rischia di spaccare ulteriormente l’Europa – intesa come continente – e di gettare benzina sull’incendio appiccato da Putin. Mosca, invece, almeno ora pare segnare punti a favore sul campo. Le forze armate ucraine hanno ricevuto l’ordine di ritirarsi dalla città strategica di Severodonetsk, nell’oriente del Lugansk.
Lo ha reso noto il governatore della Regione. Si è combattuto per settimane, da quelle parti e ora le maggiori riserve russe e la potenza dei carri armati sembrano avere la meglio, completando quella “riunificazione del Donbass” che pare essere l’obiettivo minimo – c’è chi dice unico, ormai – dell’esercito russo.
Kiev, ovviamente, non sta a guardare e contrattacca. Porta la guerra in Russia: una delle più grandi raffinerie petrolifere del Paese sarebbe stata colpita da due droni ucraini. Lo stabilimento è di proprietà di una società legata a Oksana Marchenko, moglie dell’oligarca ucraino filorusso Viktor Medvedchuk. L’uomo è attualmente in carcere, in Ucraina, accusato di alto tradimento. Secondo gli osservatori, per Putin è un duro colpo dal punto di vista dell’immagine: i due velivoli senza pilota sono arrivati sull’obiettivo senza che scattasse alcun allarme. Indice, questo, della permeabilità del sistema di difesa russo.
Si combatte, quindi, senza esclusione di colpi. I soldati russi morti sarebbero ormai quasi 35mila. Kiev ne avrebbe persi mille solo negli ultimi giorni. Un bagno di sangue che pare inarrestabile, alimentato dal flusso continuo di armi. Gli Stati Uniti hanno annunciato l’invio di aiuti militari per altri 450milioni di dollari. Dovrebbero arrivare anche sofisticati sistemi missilistici. Prevale la “via armata al negoziato”, insomma. Lo ha chiarito il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. “Solo la vittoria militare di Kiev – ha detto – convincerà la Russia a seri negoziati di pace. Le armi garantiranno la via diplomatica”. Sul tavolo resta la proposta ucraina di un summit Putin – Zelensky: il capo del Cremlino, per ora, non ha risposto.
Raffaele Crocco

Sono nato a Verona nel 1960. Sono l’ideatore e direttore del progetto “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo” e sono presidente dell’Associazione 46mo Parallelo che lo amministra. Sono caposervizio e conduttore della Tgr Rai, a Trento e collaboro con la rubrica Est Ovest di RadioUno. Sono diventato giornalista a tempo pieno nel 1988. Ho lavorato per quotidiani, televisioni, settimanali, radio siti web. Sono stato inviato in zona di guerra per Trieste Oggi, Il Gazzettino, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Liberazione. Ho raccontato le guerre nella ex Jugoslavia, in America Centrale, nel Vicino Oriente. Ho investigato le trame nere che legavano il secessionismo padano al neonazismo negli anni’90. Ho narrato di Tangentopoli, di Social Forum Mondiali, di G7 e G8. Ho fondato riviste: il mensile Maiz nel 1997, il quotidiano on line Peacereporter con Gino Strada nel 2003, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, nel 2009.