Portogallo: la lotta contro la gentrificazione e il turismo di massa

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Ci eravamo già occupati dei problemi relativi alla questione della casa a Barcellona, dove stanno proliferando le lotte dei sindacati degli inquilini e dei movimenti sociali per il diritto all’abitare. Andiamo ora in Portogallo, paese che sta vivendo dinamiche per certi versi simili, accelerate dagli effetti collaterali di un turismo di massa che sta diventando sempre più insostenibile. 

Prendiamo il caso di Oporto, nel nord del paese: una città che negli ultimi cinque anni ha visto cambiare radicalmente il suo volto. Il centro storico é sempre stato tradizionalmente un luogo abitato da persone a basso reddito: le case sono generalmente piccole, le vie molto strette e poco illuminate dal sole. A partire dagli anni ottanta la zona della Baixa (il centro storico, appunto) cominciò ad essere ridefinita come zona di servizi dai piani urbanistici, con banche e sedi di imprese che andavano via via a sostituire bar, ristoranti e zone dedicate allo svago. Gli spazi commerciali e di svago vennero spostati perlopiù nei grandi centri commerciali della periferia con un progressivo movimento delle persone di classe media, che preferivano queste zone alle strette vie del centro, difficilmente raggiungibili in auto. Nella Baixa restò solamente chi non aveva mezzi economici adeguati a fare il salto verso questa specie di sogno di pulizia, sicurezza e facilità di circolazione motorizzata. 

La generazione successiva mise in atto una tendenza inversa: quella di tornare al centro per riscoprire la Oporto autentica, dando il via ad un processo di gentrificazione, accelerato dalla furia della speculazione immobiliare che doveva riabilitare gli spazi del centro per renderli più appetibili di fronte a questa nuova richiesta del mercato. Crediti vantaggiosi da parte delle banche e meccanismi legali di appoggio da parte dello Stato facilitarono il processo.

Le persone più deboli economicamente furono progressivamente espulse, tendenza questa accelerata anche dal modello di Oporto città turistica che cominciava ad essere venduto, sostenuto anche dai voli low cost che arrivavano facilmente da tutta Europa. Basti pensare che si registrano ora più di 6500 proprietà disponibili per l’affitto turistico su Airbnb, altre 6200 disponibili sul registro municipale e innumerevoli altre soluzioni più tradizionali come hotel e pensioni. Questa tendenza ha portato ad una crescita del prezzo dell’abitazione in Portogallo pari al 12,2% nel primo trimestre del 2018 rispetto allo stesso periodo dell’anno anteriore (contro un aumento medio nell’Unione Europea del 4,7%). Negli ultimi cinque anni, come conseguenza dell’insieme di queste dinamiche, più di 8500 inquilini sono stati sfrattati dalle proprie casa in Portogallo (più della metà solo a Oporto e Lisbona). La media é di quasi cinque famiglie sfrattate ogni giorno, una cifra impressionante. 

Le reazioni da parte della società civile a questo stato di cose sono state all’inizio timide, ma sono andate via via rinforzandosi, soprattutto a a partire dal 2017. E’ proprio l’anno scorso che nasce la piattaforma O Porto Não Se Vende (PNSV), a seguito di vari incontri,alcune prese di posizione, azioni pubbliche e concentrazioni per sensibilizzare la popolazione riguardo al diritto all’abitazione, sancito tra l’altro dall’articolo 65 della Costituzione portoghese. A seguire, grazie all’azione del PNSV, hanno cominciato a formarsi assemblee degli abitanti dei vari quartieri maggiormente interessati dalle dinamiche di gentirificazione e turistificazione, quelli del centro storico appunto. E’ proprio qui che è sorta la necessità di aprire un dibattito e di difendere la popolazione più debole, costituita soprattutto da anziani, dai processi in atto di espulsione e sfratto.

Nel 2017 il governo ha approvato una moratoria che sospende gli sfratti degli inquilini che abbiano più di 65 anni o un grado di invalidità superiore al 60% che risiedano nella stessa abitazione da almeno 15 anni. Chi non rientra in queste categorie, però, si vede spesso cacciato di casa a causa degli aumenti esponenziali degli affitti. 

Intanto varie iniziative sono previste in Portogallo nei prossimi giorni (21-25 settembre), nell’ambito di quella che viene denominata Azione Europea per l’Abitazione, organizzata dalla European Action Coalition for the Right to Housing and to the City (Coalizione D’Azione Europea per il Diritto all’Abitazione e alla Città). Collettivi e movimenti impegnati in tutta Europa nella lotta per il diritto alla casa si incontreranno a Lisbona per organizzare dibattiti, workshop, scambi di esperienze concrete di lotta nei vari paesi europei di chi agisce per difendere le città dalle mani della speculazione selvaggia e dal sistema neoliberista che sta mutando i volti dei centri urbani a discapito dei più deboli. Il 22 settembre sono indette manifestazioni a Oporto e Lisbona sotto lo slogan “Per le nostre case, per le nostre vite, lottiamo!”. 

Michela Giovannini

Dottoressa di ricerca in sviluppo locale, è appassionata di America Latina, popoli indigeni, autogestione, lotte e resistenze politiche e sociali. Ha trascorso periodi di studio e ricerca sul campo in vari paesi. Messico e Cile sono i principali contesti in cui si sono svolte le sue ricerche, dedicate principalmente a varie tipologie di organizzazioni dell'economia sociale e solidale.

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