Migranti, “in Italia accoglienza senza prospettiva”. E si privilegia quella d'urgenza

Stampa

Foto: Unsplash.com

Originariamente la legge aveva previsto di affiancare al sistema ordinario (Sistema di accoglienza e integrazione – Sai) i centri di accoglienza straordinaria (Cas) attivabili dalle prefetture, anche d’urgenza. Logica vorrebbe quindi che il Sai copra gran parte delle necessità. Negli anni però questa impostazione è stata smentita. Così, a fine 2022, il sistema di accoglienza ordinario copriva solo il 35,7% dei posti. Un focus di OpenPolis

“Il governo Meloni non ha superato l’approccio emergenziale alla questione migratoria, già avviato dai governi precedenti. Anzi, l’attuale esecutivo l’ha addirittura inquadrato in una cornice normativa, prima decretando e poi prorogando lo stato di emergenza immigrazione”. Ad affermarlo è OpenPolis, secondo cui “una conferma di questo è la questione dei centri di accoglienza in Albania. Un tema tornato alla ribalta dei media anche in queste ore, a causa dell’affidamento della gestione dei centri albanesi a Medihospes, colosso dell’accoglienza di cui ci siamo occupati in due dossier di Centri d’Italia, nel 2020 e lo scorso anno”.

Con un focus dal titolo “L’accoglienza in Italia in assenza di una prospettiva”, OpenPolis evidenzia che “la narrazione del fenomeno migratorio, così come la sua gestione, appare sempre più improntata a una logica emergenziale, nonostante i numeri dicano che non si tratta affatto di una ‘invasione’”.

E qui si torna ai numeri dell’accoglienza. Nel 2023 infatti le presenze nel sistema di accoglienza hanno raggiunto un picco di 141 mila persone (erano 121.325 i posti nel sistema di accoglienza a fine 2022). “Rispetto all’anno precedente è stato quindi necessario reperire tra i 20 e i 30 mila posti, così come già avvenuto tra 2021 e 2022 – ricorda OpenPolis. - La variazione di posti nel sistema di accoglienza è un tema serio, che tuttavia non costituisce un’eccezione. Ogni anno infatti, a seconda dei flussi, il numero complessivo di persone ospitate varia. Proprio per questo originariamente la legge aveva previsto di affiancare al sistema ordinario (oggi noto come sistema di accoglienza e integrazione – Sai) i centri di accoglienza straordinaria (Cas) attivabili dalle prefetture, anche con procedure d’urgenza. La logica vorrebbe quindi che il Sai copra gran parte delle necessità lasciando a un sistema più elastico, quello dei Cas, il compito di gestire le variazioni più repentine”.

Negli anni però questa impostazione formale è stata continuamente smentita dai fatti. Secondo il focus, infatti, a fine 2022 infatti il sistema di accoglienza ordinario copriva appena il 35,7% dei posti (sempre nel 2022 il 63,3% dei posti in accoglienza erano gestiti tramite centri governativi: Cas e prima accoglienza)...

Segue su Redattoresociale.it

Ultime su questo tema

Basta guerra fredda!

30 Agosto 2025
Il recente vertice di Anchorage ha aperto spiragli per un futuro meno segnato da conflitti e contrapposizioni. (Alex Zanotelli e Laura Tussi)

Il lavoro delle Ong nel Mediterraneo, tra minacce e ostruzionismo

29 Agosto 2025
Dopo l’attacco alla Ocean Viking, abbiamo intervistato Sara, Protection officer a bordo della nave Humanity 1. (Maddalena D´Aquilio

Global Sumud Flotilla: resistere per esistere

29 Agosto 2025
Dal Mediterraneo a Gaza: la più grande flottiglia civile mai organizzata per denunciare il genocidio e portare solidarietà al popolo palestinese. (Articolo 21)

Un No al Ponte con ventiquattromila baci

27 Agosto 2025
Prima di sapere se il Ponte crollerà o non crollerà, per la gente del posto sarebbe prioritario comprendere se riuscirà ancora a vivere e a respirare. (Jacobin Italia)

Giornaliste a Gaza

26 Agosto 2025
Le donne giornaliste di Gaza: “Continuano il loro lavoro nonostante siano bersagli di attacchi israeliani, di carestia e di violenza”. (Monica Pelliccia)

Video

Rapporto di Msf: almeno 6700 Rohingya uccisi nel Myanmar in un mese