La scomparsa dei contadini

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Foto: Unsplash.com

I numeri sulla riduzione dei contadini in tutto il mondo (uno su tutti, meno 60 per cento in circa cinquant’anni) non occupano le prime pagine. L’estrattivismo agricolo non vuole troppe attenzioni. Antonio Lupo, medico da anni nel Comitato Amigos MST Italia, li raccoglie in questo articolo per ragionare dei nessi tra estrattivismo-contadini-agroecologia, cibo sano, ambiente e crisi climatica, in particolare rispetto a quanto accade in Brasile. Il mondo ha bisogno di rigenerare la terra, il Brasile ha bisogno di impedire l’espulsione e l’estinzione dei contadini e dei loro nuclei familiari: prima di ragionare di elezioni dovremmo parlare della terra e di coloro senza i quali molto presto smetteremo di mangiare.

Nato nella Milano industriale e operaia del dopoguerra, ho avuto la fortuna di incontrare negli ultimi venti anni il mondo contadino, in America Latina, soprattutto in Brasile, e poi in Italia. In Brasile ci sono andato otto volte, ospite per lunghi periodi negli accampamenti e negli insediamenti del Movimento Sem Terra (MST), e partecipo all’appassionato lavoro del Comitato italiano Amigos MST, dalla sua nascita nel 2004.

Il lavoro di Amigos Italia non è un lavoro da tifosi: appoggiamo l’MST, che è una componente importante di Via Campesina Internazionale (un movimento mondiale di 200 milioni di piccoli contadini), collaboriamo con i movimenti contadini italiani, ma analizziamo e discutiamo anche tra di noi, come abbiamo fatto nel 2020 per l’elaborazione del documento “Per un mondo senza pandemie, una nuova relazione con il pianeta. Riforma agraria ecologica mondiale subito!”.

È nota la pessima situazione in cui si trova il Brasile, sotto il governo del fascista Bolsonaro (per ora ancora appoggiato dall’agrobusiness, padronato e militari), un paese in cui è ritornata la fame per 20 milioni di persone, mentre altre 116 milioni, il 60 per cento della popolazione, soffrono di diversi livelli di insicurezza alimentare.

Prima di parlare della situazione politica e delle elezioni presidenziali 2022 in Brasile, alcune considerazioni sul nesso estrattivismo-contadini-agroecologia, cibo sano, ambiente e crisi climatica. A mio parere sono realtà talmente interdipendenti che si possono considerare una realtà unica, che pretende soluzioni unitarie.

In relazione all’estrattivismo, cioè lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali, insieme a quello minerario è doveroso parlare di quello agricolo. Entrambi sono una guerra alla natura, per il consumo abnorme che fanno di acqua ed energie fossili, con materie prime e prodotti per la maggior parte mangimi ad uso export, quindi contro la sovranità alimentare ed energetica. In Brasile questi due tipi di estrattivismo sono dominanti fin dall’inizio del colonialismo.

Ben pochi sanno che la prima corsa all’oro è avvenuta in Brasile, nel XVIII secolo in Minas Gerais, a Ouro Preto, circa un secolo prima di quella ultraconosciuta degli Stati Uniti, utilizzando come schiavi le popolazioni indigene e successivamente quelle africane. L’estrattivismo agricolo oggi prevalente in Brasile è quello della soia OGM, circa 35 milioni di ettari, del mais, con 17 milioni di ha e della canna da zucchero, con 10 milioni di ettari. Nel 2006 in Brasile erano coltivati 55 milioni di ettari, aumentati a 63 milioni di ha nel 2017 (censimento 2017)...

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