India vs brevetti farmaceutici

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I governi riuniti a Ginevra per l’annuale Assemblea Mondiale della Sanità hanno lanciato lo scorso 26 maggio l’allarme sull’esorbitante aumento del prezzo per vaccinare un bambino e hanno fatto un passo decisivo per affrontare il problema approvando una risoluzione che chiede più vaccini a prezzi accessibili e trasparenti. La risoluzione è stata adottata da tutti gli Stati membri, con più di 60 paesi che hanno dichiarato il loro pieno sostegno alla risoluzione e la preoccupazione per i prezzi elevati dei vaccini. “Se da una parte è positivo che i paesi si esprimano cosi fermamente in difesa della salute del proprio popolo, dall’altra è preoccupante vedere che i vaccini stanno diventando sempre più costosi per gran parte della popolazione nel mondo”, ha detto Manica Balasegaram, Direttore Esecutivo per Access Campaign di Medici Senza Frontiere (MSF).

Di fatto se i governi non prenderanno iniziative concrete per affrontare la problematica dei prezzi dei vaccini, saranno costretti a scegliere quali malattie potranno o meno permettersi di curare per proteggere i loro figli. Una prospettiva che è già concreta e nonostante anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità abbia raccomandato la garanzia di accesso ai farmaci con prezzi più accessibili, l’appello per il momento è caduto nel vuoto tanto che il primo ministro indiano Narendra Modi si trova a dover far fronte alle pressioni congiunte di Stati Uniti, Giappone, Svizzera e Unione Europea per modificare le leggi e le politiche indiane sui brevetti farmaceutici che permettono al Paese di produrre vaccini e farmaci a basso costo su cui fanno affidamento milioni di persone in tutto il mondo. MSF ha per questo deciso di lanciare una campagna di sostegno per Narendra Modi proprio mentre lo scorso 11 giugno si svolgeva l’ottavo round dei negoziati per l’accordo commerciale di Partenariato Regionale Economico Globale (RCEP) a Kyoto, in Giappone, accordo che contiene proposte che potrebbero restringere l'accesso ai farmaci. 

Fino ad oggi la legge indiana, nell’interesse della salute pubblica, ha fissato standard più alti rispetto ad altri paesi sui farmaci per cui deve essere rilasciato o meno un brevetto. Questo ha consentito che una forte concorrenza generica abbattesse, per esempio, il prezzo di una combinazione di trattamento di base per l’HIV del 99% nel corso di un decennio passando da oltre 10.000 a circa 100 dollari. Ora attraverso i negoziati RCEP, il Giappone sta cercando di mettere in atto una serie di disposizioni restrittive, che secondo MSF “permetteranno alle aziende di estendere perennemente i loro monopoli apportando lievi modifiche ai farmaci già esistenti, una prassi comune dell'industria farmaceutica nota come evergreening. Ulteriori misure in questo senso permetterebbero alle aziende di ottenere un monopolio di fatto, anche per i farmaci che secondo i criteri della legge indiana non dovrebbero essere brevettati, limitando la capacità della Autorità per la Regolamentazione del Farmaco di registrare farmaci generici, senza che siano ripetute costose e, spesso, non etiche sperimentazioni cliniche”. 

Le conseguenze in termini di perdita di vite umane sarebbero enormi. Oltre l'80% dei farmaci che MSF utilizza nei suoi progetti per il trattamento di più di 200.000 persone affette da HIV sono generici indiani. MSF acquista in India anche ulteriori farmaci essenziali per il trattamento di altre malattie, tra cui la tubercolosi e la malaria. L'India produce anche versioni di farmaci a buon mercato per malattie non trasmissibili, oggi considerate troppo costose anche per i sistemi sanitari dei paesi sviluppati. “Come medici che hanno beneficiato di farmaci e vaccini a prezzi accessibili prodotti in India per svolgere il proprio lavoro, non possiamo permetterci di restare in silenzio nel momento in cui il principale paese produttore di farmaci salvavita rischia di non poter più fornire terapie a prezzi accessibili per chi ne ha più bisogno”, dichiara la dott.ssa Joanne Liu, presidente internazionale di MSF. “Vogliamo mandare all’India un forte messaggio di sostegno: il mondo osserva cosa sta accadendo e vuole assicurarsi che continui a essere la farmacia dei paesi in via di sviluppo”.

Ma la minaccia all’India non arriva solo dal Giappone. Gli accordi commerciali bilaterali in corso di negoziato con l’Unione Europea e l’Associazione Europea per il Libero Scambio (EFTA) contengono anch’essi disposizioni restrittive per l’accesso ai farmaci e sono rimasti bloccati per anni solo in seguito del forte rigetto da parte dei negoziatori indiani e delle azioni di protesta della società civile. Contemporaneamente il governo degli Stati Uniti, sostenuto dalla sua lobby farmaceutica, sta non solo facendo pressione sull’India affinché ammorbidisca i propri standard, ma tenta anche di spingerla ad adottare un sistema di regolamentazione dei farmaci che essenzialmente collega la registrazione dei medicinali al loro status di brevetto (patent linkage). Il Ministero della Salute indiano prenderà seriamente in considerazione tali cambiamenti?

Fino ad adesso l’India ha resistito, anche quando nel 2006 la società farmaceutica svizzera Novartis ha fatto causa al governo indiano nel tentativo di cambiare la legge sui brevetti del paese, dopo che alla multinazionale era stato negato un brevetto su un farmaco contro il cancro. Sette anni dopo, la Novartis ha perso la sua battaglia davanti la Corte Suprema indiana, grazie a una sentenza storica emessa nell’aprile del 2013. “Abbiamo lavorato instancabilmente per un decennio e mezzo per assicurarci che l’India potesse continuare a essere un’ancora di salvezza per milioni di persone in tutto il mondo che si affidano a farmaci a prezzi accessibili per rimanere in vita e in buona salute”, ha dichiarato Leena Menghaney, direttore della Campagna per l’Accesso di MSF in Asia meridionale. “Rabbrividiamo al pensiero che potremmo perdere tutto e che le multinazionali farmaceutiche possano riuscire a eliminare la concorrenza dei generici indiani, facendo vincere il profitto a scapito della vita delle persone”. Per questo l’appello è chiaro:  “Primo ministro Modi, la preghiamo di non svendere la vita di fronte alla pressione delle aziende farmaceutiche internazionaliha concluso la Menghaney.

Alessandro Graziadei

Sono Alessandro, dal 1975 "sto" e "vado" come molti, ma attualmente "sto". Pubblicista, iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2009 e caporedattore per il portale Unimondo.org dal 2010, per anni andavo da Trento a Bologna, pendolare universitario, fino ad una laurea in storia contemporanea e da Trento a Rovereto, sempre a/r, dove imparavo la teoria della cooperazione allo sviluppo e della comunicazione con i corsi dell'Università della Pace e dei Popoli. Recidivo replicavo con un diploma in comunicazione e sviluppo del VIS tra Trento e Roma. In mezzo qualche esperienza di cooperazione internazionale e numerosi voli in America Latina. Ora a malincuore stanziale faccio viaggiare la mente aspettando le ferie per far muovere il resto di me. Sempre in lotta con la mia impronta ecologica, se posso vado a piedi (preferibilmente di corsa), vesto Patagonia, ”non mangio niente che abbia dei genitori", leggo e scrivo come molti soprattutto di ambiente, animali, diritti, doveri e “presunte sostenibilità”. Una mattina di maggio del 2015 mi hanno consegnato il premio giornalistico nazionale della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue “Isabella Sturvi” finalizzato alla promozione del giornalismo sociale.

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