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Fast food e batteri… che dieta!
Popoli minacciati
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Avete anche voi la sensazione che la discussione su questioni che hanno a che vedere con l’alimentazione sia negli ultimi anni aumentata? Che molte più persone di un tempo si preoccupino di quello che mangiano, di provenienza e qualità, di diritti e poteri, di come e dove comprare? Sarà perché per lavoro e per interesse mi occupo di questi temi, sarà perché ci faccio attenzione e perché io stessa ne parlo con conoscenti, parenti, colleghi e amici, ma ho l’impressione che sempre più consumatori siano informati e consapevoli e abbiano la sensibilità giusta per approfondire, indagare, muoversi un po’ più in profondità rispetto alla superficie. Non solo per il Pianeta – che per molti rimane comunque ancora un concetto indefinito per motivare azioni concrete di cambiamento a volte non così chiare nel loro rapporto causa-effetto – e non solo per i diritti degli altri – che se secondo coscienza ci fanno indignare, spesso non bastano a farci agire – ma anche per se stessi, per la propria salute e il proprio benessere, ragioni per molti certo più convincenti e urgenti.
Se dunque tanti di noi sono convinti e informati, per esempio sul fatto che un’alimentazione basata su cibi industriali e raffinati sia dannosa per il nostro benessere psico fisico, perché non siamo così allarmati – come lo siamo per questioni come i vaccini – se consideriamo che comporta per il nostro organismo effetti analoghi a quelli di un’infezione batterica? Già, proprio così. Ci preoccupiamo dello sporco, dei virus, delle minacce al nostro sistema immunitario e nel contempo adottiamo come se non ci fosse un domani uno stile alimentare ad alto contenuto di grassi e zuccheri (gli insospettabili, presenti anche sotto mentite spoglie).
E il nostro organismo come risponde? Le difese si fanno più aggressive, e non solo nel breve periodo. Lo dice uno studio recente dell’Università di Bonn durante il quale, per un mese, un team di ricercatori europei e americani ha sottoposto a una dieta non proprio desiderabile un campione di topi (argh, i test sugli animali! Ma questa è un’altra storia…). Dopo 4 settimane a inghiottire schifezze da fast food, nelle cavie si è riscontrato un aumento non previsto di cellule immunitarie nel sangue: granulociti e monciti. In pratica, un’infiammazione acuta, che dopo altre 4 settimane di ritorno a una dieta regolare, è scomparsa… non però senza lasciare traccia. La riprogrammazione genetica delle cellule immunitarie si poteva ancora osservare, cosa che tradotta in un linguaggio un po’ più accessibile significa che l’alimentazione spazzatura ha mobilitato i difensori del sistema immunitario, senza però un disarmo totale alla fine del periodo di emergenza. Per dirla in altre parole, sono reazioni che, nel lungo periodo, possono accelerare l’insorgenza di malattie vascolari o di diabete di tipo 2.
Non si tratta quindi solo di scorrette abitudini, ma di vera e propria cattiva alimentazione, che comporta conseguenze peggiori di quanto immaginato. Un problema che solleva ancora una volta il dibattito sull’importanza e sulla necessità di promuovere l’educazione alimentare, non solo tra le fasce d’età più giovani, ma anche tra gli adulti: scegliere – e poter scegliere – ogni giorno quello che vogliamo mangiare è indispensabile alla difesa di libertà, sovranità e diritti, ed è anche importante per la nostra stessa salute, per proteggere il nostro organismo biologico, certo, ma soprattutto per proteggere le nostre menti dal quotidiano bombardamento mediatico cui l’industria alimentare ci sottopone, esercitando continue pressioni che tentano i nostri acquisti, ignari delle conseguenze.
Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.