Il Cairo: violenti scontri in piazza, cresce il timore di una guerra civile

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Il Cairo brucia. La gente combatte. Le strade della capitale egiziana sono diventate ieri il campo di battaglia di una guerra che si combattono egiziani vicini al regime, spalleggiati da criminali comuni assodati dalla Polizia per provocare disordini e manifestanti anti-Mubarak.

Mercoledì mattina Piazza Tharir era più piena del solito. Lo sciopero generale di martedì, che aveva visto sfilare pacificamente per le strade 2milioni di persone per chiedere la fine del regime, aveva fatto rimanere piena la piazza anche durante la notte. A pochi chilometri di distanza, nei pressi di piazza Mustafa Mohammud i sostenitori di Hosni Mubarak dicevano la loro, assediati dai giornalisti.

Poi, nel primo pomeriggio, i sostenitori di Mubarak iniziano a marciare verso piazza Tharir. Sono tanti e decisi a difendere il presidente. In mezzo a loro i criminali comuni si riconoscono subito. Attaccano cameramen e fotografi prendendoli a calci. Spingono i giornalisti. Sono loro i più temuti dalla piazza. Quando da sotto il ponte nella parte Nord di Tharir, attaccato al museo egizio, i manifestanti pro-Mubarak sfondano i cordoni umani e entrano in piazza è il panico. Volano sassi e bastonate. Si combatte corpo a corpo. Dalle vie laterali molta gente tenta di fuggire ma trova altri supporter del dittatore a bloccarli.

I soldati, a bordo dei blindati, sono troppo pochi per fare qualcosa. E Tharir Square, diventa un inferno. In quasi un’ora i supporter di Mubarak avanzano e prendono un terzo della piazza. Poi, con il passare del tempo, la piazza va all’attacco. Staccano marciapiedi, rompono i sassi e iniziano a caricare. I feriti sono ovunque. Alcuni camion dati alle fiamme nei giorni scorsi sono presi d’assalto dai giovani che protestano contro il Raìs e utilizzati per lanciare sassi dall’alto.

Donne e bambini si raccolgono dalla parte opposta. Urlano, vanno incontro alla gente con fazzoletti di carta e puliscono le facce dei feriti che vengono trasportati nella moschea ambulatorio. Qui, i dottori, tutti volontari, non si fermano un minuto. A terra c’è una distesa di corpi pieni di sangue. Teste rotte, mascelle tagliate. Mettono punti di sutura a un paziente dopo l’altro. Un uomo, con una taglio sulla coscia urla: “guarda, guarda, questa è la democrazia di Mubarak”. La sala si riempie all’inverosimile. I dottori non sono abbastanza per medicare tutti e la gente si ammassa all’entrata. Pozze di sangue sono ovunque. I feriti, che continuano ad arrivare, vengono appoggiati per terra e i barellieri, gente comune che porta i corpi a braccio, ripartono a raccogliere altre persone.

Con il buio la situazione si calma, ma si cominciano a sentire i primi colpi di arma da fuoco. In una delle vie laterali, dalla parte Sud della piazza, ci sono ancora fitte sassaiole. Da una parte gli anti-Mubarak, dall’altra i criminali che, almeno per questa volta, stanno dalla parte della Polizia.

La televisione di stato, controllata dal regime, ha avvertito e minacciato i manifestanti: “sgomberate la piazza”. La voce che durante la notte sarà smantellata dalla Polizia si rincorre tra i manifestanti che lottano contro Mubarak. Una minaccia che potrebbe trasformarsi in una guerra civile.

Andrea Bernardi
(inviato di Unimondo a Il Cairo)

 

I precedenti articoli sulle manifestazioni nel Nord Africa (dal più recente)

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