“Presente”: per una scuola accogliente e competente

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Quale significato può avere parlare di diritto all’istruzione nella scuola italiana di oggi? Cogliendo alcuni spunti semantici ed operativi provenienti dal secondo obiettivo di sviluppo dell’ONU, Fondazione Fontana – una onlus impegnata sul territorio padovano e trentino - ha lanciato la domanda alle scuole di ogni ordine e grado delle due province. La sfida è stata raccolta da oltre un centinaio di insegnanti che, coinvolgendo le loro classi in un percorso di ricerca, si sono dati come fine quello di trovare le risposte più plausibili e di provare a ricentrare il proprio essere nella scuola di oggi, “presente!”.

 L’obiettivo di Fondazione Fontana per l’anno scolastico 2013-14 è di riuscire a catalizzare ed attivare quelle “energie” positive che, anche e proprio in un momento di difficoltà e di cambiamento come quello che sta attraversando il sistema sociale italiano, la scuola già esprime attraverso insegnanti entusiasti, alunni/e motivati/e, ragazzi/e carichi/e di sogni, in vista della realizzazione del suo intento educativo. “Presente!”, lo slogan scelto per rappresentare il percorso, ricorda – a chi si è seduto o seduta su un banco di scuola – che l’esserci fa la differenza. Riecheggiano tante risposte quanti sono i nomi dei presenti in classe. Chi non c’è non lo dice e molti sono, a livello globale i bambini e le bambine che per ragioni differenti non rispondono all’appello.

Per questo l’ONU, nella dichiarazione d’impegno assunta nell’anno 2000, ha voluto mettere in luce come l’istruzione primaria dovesse essere davvero un diritto da assicurare a tutti i bambini e le bambine entro il 2015 consentendo loro di terminare un ciclo completo di istruzione primaria. A meno di un anno dalla meta, i risultati – anche positivi – raggiunti lasciano ad intendere l’impossibilità di soddisfare pienamente quanto stabilito quindici anni fa. Secondo i dati forniti dall’ONU, nel 2011 136 milioni di bambini e bambine aventi l'età legale per essere ammessi alla scuola primaria, risultavano iscritti; di tutti gli aventi diritto, però 57 milioni rimanevano fuori dalla scuola; inoltre si stimava che dei 136 milioni iscritti solo il 75% sarebbe stato in grado di completare il ciclo di istruzione primaria e che, quindi, circa 34 milioni avrebbero abbandonato la scuola prima di raggiungere l'ultimo anno.

Per quanto riguarda la popolazione tra i 15 e i 24 anni, l’84% sapeva leggere, scrivere e contare, a fronte di 123 milioni di giovani ai quali risultavano mancare le competenze di leggere e scrivere. La maggior parte dei dati negativi è concentrata in alcune regioni del mondo. Oltre la metà dei 57 milioni di bambini e bambine che non risulta iscritta vive in Africa sub-sahariana (in particolare in Burkina Faso, Cosa d’Avorio, Etiopia, Kenya e Nigeria). Il fenomeno è legato a diversi fattori. Le difficoltà economiche delle famiglie d’origine, il contesto nel quale vivono, rurale o urbano, la posizione dell’abitazione familiare, il genere sono fattori che influenzano in modo sostanziale il tasso di iscrizione e la frequenza della scuola primaria. L’Africa sub-sahariana detiene il tasso più alto di abbandono scolastico a livello globale: due su cinque alunni iscritti al primo anno non raggiungono l’ultimo; in Asia meridionale, uno su tre. Le bambine hanno meno probabilità dei bambini di essere iscritte, ma i tassi di abbandono sono inferiori a quelli dei coetanei maschi: una bambina, una volta iscritta, ha una maggiore probabilità di arrivare all’ultimo anno, fatta eccezione per i paesi dell’Asia occidentale e orientale. Nonostante i miglioramenti avvenuti nell’arco del ventennio 1990-2011 per quanto riguarda l’alfabetizzazione degli adulti, su scala globale, le donne continuano a rappresentare i due terzi di popolazione adulta analfabeta.

Questione di genere, abbandoni, insuccessi ed altre problematiche socio-culturali legate alla vita scolastica sono presenti ad ogni latitudine e caratterizzano, seppure in maniera differente da paese a paese, le vicende scolastiche di intere generazioni di studenti e studentesse. Se si osserva più da vicino il caso italiano si nota come i più recenti dati sulla dispersione scolastica mettano l’Italia agli ultimi posti delle classifiche europee: elevato tasso di abbandono (oltre il 17%), scarsa capacità di assorbire i giovani nel mercato del lavoro, ridotta capacità di sognare e progettare il futuro. Oltre alla dispersione, agli insuccessi e alle devianze, si affacciano in maniera dirompente bisogni educativi speciali di ogni genere, dai disturbi dell’apprendimento, all’accoglienza di giovani cittadini con le più differenti origini culturali e linguistiche, dalle eccellenze talentuose alle diverse patologie e disabilità.

Ognuna di queste problematiche pone delle sfide che meritano di essere colte per porsi in una continua tensione verso quella che vorrebbe essere la scuola italiana, cioè una scuola inclusiva che risponde alla persona, ai suoi bisogni cognitivi, ma anche a quelli emotivi, una “buona scuola”, come la chiama il pedagogista Italo Fiorin, che è insieme, accogliente e competente. E noi quale scuola vorremmo? Si potrebbe iniziare rispondendo “presente!”; allora potremmo iniziare a partecipare ad una importante missione di costruzione di noi stessi e delle nostre comunità per cambiare insieme e reintrodurre la capacità di aspirare, cioè il senso della possibilità.

Sara Bin

Fonte: tonioloricerca.it

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