www.unimondo.org/Guide/Diritti-umani/Giovani/Povera-Itaglia-ultimi-per-competenze-alfabetiche-e-matematiche-143437
Povera Itaglia: ultimi per competenze alfabetiche e matematiche
Giovani
Stampa
Il titolo scelto per questo articolo vorrebbe tanto essere ironico, ma mentre lo scrivevo in mente avevo una musica più simile ad un Requiem mozartiano che non ad una ironica scenetta di Benny Hill. Sì, perché è possibile ironizzare quanto si vuole sulla valenza o meno delle varie classifiche che ogni anno gli istituti di analisi e ricerca presentano al mondo, ma certamente è facile capire come l’indagine internazionale promossa dall’OCSE che valuta le competenze degli adulti (16-65 anni) sia estremamente precisa se accostata alle condizioni lavorative e personali dei cittadini italiani di oggi
L’elaborato presentato a inizio ottobre contiene i risultati relativi a 24 Paesi d’Europa, Asia e America e per l’Italia l’indagine è stata svolta da Isfol .
Definito come Programme for the International Assessment of Adult Competencies – esso è incluso in un vasto progetto di ricerca OCSE volto a sviluppare negli anni analisi sulle competenze dei vari popoli, in seguito alla rivoluzione tecnologica, grande acceleratrice di cambiamenti significativi nel mercato del lavoro mondiale, i quali si connotano nella richiesta abilità, competenze e conoscenze in relazione al bisogno di gestire processi complessi, di reperire e produrre informazioni, di possedere livelli elevati di abilità cognitive e sociali come, ad esempio, la capacità di interazione nel lavoro e nella vita quotidiana
Lo studio restituisce inoltre risultati estremamente interessanti e, per noi italiani, allarmanti, dei sistemi di istruzione unitamente al rapporto tra questi e il mercato del lavoro, analizzando anche possibilità di miglioramento delle prospettive occupazionali di ogni nazione ed individuando nel contempo le fasce di popolazione più a rischio a rischio e misura l’aderenza potenziale esistente tra le competenze offerte disponibili sul mercato del lavoro, e le competenze che il mercato del lavoro richiede sia in senso globale sia in ogni singolo stato.
E qui il requiem entra nella sua parte più sofferta, perché noi siamo sempre, o quasi, in ultima posizione.
A livello mondiale siamo un puntino insignificante lontano anni luce da Giappone e Stati Uniti, ai primi posti, ma anche dall’Australia e dalla Germania e dietro Estonia, Irlanda, Cipro e tutti e ventitré i paesi che dell’Ocse. L’Italia è all’ultimo posto per competenze alfabetiche e al penultimo per quelle matematiche, in sostanza per quelle componenti essenziali per la crescita individuale, l’inclusione sociale e una soddisfacente carriera lavorativa. Impossibile non dirsi d’accordo con
che sulla sua rubrica interna all’espresso on line afferma” Siamo un Paese di analfabeti funzionali: tutto il resto – la scarsa competitività economica, i diritti civili e sociali calpestati, la facile raccolta del consenso per chi possiede o controlla i media, la debole penetrazione della Rete, la vittoria sociale di chi ‘conosce qualcuno’, beh, è tutto un corollario di questa catastrofe qui.
E al fondo, resta la conclusione più inevitabile: finché la politica di questa catastrofe non si farà radicalmente carico, l’unico modo per fare buona politica è provare a migliorare, ad aprire, a incuriosire le menti di ciascuna persona che incontriamo nel nostro cammino, nel nostro quartiere, nel tram che ci porta al lavoro”.
Definitivo, drastico, ma veritiero. Infatti, solo una piccola porzione della popolazione del nostro paese - meno del 30% - possiede le conoscenze scolastiche e sociali considerate il minimo indispensabile per vivere lavorare e stare da protagonisti nel XXI secolo.
E, riaffermando un solco ormai atavico, permane una netta distanza tra Centro-Nord e Mezzogiorno. E la formazione superiore ed universitaria? Una Caporetto, con il più basso numero di laureati in Europa ed un pullulare di facoltà e corsi
che troppo spesso non consento un’occupazione certa una volta finito il percorso di formazione. Un quadro preoccupante ma c’è un ma.
Osservando le parti d’indagine riferite all’Italia, emerge un fatto certamente positivo: le donne raggiungono il punteggio dei maschi per quanto riguarda le competenze alfabetiche (literacy), questo risultato si deve alle buone performance delle più giovani, che compensa le limitate prestazioni delle donne anziane. L’indagine mette in luce inoltre un patrimonio di competenze femminili che il nostro paese non utilizza con le disoccupate che hanno competenze più elevate dei disoccupati maschi – e si nota un miglioramento complessivo anche se assai lento e graduale, della condizione della donna negli ambienti di lavoro. Ripartire da Eva, insomma, per ricostruire una nazione che perde ogni giorno pezzi di identità e dignità. A proposito, qualcuno di voi ha il numero di cellulare del Ministro del Lavoro? Sapete com’è, sono precario....Povera Itaglia!