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Internet libera tutti. Lavoro e disabilità ai tempi della Rete
Giovani
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Il passaggio tra il “fisico” e il “virtuale” è decisivo per chi presenta problemi di disabilità. Quando si parla di questi temi occorre sempre fare una fondamentale costatazione: quando si tratta di disabilità, ci si trova di fronte a un universo di situazioni, di condizioni, di storie così differenziate e particolari da essere difficilmente incasellate in qualsiasi griglia precostituita. Eppure agli occhi della stragrande maggioranza delle persone esiste la categoria dei “disabili”, generica e uniforme, come accade sempre per le minoranze non ben identificate, come oggi possono essere gli “extracomunitari”. Occorre anche distinguere tra disabilità fisica e mentale, oppure tra le differenti capacità variabili da individuo a individuo.
Tuttavia per i disabili, per tutti i diversamente abili, la rivoluzione informatica può significare un salto di qualità notevolissimo. Non si tratta più di far lavorare i disabili “come se” fossero normali, ma cade proprio la differenza. I disabili possono essere meglio, peggio o uguali a chi non ha problemi. Internet dunque consente un abbattimento delle differenze.
Da cosa è caratterizzato il lavoro attraverso la Rete? Scompaiono i limiti temporali, spaziali, creativi, relazionali. Non è vero che Internet spersonalizza. Se usato bene arricchisce la vita vera. Vediamo con ordine queste quattro caratteristiche.
Lavorare “a distanza” o, con un termine più pomposo, telelavorare consente una grande liberazione del tempo disponibile. Qualcuno potrebbe trovarsi spaesato nella razionalizzazione autonoma del tempo, potrebbe intimorirsi senza aver un cartellino da timbrare alle 8 di mattina, nella consapevolezza che alle 17 meno un minuto potrà mollare la penna e ritornarsene a casa. Per chi lavora a domicilio l’organizzazione del tempo è fondamentale; può essere difficile riuscire a gestire con precisione le varie incombenze; però si possono piegare le circostanze secondo le proprie esigenze. Per chi vive situazioni particolari che non permettono un lavoro di ufficio, vuoi per l’impossibilità di allontanarsi per troppe ore dalla propria casa, vuoi per mille altre ragioni, le nuove tecnologie hanno rappresentato una svolta epocale. Sicuramente lavorare fianco a fianco con qualcuno presenta svantaggi e vantaggi rispetto al lavoro in solitudine. Tuttavia non è poi così vero che lavorare a distanza, da casa, implichi solitudine. Vedremo successivamente meglio questo punto.
L’abbattimento delle barriere spaziali è una delle caratteristiche più note e impattanti dell’età digitale. Basti pensare alla posta elettronica, agli incontri via skype, alle teleconferenze: ogni distanza è annullata, si è vicini, direi quasi spazialmente, trovandosi in realtà a migliaia di chilometri l’uno dall’altro. Stando fermi a casa si può girare il mondo. Per chi ha difficoltà motorie tutto questo è una vera rivoluzione. Non bisogna certamente essere così ingenui da mettere sullo stesso piano un viaggio reale che fa incontrare volti e incrociare sguardi, che fa sentire profumi e gustare cibi, con un’avventura virtuale in Rete.
Alla fine è tutto una questione di sensibilità. Una persona vuota può girare mezzo mondo e non capire nulla. Chi invece affina l’attenzione potrà cogliere le dinamiche di un paese lontanissimo leggendo interviste, guardando filmati, imparando da una fotografia. Con Internet si ha tutto a disposizione: l’edizione di un giornale di una piccola città degli Stati Uniti come di una megalopoli cinese o come il bollettino di qualche sperduta missione nella foresta o il blog di popolazioni indigene che hanno scoperto la potenza della connessione al web. E tutto questo si può conoscere stando a casa, a Trento come a Cagliari, come in Kenya o come a Lima.
Anche in questo caso non è vero che questa nuova modalità comunicativa aumenta la solitudine: è vero l’opposto, perché stimola la relazione, il confronto di idee, il bisogno di approfondire. Ancora una volta quasi tutto si gioca sulla sensibilità personale. L’abbattimento spaziale può essere anche una rivoluzione nella lotta contro le emissioni di anidride carbonica: sappiamo bene quanto i trasporti siano responsabili dell’inquinamento. Annullare le distanze, eliminare inutili fogli di carta, pensarsi globalmente in ogni momento della giornata, sono conquiste notevoli per la salvaguardia dell’ambiente.
Internet abbatte anche ogni limite per la creatività. Parafrasando Shakespeare, si potrebbe dire che ci sono molte più cose in Rete di quanto possano pensare il pensiero precostituito, l’ideologia confezionata, la nostra visione del mondo. Internet sprigiona la libertà. Per questo è tanto temuto dai regimi dittatoriali. Perché chiunque si può trasformare in un giornalista, in un politico, in un osservatore pronto a giudicare e a criticare. Il citizen journalism, il giornalismo dei semplici cittadini che tanto impatto ha avuto nelle recenti rivoluzioni arabe, trasforma il modo stesso di fare notizia: ed è qui che si genera quella diplomazia popolare, quell’opinione pubblica globale che stanno diventando attori significativi della politica internazionale.
Ogni giorno possiamo virtualmente trasferirci da un angolo all’altro del pianeta non solo per comprendere meglio le varie situazioni ma per apprendere dagli altri qualcosa che noi non sappiamo ma che potrebbe cambiare la nostra vita. La creatività maggiore non sta nell’inventare le cose ma nel farsi stimolare dagli altri per produrre nuove idee da concretizzarsi nel contesto in cui operiamo.
Ed infine Internet apre la possibilità di relazionarci con gli altri. Qualcuno dice che la rivoluzione virtuale soffoca le relazioni umane concrete e autentiche. Ovvio che non tutto si può fermare al virtuale. Ma avere amicizie in Rete di persone mai viste e di cui non ho mai udito la voce, che abitano a Roma, a Trieste, in Perù come in Australia, arricchisce molto la vita. A distanza si possono incontrare esperienze, progettare iniziative, guardare insieme da prospettive diverse al mondo che cambia, creare per davvero una rete cosmopolita. Internet apre a relazioni cosmopolite. A una vera, possibile, democrazia planetaria. Tutti gli studi dicono che la differenza tra le persone sarà determinata dalla capacità o meno di saper usare le nuove tecnologie e avere la possibilità di usarle. Il disabile vero sarà colui che non saprà o non potrà utilizzare Internet.
Certo davanti al computer si sta da soli. È molto difficile digitare in due sulla tastiera oppure guardare in due su un video. Per questo Internet sprigiona le sue potenzialità soltanto se l’utente fa parte di una comunità, di un progetto condiviso, di una impresa che lo fa incontrare con altre persone. Questa è la logica della Rete. Creare comunità.