Infanzia: a venti anni dalla Convenzione diritti non ancora realizzati in Italia

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L’Italia ha ratificato la "Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza" nel maggio del 1991 ma a distanza di 18 anni vi sono "tante buone leggi non applicate" mentre di recente vanno segnalati "i continui tagli alla Cooperazione". Lo denuncia l'Unicef in occasione della Giornata internazionale dell'Infanzia. Per celebrare i venti anni della Convenzione l'Unicef ha dedicato un’edizione speciale del suo principale rapporto "La Condizione dell’infanzia nel mondo" (in .pdf) ai diritti dei bambini.

Il Comitato dell'Onu sui Diritti dell’infanzia - organismo preposto dalla Convenzione stessa a monitorare il comportamento degli stati - valutando i progressi e i ritardi del nostro Paese afferma - riporta Unicef Italia - che vi sono "tante buone leggi non applicate". "Negli ultimi decenni sono state numerose le leggi che hanno trattato i diversi aspetti della condizione dei bambini e degli adolescenti, affrontando i temi della protezione, della promozione e della partecipazione dei bambini e degli adolescenti. Occorre però evidenziare il divario esistente tra gli impegni assunti e l’applicazione della normativa stessa".

In particolare l'Unicef denuncia una "disattenzione bipartisan" per quanto riguarda il Piano Nazionale d’azione per l’infanzia che manca dal 2005 e che "non esiste ancora in Italia un Garante nazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza". Alcune Regioni hanno previsto questa figura in ambito territoriale, altre hanno legiferato in materia ma non l’hanno ancora istituita, creando - sottolinea Unicef "una situazione di discriminazione su base territoriale nell’accesso ai diritti". Infine Unicef evidenzia che "risulta molto difficile reperire informazioni precise e comparabili sulle risorse di bilancio destinate negli anni all’infanzia e all’adolescenza da Governo, Regioni, Province e Comuni", ma "di certo sono in diminuzione costante quelle destinate alla Cooperazione internazionale".

Denunce che il presidente di Unicef Italia, Vincenzo Spadafora ha reiterato nei giorni scorsi a Napoli a margine della prima 'Conferenza nazionale sull'infanzia e sull'adolescenza' alla quale non hanno partecipato i rappresentanti del Governo richiamati in aula per un voto di fiducia. "Il Governo non si rende conto della grande emergenza sociale cresciuta ancor di più nell'ultimo anno" - ha detto Spadafora. "Per gli interventi e le politiche per l'infanzia non c'è razionalizzazione nè di strutture nè di risorse in Italia" ."Il Governo ha compreso i problemi reali delle famiglie? E se sì, dia delle risposte". "C'è retorica nel fare una conferenza di questo genere a Napoli - ha aggiunto Spadafora - città dove un bimbo può morire perche' l'Enel stacca la corrente elettrica, senza che il Governo invii almeno un suo rappresentante a raccogliere le nostre riflessioni. Le organizzazioni di settore sono pronte a sedersi a un tavolo per un nuovo indispensabile Piano nazionale per l'infanzia, "fondamentale", anche perchè legato a una certezza di stanziamenti per politiche di settore" - ha concluso.

Anche l'ong Save the Children ribadisce la mancanza in Italia di alcune fondamentali misure di attuazione della 'Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza' quali il Piano Nazionale Infanzia. "Sono inoltre a rischio di discriminazione particolari gruppi di minori, come i minori migranti e i minori residenti in regioni meno ricche. Non adeguatamente tutelato è il diritto alla partecipazione dei bambini e l’ascolto in particolare nell’ambito dei procedimenti giudiziari dove i minori sono spesso coinvolti sia come autori di reato sia come parte offesa o vittime di reati sessuali" - aggiunge Save the Children.

"Esprimiamo forte preoccupazione nel rilevare che poco si sia tenuto in conto l’impatto sui minori di alcuni provvedimenti legislativi come la cosiddetta Legge sicurezza e che la partecipazione e consultazione dei minori sia, in generale, molto trascurata. I diritti e la voce dei bambini non hanno ancora quella centralità che dovrebbero avere" - ha detto Arianna Saulini, coordinatrice del Gruppo CRC, un network di 86 organizzazioni e associazioni del terzo settore coordinato da Save the Children Italia che ha presentato nei giorni scorsi il II Rapporto supplementare sull' attuazione della Convenzione in Italia (testo in .pdf).

A livello mondiale i dati sono sconfortanti: 75 milioni nel mondo i bambini che non hanno la possibilità di andare a scuola, 40 milioni vivono in paesi colpiti o reduci da guerre e altrettanti sono vittime di abusi e negligenze. Sono 275 milioni quelli costretti ogni anno ad assistere a episodi di violenza e maltrattamenti all’interno delle mura di casa e 126 milioni bambini nel mondo sono coinvolti in attività lavorative rischiose e nocive mentre 250mila sono tuttora arruolati come bambini e bambine-soldato. 22 milioni profughi e sfollati a seguito di guerre. Quasi 9 milioni sotto i 5 anni continuano a morire ogni anno, la gran parte per malattie curabili e prevenibili come complicazioni neonatali, polmonite, diarrea, malaria, morbillo, mentre 175 milioni si stima saranno i minori vittime dell’aumento dei disastri naturali nel corso del prossimo decennio.

"La sfida oggi - commenta Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia - è ridurre le enormi distanze fra bambini molto tutelati e bambini che hanno zero diritti - a partire da quello di vivere e sopravvivere - affrontando al contempo nuove sfide, come quella dei cambiamenti climatici, che rischiano di amplificare la forbice tra bambini di serie A e bambini di serie B" . [GB]

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