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Governo Renzi 1, molte promesse, molto scetticismo
Giovani
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Il governo numero 63 in 68 anni di vita repubblicana nasce all’insegna della personalità di Matteo Renzi. Il più giovane premier italiano di sempre è di per se stesso un’anomalia. Per i modi con cui è arrivato a Palazzo Chigi, per lo stile da rottamatore, per le promesse di cambiamento, di rottura, persino di una rivoluzione democratica. Queste ultime settimane sono state caratterizzate da incontri faccia a faccia con protagonista immancabile lo stesso Renzi insieme a vari interlocutori. Incontri che si sono moltiplicati dopo l’incarico ricevuto per formare il nuovo governo. Renzi ha visto Letta, Berlusconi, Napolitano, Grillo, il governatore di Banca d’Italia, persino D’Alema.
Andiamo con ordine. Considerando pure che Renzi è fiorentino e sembra aver imparato bene la lezione di Machiavelli, il comportamento da lui tenuto nei confronti del governo precedente è l’emblema della cattiva politica, della manovra di Palazzo, della corsa senza scrupoli al potere. L’ “Enricostaisereno” con cui l’ex sindaco di Firenze tranquillizzava beffardamente Letta, spergiurando che non aspirava a prendere il suo posto, salvo poi agire al contrario, dimostra non solo la spregiudicatezza dell’uomo ma anche il fallimento delle contorte regole del Partito Democratico. Che cosa servono le primarie se costantemente il loro esito viene stravolto? È incredibile come il Partito si sia schierato completamente per la liquidazione di Letta. È incredibile anche il fatto che non ci sia stato un voto dei gruppi parlamentari. Ritorniamo alla DC, senza avere la partecipazione popolare della DC o del PCI dei tempi migliori.
Renzi – quello della trasparenza, quello che “gioca a carte scoperte”, quello che “dice le cose in faccia” – ha impostato la sua scalata sull’inganno. Si dirà che la politica è così, che tutti fanno così. In questo modo però non si modifica il clima oscuro e paludoso del potere e del sotto potere italiani, ad ogni livello. Non si è mai visto però un politico che scrive e sottoscrive solennemente parole inequivocabili e che poi, riga per riga, le attua in maniera opposta. Ecco cosa leggiamo nel suo “libro” intitolato “Oltre la rottamazione”: “Perché facciamo politica ragazzi? Per gratificare il nostro ego o per cambiare il Paese? Bene. Noi non stiamo cercando di prendere il potere a tutti i costi…Noi stiamo cercando di cambiare l’Italia. E se adesso il governo è nelle mani di Letta, facciamo il tifo per lui e diamogli una mano”. E ancora: “Non è solo per amicizia personale con Enrico Letta che mai accetterei di fare il segretario del PD per avere in mano la vita o la morte del suo governo. Ma è anche per una questione di dignità”. Ogni commento è superfluo.
Renzi incontra Berlusconi e sigla con lui larghe “sottintese”, nel senso che non si sa bene che cosa i due si siano promessi. Il fatto è che Berlusconi, ancora una volta, è stato resuscitato dai suoi presunti avversari. Con lui si voterà la nuova legge elettorale, con lui si varerà la “grande riforma” costituzionale. Auguri. Ma intanto l’incontro più lungo e più cordiale che Renzi ha avuto durante le consultazioni è stato proprio quello con Berlusconi: i due sono stati a parlare da soli per 7 minuti, un tempo sufficiente per parlare di processi e di televisioni. Naturalmente senza streaming.
Quello che va in diretta è l’incontro Renzi Grillo. Il monologo dell’ex comico, tipico del fascismo buffo che rappresenta, ci spinge a sostenere il giovane Matteo, ma denota il livello a cui è giunta la politica italiana. A pensare che Grillo ha ottenuto il 25% dei voti si comincia a capire come sia possibile che Stati democratici possano premiare figuri inquietanti, alieni da qualsiasi buona educazione e davvero capaci di tutto. Se un comico autoritario raggiunge un quarto dei voti, tutto può accadere in Italia. Che si presenta ancora come uno Stato provinciale, immaturo, pericolosamente in bilico.
Occorre sforzarsi di andare oltre, perché in fondo di un governo ce n’è bisogno. Il governo Letta non ha brillato, soprattutto non ha fatto nulla sui temi che più ci stanno a cuore: i rapporti internazionali, la difesa e la cultura della pace, i diritti nel nostro Paese, il mondo del volontariato e del no profit. Su questi versanti le idee di Renzi sembrano buone: a parole vuole privilegiare il terzo settore magari dotandolo di risorse sottratte per esempio al progetto degli F 35; intende cambiare la legge sull’immigrazione; presenta innovative proposte sul lavoro. Come potrà farlo però con la stessa maggioranza di prima? Non bisogna farsi ingannare dagli effetti speciali, dal numero di donne nella compagine ministeriale, dal taglio del numero dei dicasteri, dall’ingresso di figure ovviamente presentate come il toccasana per un paese stremato. Per fortuna quello presentato da Renzi non è un dream team. Ci sono personalità valide, uscite di scena che salutiamo favorevolmente, novità poco conosciute. Nelle prossime settimane vedremo meglio le singole figure, ma sarebbe da sprovveduti pensare che basti un cambio di personale per la rivoluzione promessa. Se le strutture rimangono le stesse, non esistono uomini della provvidenza che ci possono salvare.
Renzi avrà almeno la consapevolezza dei problemi sul tappeto? Oppure, ebbro di “smisurata ambizione”, crederà di poter cambiare tutto con la forza di volontà? Dovrà invece trattare con l’Europa, con Napolitano, con l’economia globale ma anche con i movimenti dal basso. Sarà capace di ascoltare anche queste istanze della base? Gli facciamo gli auguri, con molto scetticismo.