«CapisciAMe», con la App di Davide si dialoga senza barriere

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Foto: Corriere.it

Davide Mulfari ha 35 anni ed è un ingegnere di Messina. È anche affetto da una disabilità motoria, la tetraparesi spastica come conseguenza di una paralisi cerebrale infantile. È in carrozzina e ha problemi di linguaggio, un disturbo definito disartria. Nonostante questo è riuscito a laurearsi in Ingegneria informatica all’Università di Messina che lo ha poi assunto a tempo indeterminato per occuparsi di software. All’Università di Pisa ha ottenuto un assegno di ricerca e ha terminato un dottorato di ricerca in Ingegneria dell’Informazione. Qui si è occupato della tecnologia che può migliorare la vita delle persone disabili o degli individui che si ritrovano all’improvviso ad affrontare le stesse difficoltà perché colpite da ictus o malate degenerative come la Sla. 

La maggior parte dell’attività di dottorato ha riguardato l’analisi e lo studio di modelli di machine learning per il riconoscimento del parlato difficilmente intellegibile di persone con disartria, come lui. Ciò gli ha permesso di realizzare una app, CapisciAMe, disponibile gratuitamente sullo store Google e finalizzata alla raccolta e «donazione» di voci da parte di persone con disartria e altre disabilità del linguaggio. CapisciAme serve per il riconoscimento vocale delle parole pronunciate da chi ha difetti del linguaggio e permette di personalizzare il «dialogo» con gli assistenti virtuali come Alex di Amazon, Siri di Apple o Google Assistant. Gli assistenti virtuali aiutano a svolgere le mansioni più svariate, dall’accendere la luce al regolare la temperatura in casa. Nell’implementazione attuale, spiega l’Ateneo pisano, CapisciAMe è in grado di riconoscere un numero limitato di comandi vocali pronunciati dalle stesse persone con disartria che hanno contribuito alla definizione del modello.  

La sua App ha vinto il premio Maketocare assieme a e Sedia Intelligente di Dario Dongo ed Égalité onlus. I due vincitori sono attesi in Israele per entrare in contatto con il tessuto innovativo nazionale. 

«Le nuove tecnologie possono aiutare a risolvere le esigenze delle persone disabili», ha spiegato Davide Mulfari in un’intervista tv.«L’obiettivo del mio lavoro - ha dichiarato a www.ilbrevetto.news - è quello di far sì che gli assistenti virtuali presenti sul mercato possano comprendere anche il linguaggio di tutti i disartrici permettendo loro di usufruire di tutte le possibilità che attualmente sono loro negate». Per interagire con lo smartphone e rendere più accessibile la sua casa ha bisogno di un assistente virtuale ma quelli disponibili non riconoscono le sue parole perché è disartrico. Eppure per disabili come lio non si tratta solo di comodità ma di autonomia. Davide vuole accendere una luce o uno schermo, regolare il riscaldamento, fare da solo quante più cose possibili. Per questo ha progettato la app. 

Mulfari si è dottorato lo scorso maggio e oggi lavora come ingegnere presso il centro informatico d’ateneo dell’Università di Messina...

Segue su: Corriere.it

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