Caltagirone, la capitale dei minori non accompagnati

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Fa una certa impressione leggere che all’incirca il 42% dei minori non accompagnati presenti in Italia si concentri in una sola Regione, la Sicilia. Ma ancora più lo fa andare a vedere la distribuzione dei minori non accompagnati sul territorio regionale e scoprire che ci sono Comuni in Sicilia che accolgono un minore non accompagnato ogni 134 abitanti o addirittura uno ogni 117 abitanti. Per avere un’idea, a Palermo il rapporto è di un minore non accompagnato ogni 1.587 abitanti, a Catania di uno ogni 638.

I dati sono ufficiali, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Al 30 giugno 2018 i minori non accompagnati presenti in Sicilia sono 5.699, di cui il 90,5% maschi: le ragazze sono soltanto 542. Il 56,3% ha 17 anni di età (3.206), il 25,7% ne ha 16 (altri 1.462), il 10,3% ne ha 15 (588 minori). Ci sono poi 385 ragazzi fra i 7 e i 14 anni e 58 di età compresa fra 0 e 6 anni. Gambia, Guinea, Costa d’Avorio, Eritrea e Nigeria sono i primi cinque Paesi di provenienza dei minori: da questi paesi arrivano complessivamente più del 5% dei minori non accompagnati presenti in Sicilia. I Paesi di provenienza mappati sono tuttavia ben 36.

Venendo alla distribuzione sul territorio, i Comuni della provincia di Catania sono i più accoglienti, con 1.018 minori ospitati, pari al 17,9% di tutti i MNA in Sicilia. Il territorio delle province di Trapani, Messina, Agrigento, Palermo e Siracusa seguono poi nell’accoglienza dei minori, con numeri che vanno dai 918 accolti in strutture della provincia di Trapani (16,1%) fino ai 669 ospitati nel territorio della provincia di Siracusa (11,7%). Seguono a distanza gli altri territori, con 353 minori in provincia di Ragusa (6,2%), 174 in provincia di Enna (3,1%) e 127 in provincia di Caltanissetta (2,2%). La vera sorpresa però sta nell’elenco dei primi venti Comuni di accoglienza che il Ministero ci ha fornito: «per motivi di cautela legati alla delicatezza dei dati, si tende a fornire sempre dati con un certo livello di aggregazione per non correre il rischio di arrivare a numeri troppo di dettaglio», spiega il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Noi ci siamo incuriositi e siamo andati a verificare il rapporto tra minori accolti e numero di residenti, scoprendo così una enorme disomogeneità di distribuzione. Se infatti Palermo con i suoi 668.405 abitanti accoglie un MNA ogni 1.587 abitanti, Messina ne ospita uno ogni 288 abitanti. Pozzallo, luogo di sbarchi, ha sul proprio territorio un minore ogni 295 residenti. I Comuni con il più elevato rapporto di minori non accompagnati rispetto ai propri abitanti sono Caltagirone, comune della provincia di Catania di 38.391 abitanti, che ospita 326 MNA, uno ogni 117 residenti; Augusta che ne ha 266, pari a uno ogni 134 abitanti e Aragona in provincia di Agrigento che ne ospita 70 ma sempre con un rapporto di uno ogni 134 abitanti; poi Agrigento con uno ogni 146 abitanti e Salemi con uno ogni 148. A Messina, la città che ospita il numero maggiore di ragazzi (812), il rapporto è pari a un MNA ogni 288 residenti.

Nelle scorse settimane il Tribunale per i Minorenni di Palermo di fronte alla impossibilità di nominare un tutore volontario per i minori non accompagnati, conseguenza della estrema disuguaglianza nella loro distribuzione territoriale, ha proceduto come si faceva prima della legge 47/2017 ad affidare i minori alla tutela dei sindaci, dando però loro contestualmente l'incarico di trasferire la minore «in una struttura comunitaria ubicata in altra zona del territorio nazionale che consenta la nomina di un tutore volontario iscritto negli elenchi previsti dalla legge 47/2017», ritenendo che solo il tutore volontario e il suo rapporto diretto con il minore sia «un riferimento sostitutivo indispensabile per il minore straniero privo di genitori», che gli «consente di esercitare i suoi diritti in modo effettivo e appropriato».

Anche il Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza del Comune di Palermo, Lino D'Andrea, ha evidenziato come criticità il fatto che i ragazzi vengano inviati in grandi numeri in piccoli Comuni che non garantiscono un numero adeguato di tutori volontari né di opportunità di inclusione, cominciando dalla scuola: «è evidente che in questo modo si nega sia il diritto alla studio sia il diritto alla tutela, previsto dalla legge. Perché non sempre quando hai un tutore hai una tutela», ha detto.

Da Vita.it

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