Bambini di strada, la mobilitazione continua

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Come ogni anno, il 12 aprile si è celebrata la Giornata Internazionale dei Bambini di Strada, di cui ricorre il sesto anniversario da quando, nel 2011, fu lanciata dal Consortium for Street Children di Londra. L’obiettivo è quello di dare voce ai milioni di bambini di strada presenti a livello globale in modo che i loro diritti non vengano calpestati.

L’anno scorso la giornata è stata incentrata sulla decisione delle Nazioni Unite di formulare un Commento Generale dedicato interamente alla situazione dei bambini di strada, sottolineando l’impatto positivo che una simile decisione avrà sia sui bambini che sulle organizzazioni che se ne occupano.

Il tema di quest’ anno è stata l’identità e può avere una doppia valenza. Da un lato prende in considerazione le difficoltà che i bambini ed i giovani di strada incontrano quando cercano di ottenere i documenti di identità e quello che significa non disporne: il mancato accesso a servizi fondamentali quali ad esempio l’istruzione ed il sistema sanitario. Dall’altro lato si può interpretare in termini di definizione della loro identità: come i bambini di strada vedono loro stessi e come la società li percepisce.

Importante riconoscimento delle Nazioni Unite 

Il sistema delle Nazioni Unite ha riconosciuto concretamente l’importanza della lettera aperta all’Onu che una rete di associazioni aveva promosso ancora nel 2012, insieme a 74 esperti di tutto il mondo; in essa si sottolineava che “L’insieme delle indagini sociologiche e le esperienze in questi ultimi 30 anni dimostra che l’esperienza dei bambini/e che vivono e lavorano in strada, va ben oltre le tattiche limitate e i comportamenti di ‘rischio’. Include gli encomiabili sforzi e le lotte per far fronte nella vita quotidiana ad un ambiente avverso, sviluppando relazioni solidali con altri bambini e adulti (…). Esistono tanti punti di vista sulla vita dei bambini di strada”. Dunque, “non ci devono essere barriere teoriche e concettuali per la costruzione di un quadro flessibile di riferimento”, dove esperti del mondo universitario, delle associazioni specializzate della società civile e delle agenzie Onu possano lavorare insieme (come nell’esperienza degli anni ’90 con International Working Group on Child Labour  IWGCL)”.

Su questa linea, il 5-6 aprile 2016, si sono tenute le consultazioni latinoamericane e asiatiche in vista della formulazione del Commento Generale da parte del Comitato ONU sui Diritti dell’Infanzia che sta elaborando nell’arco di questi due anni. A Città del Messico è stato incaricato Juan Martin Perez, direttore della Rete nazionale REDIM, mentre a Delhi è stata incaricata Kavita Ratna, Direttrice dell’ONG “Concerned for working children CWC” di Bangalore (India); sia Juan Martin Perez che Kavita Ratna sono co-autori del nostro libro collettivo On children’s rights debt. Reconsidering the debates about working and street children in a globalized world Ed. Mediafactory , pág. 308, 2014  (vedi video di presentazione in italiano).

L’osservatorio sull’America Latina SELVAS sta realizzando un importante lavoro di lobby politica a livello internazionale, denunciando come le mafie  del narcotraffico utilizzano i baby-killer in Messico (vedi reportage pubblicato dalla Rivista n.1/2016 del CIPSI  “Quando i narcos utilizzano i bambini soldato”).

Le Pre Olimpiadi dell’Infanzia, organizzate dall’associazione São Martinho e dalla Red Rio Criança a Flamengo, sono state un omaggio agli abitanti più invisibili della Cidade Maravilhosa, tornati di recente sotto i riflettori internazionali in seguito alla denuncia delle Nazioni Unite in Brasile.

Di queste tematiche abbiamo discusso qualche mese fa all’Università Federal de Espirito Santo UFES di Vitoria insieme a esperti internazionali come Veronica Muller, docente dell’Università di Maringa, Jacyara Silva de Paiva – docente UFES, Roberto da Silva, professore dell’Università di San Paolo USP che – a partire dal riconoscimento delle buone pratiche promosse dal Movimento Nacional Meninos e Meninas de Rua de Brasil stanno costruendo un dialogo innovatore tra i saperi accademici e i saperi dei movimenti sociali che resistono nelle grandi periferie brasiliane e dimostrano una via d’uscita all’esclusione.

Lavoro minorile e movimenti sociali NATs, tra scandalo e riscatto 

“Credo sia una memoria necessaria degli eventi internazionali recenti. Ho l’impressione che sia utile non solo come resoconto storico, ma anche per coloro che vogliono analizzare la lotta collettiva e l’elaborazione di un pensiero critico sull’infanzia e sull’adolescenza che sta crescendo a livello mondiale” commenta Alejandro Cussianovich, esperto a livello mondiale di infanzia e adolescenza e docente dell’Università San Marcos di Lima, nel prologo del paperIncidenza politica in Europa e Movimenti dei bambini/e e adolescenti lavoratori”.

Questo paper (scarica il testo PDF): offre una panoramica generale delle reti della società civile dell’Italia (Italianats) e della Germania (Pronats) , raccogliendo molti testi e dichiarazioni oggi non on-line, la testimonianza di buone pratiche di accompagnamento politico e advocacy del protagonismo infantile che sono parte della storia del paradigma controcorrente per la promozione di nuove culture dell’infanzia sia al Nord che al Sud del Mondo, aprendo nuove frontiere non-eurocentriche pur tra mille difficoltà e contraddizioni, elaborando collettivamente - tra ONG, centrali del commercio equo, mondo accademico, politici e parlamenti - un pensiero critico al plurale, un patrimonio che deve essere riconosciuto, valorizzato e non dimenticato sul tema del lavoro minorile, sfruttamento, dignità, partecipazione politica dei bambini e adolescenti lavoratori organizzati nei Movimenti NATs a livello mondiale.

Cristiano Morsolin è esperto di diritti umani in America Latina, autore di vari libri. Analizza il legame tra diritti umani, movimenti sociali, politiche emancipatorie. 

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