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Respect: l’ambigua lezione di George Galloway
Diritti economici, sociali e culturali
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Il 30 marzo scorso si sono tenute nel collegio di Bradford west, una città dello Yorkshire nel nord dell’Inghilterra, le elezioni suppletive per un seggio in Parlamento. Nella sorpresa generale ha vinto George Galloway con il suo partito “Respect” che qui in Italia collocheremo tra il movimento 5 stelle e Rifondazione comunista. Insomma un outsider, fuoriuscito dal partito laburista, eccentrico e dai toni sopra le righe, esponente di quella che sommariamente viene definita antipolitica. Galloway però, nonostante il suo fare pittoresco, le sue posizioni pro Hamas, le sue critiche populiste al sistema, è un politico accorto e di lungo corso che ha saputo intercettare sia il malcontento diffuso a livello generale (dovuto ovviamente alla crisi economica mondiale), sia la particolare conformazione sociale del suo collegio, in cui è presente una forte minoranza mussulmana. Un misto di locale e di globale ha permesso dunque a Galloway di battere il candidato del Labour, partito che controllava il collegio dal 1974.
I toni del vincitore sono ovviamente entusiasti, “per grazia di Dio abbiamo ottenuto la vittoria più sensazionale nella storia politica britannica”, come si addice a un personaggio “famoso per aver detto che «sarebbe moralmente giustificabile» uccidere Tony Blair dopo l'alleanza con George W. Bush” e che ha paragonato “la protesta emersa dal collegio dello Yorkshire al centro della sua clamorosa vittoria alle insurrezioni della primavera araba”.
Come giustificare questa vittoria? Sicuramente il modello elettorale britannico con il maggioritario uninominale (nel collegio si vota la persona e vince chi ottiene un voto in più degli avversari) consente una maggiore libertà di scelta e un grande ruolo dei singoli candidati; la campagna elettorale non costa molto e il rapporto con i cittadini più diretto. In secondo luogo si potrebbe dire che Galloway ha fatto leva sulle sue amicizie con il mondo mussulmano in nome della sua battaglia contro la guerra in Iraq: ma qui bisogna andare con i piedi di piombo, in quanto il suo sfidante diretto si chiamava Imran Hussain, un rappresentante della comunità mussulmana. Non si tratta dunque di un successo di quel multiculturalismo tanto inviso al Premier Cameron e messo in discussione anche dalla sinistra. Galloway ha interpretato il disagio sociale, i problemi del lavoro, utilizzando un linguaggio ruvido e diretto.
Scrive Ivana Bartoletti per il Fatto quotidiano: “La disoccupazione (in Inghilterra) ha raggiunto quota 2.67 milioni nei tre mesi da gennaio a marzo 2012, e il numero di coloro che hanno fatto domanda dell’assegno di disoccupazione è aumentato per il dodicesimo mese consecutivo, raggiungendo quota 1.6 milioni.
L’ultima dei Tory è la tassa sulle ‘pasties’, i prodotti a basso prezzo dei panifici come Greggs, dove come meno di un pound si può acquistare un sausage roll. Chi conosce il sistema delle classi sociali britanniche può intuire come si sia evoluto il dibattito sul tema. …
In questi giorni, qui in UK si è parlato a lungo delle elezioni suppletive di Bradford West dove ha trionfato George Galloway, candidato di Respect, togliendo voti sia al Labour che ai Tory. Sicuramente su quel voto hanno inciso molti fattori: nella sua campagna elettorale è stato centrale il tema della guerra in Iraq, vincente anche perché si tratta di un collegio con una forte presenza musulmana. … In molti si stanno interrogando, chiedendosi se il segnale che viene da Bradford West non stia ad indicare qualcos’altro, ad esempio insofferenza verso la sinistra quando, per semplificare, non è abbastanza di sinistra. … Pochi giorni dopo le elezioni, il parlamentare di Bassetlaw John Mann commentò che il Labour aveva fallito perché a fare campagna, a bussare alle porte, non aveva attivisti di lingua Urdu, musulmani, donne col velo. Lo ha anche ripetuto Yvette Cooper, Ministro ombra agli Interni e figura leader del partito, dicendo che a Bradford West qualcosa non è andato per il verso giusto, proprio nei rapporti con le donne”.
Galloway non ha esitato a partecipare, negli anni scorsi, al Grande Fratello britannico e, in questa campagna elettorale, a imitare le fusa di un gatto oppure di ballare con un cantante transgender: ma ha parlato anche di lavoro, del piano di riforma fiscale di Cameron che prevede un taglio alle aliquote per i redditi alti, di tasse universitarie. Egli rispecchia tutta l’ambiguità ma anche il bisogno di trovare nuovi linguaggi che caratterizzano i movimenti “di sinistra”, sparsi qua e là per il continente. Il rischio maggiore di questi esperimenti è quello di confondere le reali esigenze della gente con il populismo che abbatte ogni confine con la destra rischiando di cedere a pulsioni collettive veramente lontane da una seria prospettiva politica.
La lezione di Galloway è senz’altro quella che, per esistere, i partiti cosiddetti “di governo” devono modificare il proprio approccio generale. Qualche novità può venire dalla Francia, con la possibile vittoria di Hollande: ma anche lui, se sarà presidente, dovrà dimostrare di aver capito che non si esce dalla crisi economica senza un rinnovamento politico nazionale ed europeo.