Lo Stato Sociale è tornato centrale

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Foto: Pexels.com

Lo Stato Sociale è tornato centrale. E’ la tesi di Pasquale Tridico, presidente nazionale dell’Inps che abbiamo intervistato. Dal ponte di comando dell’istituto, in questi mesi ha governato la crisi da Covid19, con i lockdown, i posti di lavoro che saltavano, le attività chiuse. Il sistema ha retto, dice e sono emersi elementi di novità formidabili. Perché, spiega, la spesa sociale si è finalmente allargata.

Come esce da questa pandemia il Paese?

“Il Paese ha retto, questo è un dato di fatto. Ha retto, perché il Governo – attraverso l’Inps – ha sostenuto 15milioni di persone, gettando sul tavolo 45miliardi di euro. Senza queste misure, oggi in Italia avremo 500mila poveri in più”.

Concretamente, come sta cambiando l’Istituto?

“Al di là del tipo di intervento, stiamo cambiano con la digitalizzazione, che è la vera rivoluzione. Avevamo già varato un piano nel febbraio del 2020, che si è rafforzato in questi mesi, anche per l’intervento del Governo. Hanno dotato l’Istituto di 200milioni di euro in più per completare il progetto. Fate attenzione, perché la nostra digitalizzazione significa un cambiamento radicale per tutta la Pubblica Amministrazione. Stiamo lavorando bene, assieme al ministero per la Innovazione Tecnologica e al ministero dell’Economia”.

L’impressione è che la pandemia abbia fatto finalmente scoprire che esistono nuove fragilità, legate al precariato nel lavoro

“Si è vero e non a caso abbiamo messo in campo nuovi strumenti, dando ammortizzatori sociali e cassa integrazione a chi prima non rientrava nelle categorie di legge. Parlo dei lavoratori autonomi, ma anche di chi lavora in aziende con meno di 15 dipendenti. Abbiamo, ad esempio, creato l’assegno unico, che diventerà pienamente operativo nel 2022. Insomma, abbiamo allargato la spesa sociale, creando gli strumenti utili per affrontare le emergenze”.

Questo, dopo decenni di primato del mercato, pare un cambiamento forte: possiamo dire che il Covid19 ha rimesso la politica al centro dell’azione?

“Certamente, ma soprattutto al centro ha rimesso lo Stato Sociale. Grazie a questo, abbiamo contenuto le possibili diseguaglianze, anche se sappiamo che restano forti nel Paese. Abbiamo tenuto conto delle fragilità, finalmente anche di quelle note: parlo delle donne, dei giovani, di chi ha contratti precari. Ecco, siamo riusciti a far fronte anche ai loro problemi e penso ai lavoratori stagionali dell’agricoltura o ai lavoratori dello spettacolo. Situazioni nuove, che abbiamo affrontato come emergenza. Ora è arrivato il tempo di capire che, anche in periodi ordinari, tutti i lavoratori vanno protetti”.

Raffaele Crocco

Sono nato a Verona nel 1960. Sono l’ideatore e direttore del progetto “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo” e sono presidente dell’Associazione 46mo Parallelo che lo amministra. Sono caposervizio e conduttore della Tgr Rai, a Trento e collaboro con la rubrica Est Ovest di RadioUno. Sono diventato giornalista a tempo pieno nel 1988. Ho lavorato per quotidiani, televisioni, settimanali, radio siti web. Sono stato inviato in zona di guerra per Trieste Oggi, Il Gazzettino, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Liberazione. Ho raccontato le guerre nella ex Jugoslavia, in America Centrale, nel Vicino Oriente. Ho investigato le trame nere che legavano il secessionismo padano al neonazismo negli anni’90. Ho narrato di Tangentopoli, di Social Forum Mondiali, di G7 e G8. Ho fondato riviste: il mensile Maiz nel 1997, il quotidiano on line Peacereporter con Gino Strada nel 2003, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, nel 2009. 

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