Romania: aperti gli archivi segreti, voglia di 'pulizia morale'

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A sedici anni dalla caduta del regime comunista, avvenuta nel 1989, in Romania si scava negli archivi di stato sino ad ora segreti. A quattro mesi dalla probabile adesione del Paese all'Unione Europea, la società romena si rende conto che molti collaboratori della Securitate (la polizia politica) spesso ricoprono a tutt'oggi una carica pubblica: si calcola siano 60 mila le persone che attualmente occupano cariche pubbliche e per quali si chiede ora una verifica. Chiedono chiarezza gli studenti, mentre l'organizzazione "Civic Media" ha intanto lanciato la campagna "Voci pulite" per far luce sul passato di circa 200 giornalisti. E nel Paese si sente sempre più parlare di "pulizia morale" - riporta Mihaela Iordache in un articolo per l'Osservatorio sui Balcani.

Migliaia di persone hanno collaborato con la Securitate. La polizia politica reclutava i suoi informatori tra i giovanissimi, a partire da bambini dai 12 anni, che continuavano a collaborare negli anni del liceo e dell'università. L'accesso agli archivi getta nuovamente la società nel suo recente passato. "L'isteria dei dossier", come l'ha definita un politico di Bucarest, ha molte conseguenze che stanno creando un clima generale di sospetto. Anche se da anni è stato istituito un Consiglio nazionale per lo studio degli archivi dell'ex Securitate, in realtà l'accesso a questi dossier è stato sino ad ora molto limitato. Sono stati rivelati i nomi solo di 130 tra ufficiali, sottufficiali e collaboratori. Ora il Consiglio sta lavorando ai dossier di 29 politici.

Secondo la stampa rumena 1/3 tra i 29 dossier riguarderebbe persone che collaboravano con la polizia politica mentre il resto riguarderebbe persone perseguitate da quest'ultima. Tra gli altri è coinvolto anche l'attuale ministro dei Trasporti, il democratico Radu Berceanu, che si definisce un perseguitato della Securitate. Berceanu ha ammesso di aver scritto molti rapporti e racconta che nell'ottobre dell'89 è stato tenuto per qualche giorno con sua moglie negli uffici della Securitate e interrogato. Nonostante le domande riguardassero anche colleghi e conoscenti, il ministro è convinto di essere lui il bersaglio "perché intercettato durante una conversazione avuta con suo padre su di una possibile fuga dalla Romania socialista con il deltaplano".

L'epidemia della verità su chi ha collaborato riguarda non solo i politici ma anche docenti e ispettori scolastici. Nei giorni scorsi l'Unione degli studenti ha sollecitato il Consiglio per gli studi degli archivi affinché analizzi e pubblichi i dossier dei rettori che hanno collaborato con la Securitate. "Consideriamo che è necessario alla vigilia dell'integrazione europea che il sistema educativo romeno si liberi dal sospetto che i rettori abbiano fatto la polizia politica", precisa George Paduraru, il presidente dell'Unione degli studenti della Romania. Anche la stampa è stata presa di mira nella saga degli archivi. Una situazione delicata perché molti ex agenti o loro collaboratori hanno trovato rifugio proprio in questo settore, continuando a formare l'opinione pubblica.

L'organizzazione "Civic Media" ha intanto lanciato la campagna "Voci pulite". Si chiede di far luce sul passato di circa 200 giornalisti. Un capo redattore di un quotidiano nazionale si è recentemente dimesso e ha rinunciato ad altre collaborazioni dopo che il suo passato da informatore è stato svelato. Ma l'attuale Servizio romeno di informazioni ammette che in molte redazioni ci sono giornalisti sotto copertura: trattasi di vecchie e nuove "spie", forse addirittura le stesse.

di Mihaela Iordache

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