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Italia: don Ciotti aderisce all'appello per la libertà di stampa
Diritti civili
Stampa
Don Luigi Ciotti a nome di Libera e del Gruppo Abele ha aderito all'appello dei giuristi sulla libertà di stampa in Italia. "L’articolo 21 della Costituzione - dichiara don Ciotti - prescrive che tutti abbiano «il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione», ma oggi esistono forme di censura più subdole, meno avvertite, di quelle che tradizionalmente caratterizzano i sistemi non democratici. In un mondo divenuto globale, governato dalla preminenza del mercato e della finanza, dove anche la persona viene spogliata della sua centralità e trasformata in merce, anche l’informazione troppo spesso è piegata a interessi e logiche diverse da quelle della verità. Non dovrebbe esserci bisogno di mettere accanto alla parola "informazione" l’aggettivo "libera". Perché l’informazione o è libera o, semplicemente, non è informazione: è propaganda, marketing, falsificazione. Senza una libera informazione non c’è democrazia" - conclude don Ciotti. Nei giorni scorsi anche il fondatore di Emergency, Gino Strada, ha aderito all'appello.
L'appello lanciato dai giuristi Franco Cordero, Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky dopo la decisione del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, di citare in giudizio 'la Repubblica' per le dieci domande che il quotidiano da mesi gli pone ma alle quali lui non ha ancora dato alcuna risposta, sta vedendo una risposta massiccia con decine di migliaia di firme tra cui numerosi intellettuali, personaggi della cultura e dello spettacolo oltre a diversi rappresentanti di associazioni.
"L’attacco a 'la Repubblica', di cui la citazione in giudizio per diffamazione è solo l’ultimo episodio - riporta l'appello - è interpretabile soltanto come un tentativo di ridurre al silenzio la libera stampa, di anestetizzare l’opinione pubblica, di isolarci dalla circolazione internazionale delle informazioni, in definitiva di fare del nostro Paese un’eccezione della democrazia. Le domande poste al Presidente del Consiglio sono domande vere, che hanno suscitato interesse non solo in Italia ma nella stampa di tutto il mondo. Se le si considera "retoriche", perché suggerirebbero risposte non gradite a colui al quale sono rivolte, c’è un solo, facile, modo per smontarle: non tacitare chi le fa, ma rispondere". "Stupisce e preoccupa - conclude la nota dei tre giuristi - che queste iniziative non siano non solo stigmatizzate concordemente, ma nemmeno riferite, dagli organi d’informazione e che vi siano giuristi disposti a dare loro forma giuridica, senza considerare il danno che ne viene alla stessa serietà e credibilità del diritto".
La Federazione dei giornalisti europei (Efj), che fa parte della Federazione Internazionale (Ifj), ha condannato "la vendetta mediatica" del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, riferendosi alla querela a 'la Repubblica' e al francese 'Nouvel Observateur' e "all'attacco" ad 'Avvenire'. In un comunicato il segretario generale dell'Efj e dell'Ifj, Aidan White, ha affermato che il premier italiano "sta mettendo a rischio la libertà di informazione cercando di usare la legge per intimidire i giornalisti e soffocando i reportage giornalistici".
Intanto la Federazione nazionale della Stampa Italiana (Fnsi) insieme a Articolo 21 e numerose altre associazioni promuovono il 19 settembre a Roma una Manifestazione nazionale per la libertà dell’informazione. "C’è un allarme - scrivono i promotori - che sta diventando molto alto nel Paese. Non solo disegni di legge bavaglio ma anche azioni forti in sedi giudiziarie e manifestazioni pubbliche che hanno l’oggettivo risultato di costituire una minaccia per chi fa informazione ritenuta non gradita. L’informazione non si farà mettere il guinzaglio. Il mondo dell’informazione, assieme al mondo del lavoro ed alla società civile, è chiamato a scongiurare questo pericolo".
Nei mesi scorsi Freedom House ha segnalato la "situazione anomala" dell'Italia a livello mondiale sul piano della proprietà dei media. "Freedom of the press", il rapporto annuale di Freedom House sulla libertà di stampa in 195 paesi del mondo, nel 2009 ha declassato l'Italia dalla fascia dei "paesi liberi" alla fascia intermedia dei paesi "parzialmente liberi", l'unico paese dell'Europa occidentale ad essere stato declassato. La ricerca americana segnala con preoccupazione il ruolo del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. "Il suo ritorno nel 2008 al posto di premier ha risvegliato i timori sulla concentrazione di mezzi di comunicazione pubblici e privati sotto una sola guida" - ha spiegato Karin Karlekar, la ricercatrice che ha guidato lo studio. [GB]