Dal Molin: sentenza Consiglio di Stato, riparte la mobilitazione

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"Da oggi a Vicenza riparte la mobilitazione": è l'annuncio di Francesco Pavin, uno dei portavoce del movimento 'No dal Molin' dopo la sentenza del Consiglio di Stato che accogliendo il ricorso della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Difesa - contro l'ordinanza del Tar del Veneto - riapre la possibilità della realizzazione del progetto costruzione della Base militare Usa di Vicenza al 'Dal Molin'.

"Il consenso prestato dal Governo italiano all'ampliamento dell'insediamento militare americano all'interno dell'Aeroporto Dal Molin è un atto politico, come tale insindacabile dal giudice amministrativo, secondo un tradizionale principio sancito dall'art. 31 del testo unico delle leggi sul Consiglio di Stato" - afferma la sentenza della IV Sezione del Consiglio di Stato. Il nulla-osta del Ministero della Difesa - riporta una nota del Consiglio di Stato - "si inquadra nella procedura appositamente prevista per le attività a finanziamento diretto statunitense (secondo quanto previsto dall'accordo bilaterale Italia-Stati Uniti d'America del 20 ottobre 1954, tuttora coperto da classifica di riservatezza) la cui realizzazione è demandata ad una apposita Commissione mista costruzioni (CMC), costituita nell'ambito della Direzione Generale dei Lavori e del Demanio del Ministero della Difesa".

"Per Vicenza non cambia nulla e i suoi cittadini si esprimeranno la seconda domenica di ottobre" - ha annunciato il sindaco di Vicenza, Achille Variati, precisando di "non voler commentare gli atti giudiziari". "Credo che da oggi siano gli americani a trovarsi nella situazione più difficile - ha ripetuto - tra uno Stato che dice 'Avanti tutta e una città, che li ha ospitati in amicizia per più di 50 anni, e che ora chiede soltanto di aspettare per permetterle di esprimersi". Variati dice di prendere atto però "con angoscia che il Consiglio di Stato, nella sua ordinanza, afferma di non aver competenza ad esprimersi perchè quello del governo è un atto di consenso politico insindacabile, secondo quanto previsto da un regio decreto del 1924". "Ciò vuol dire, e di questo sono angosciato - conclude - che qualsiasi comunità, davanti al governo, non è tutelata da nessuno".

"Se i lavori partiranno prima della data della consultazione e non verrà rispettato il volere della cittadinanza noi bloccheremo tutto" - ha affermato Cinzia Bottene del movimento No dal Molin. "Cosa contano i cittadini? E qual è il valore di un consiglio comunale che viene esautorato dal Consiglio di Stato? Evidentemente i milioni di euro che deve incassare la Cmc - spiegano i No dal Molin - valgono di più della salute e della sicurezza degli abitanti di Vicenza".

Quella del Consiglio di Stato è "una sentenza politica, che si nasconde dietro agli accordi segreti del 1954" - afferma il Presidio No Dal Molin, secondo il quale "la IV sezione riconosce che 'la vicenda [...] ha assunto caratteristiche e dimensioni tali da ingenerare nella comunità locale preoccupazioni e proteste non prive di oggettive giustificazioni". Ma queste oggettive giustificazioni - accusano gli esponenti contrari alla base - non valgono nulla "di fronte agli interessi militari statunitensi".

"Pur non essendoci alcuna valutazione d'impatto ambientale - rileva il Presidio - il Consiglio di Stato considera i possibili danni alla falda acquifera e all'ecosistema 'non comprovati': evidentemente, prima che siano verificati, i danni devono essere realizzati". L'attacco è al mondo della politica "che si riempie la bocca della parola federalismo e poi pretende di decidere violando le procedure amministrative e i diritti dei cittadini". Il Presidio annuncia che continuerà a difendere la città dalla militarizzazione: "Il futuro di Vicenza - conclude - vale molto di più di qualche promessa compensazione". [GB]

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