Cina: Yahoo! restringe libertà, anche alle Ong

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In Cina il giornalista Shi Tao, redattore di un giornale economico di Changsha (Cina meridionale) che lo scorso 10 aprile è stato condannato a 10 anni di prigione per aver divulgato "segreti di stato", è stato tradito proprio dal suo provider. E' quanto denunciato dall'organizzazione Reporter senza frontiere secondo cui la filiale di Yahoo! avrebbe fornito alla polizia cinese le indicazioni con le quali è stato possibile risalire all'indirizzo di colui che aveva diffuso sulla rete il decreto col quale venne imposto il divieto. "Il solo fatto che l'azienda (Yahoo! ndr) operi in territorio cinese - scrive l'organizzazione di difesa della libertà di stampa - la rende immune da considerazioni etiche? Fino a dove si potrà spingere per accontentare Pechino?".

Shi Tao, diventato subito un simbolo della condizione di oppressione della stampa cinese, è stato accusato di aver inviato dall'ufficio del suo giornale Dangdai Shang Bao (Contemporary Business News) estratti di un documento segnato "top secret" dalle autorità cinesi. In esso si vietava a tutti i giornalisti cinesi di commemorare in qualsiasi forma il 15esimo anniversario del massacro di piazza Tiananmen del 4 giugno 1989. Contattata dalla Bbc, la società non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali. Un portavoce di Yahoo! ha detto soltanto che il motore di ricerca sta "effettuando delle verifiche" sulla vicenda. Tuttavia, come accade in queste situazioni, la tacita regola delle corporation internet americane che operano in territorio cinese è quella di conformarsi alle regole del paese, compresa la censura dei messaggi che Pechino giudica pericolosi per la sicurezza dello Stato.

Internet, che in Cina ha quasi cento milioni di utenti (il traguardo dovrebbe essere superato entro la fine dell' anno, secondo le previsioni) è diventata negli ultimi anni il più potente strumento di espressione dell'opinione pubblica cinese. Tutti gli altri mezzi d' informazione sono strettamente controllati dal governo di Pechino.

Giornalisti e blogger cinesi sono soliti inviare a siti internet stranieri le proprie corrispondenze per evitare di finire nelle maglie della censura cinese. Tra i temi tabù che sono proibiti in rete ci sono i fatti di piazza Tiananmen, il Tibet, l'epidemia della Sars, le rivendicazioni del movimento cattolico Falung Gong.

"La multinazionale del Web Yahoo per la sua attiva collaborazione alla persecuzione di un giornalista critico del regime in Cina ha violato gli standard internazionalmente riconosciuti sui diritti umani". Questa è la pesante accusa che l'Associazione per i popoli minacciati (Apm) rivolge a Yahoo in quanto ha violanto la Dichiarazione di Principi per le Imprese Multinazionali emanati nell'agosto 2003 dalle Nazioni Unite (Global Compact), che impongono fermamente alle aziende multinazionali di non collaborare con gli Stati in caso di violazioni di diritti umani. " La multinazionale del web tradisce in questo modo la sua stessa filosofia aziendale e viola il suo pubblico impegno a favore della promozione della democrazia e del libero flusso dell'informazione. E' tutt'altro che convincente la giustificazione del comportamento di Yahoo, secondo cui sarebbe stata costretta dalla legislazione e dalle usanze cinesi in materia a pubblicare i dati riguardanti il giornalista". Già nella primavera del 2005 l'Apm aveva chiesto ai suoi membri di protestare contro la dubbia collaborazione di Yahoo con le autorità cinesi con la censura dell'informazione sui temi riguardanti "Falun gong", "Taiwan", "Tibet" e "Xinjiang". La multinazionale fino ad oggi non si è ancora espressa riguardo a queste accuse.

Il Governo cinese ha deciso di mettere sotto controllo anche l'attività delle ONG che lavorano nel paese. A lanciare l'allarme la direttrice di ActionAid in Cina, Zhang Lanying. Pare che a preoccupare di più il Governo siano due questioni: l'influenza che le organizzazioni di sviluppo possono avere nelle prossime elezioni locali e il ruolo che sempre queste potrebbero aver giocato nelle rivolte popolari che hanno condotto alla democrazia in Georgia, Ucraina e Kygyzstan. "E' vero che le organizzazioni lavorano in aree importanti per lo sviluppo dei diritti dei lavoratori e della democrazia nei villaggi - ha spiegato Lanying - ma ci sono dei limiti ben chiari: il nostro compito è risolvere i problemi e non fomentare i conflitti". Al momento lavorano in Cina circa 300 organizzazioni di sviluppo. "Tutte sono obbligate ad avere un partner locale - continua Lanying - può essere un Dipartimento del Governo, un'organizzazione di massa o il comitato di gestione di un villaggio" spiega Zhang Lanying di Action Aid che porta l'esempio del sistema di irrigazione che appena completato diventerà proprietà del comitato del villaggio. [AT]

Altre fonti: ActionAid International, Associazione per i popoli minacciati

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