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Il Libro Bianco sui Cpta in Italia
Diritti umani
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Un Centri di Permanenza Temporanea ed Assistenza (Cpta)
Dopo due anni di ricerca svolta da un gruppo misto di parlamentari ed esperti nel campo dell'immigrazione, il Libro Bianco sui Centri di Permanenza Temporanea ed Assistenza (Cpta) è stato presentato nei giorni scorsi alla stampa con connotati molto precisi. Il testo (di quasi 300 pagine) fotografa inequivocabili elementi di criticità sulla gestione di questi luoghi per immigrati in stato di irregolarità nel nostro paese. Si tratta di una ricognizione a tutto campo sui cpta che fornisce al governo ed al legislatore nuovi elementi di comprensione e strumenti di azione, sempre che l'Italia intenda invertire la rotta repressiva che negli ultimi dieci ha inutilmente ispirato la gestione dei fenomeni migratori verso il nostro paese.
I Cpta sono stati introdotti nel 1998 con la legge Turco-Napolitano, quindi in pieno governo del centro-sinistra. Sono i luoghi nei quali sono reclusi i cittadini clandestini e irregolari che attendono di essere identificati per poi essere espulsi dal nostro paese mediante foglio di via o accompagnamento alla frontiera. La loro creazione, non solo in Italia, ha segnato una tappa decisiva nella definizione di una politica di chiusura della "fortezza Europa" nei confronti dei flussi migratori. Nella logica della restrizione ad oltranza, i CPTA inaugurano un precedente inquietante: la possibilità di limitare la "inviolabile" libertà dell'individuo anche nel caso in cui non sussistano reati penali commessi. In pratica, si è venuto a creare un diritto separato per i cittadini stranieri che molti giuristi - e non ultima la Corte Costituzionale - hanno criticato perché definisce una terra di nessuno nella giurisprudenza mai battuta prima.
La posizione geografica fa dell'Italia uno dei principali cancelli d'entrata dell'Unione Europea, per migranti e richiedenti asilo di provenienze sempre più lontane. E' noto ormai - dopo che la stampa di tutto il mondo ha raccolto la coraggiosa e feroce testimonianza del giornalista dell'Espresso Fabrizio Gatti, "ospite" sotto mentite spoglie nel centro per immigrati di Lampedusa - che questa collocazione ha condotto l'Italia ad iniziative sulla gestione delle sue frontiere e sul trattamento dei richiedenti asilo alquanto dubbi sul fronte dei diritti umani. I cpta sono la cuspide dell'approccio punitivo verso l'immigrazione e per questo sono stati l'oggetto della indagine del Gruppo di Lavoro che ha prodotto il Libro Bianco, dopo numerose visite a sorpresa dentro i cpta: possono aiutarci a capire la logica ed il metodo delle strategie cui ricorrono gli stati europei, e rimandano inoltre alla necessità di identificare alternative, nel fondato sospetto che l'approccio detentivo non sia solo anacronistico e lesivo dello Stato di diritto, ma anche costoso, oltre che del tutto inefficace sotto il profilo politico della lotta alla clandestinità.
A quasi 10 anni dalla loro istituzione, i cpta riescono infatti ad espellere meno del 50% degli stranieri che accolgono, come dimostra il Libro Bianco, a fronte di un'escalation dei costi (529 milioni di euro di spesa). Essi si collocano in un contesto di contraddizione strutturale della politica sull'immigrazione; dagli anni '90, i governi italiani si sono impegnati - con maggiore o minore vigore - ad accrescere la militarizzazione dei confini ed indurire le condizioni d'entrata e di soggiorno nel nostro paese, salvo effettuare, ad intervalli regolari, operazioni di regolarizzazione di massa degli immigrati senza permesso di soggiorno. La più recente, nel 2003, ha riguardato 705.403 persone, il 90% delle richieste. Le direttive comunitarie non stabiliscono ad oggi alcuna forma di regolamentazione di queste strutture, 174 in tutta Europa. Malgrado le numerose critiche contro le condizioni di trattamento delle persone, e benché l'efficacia della reclusione rispetto agli obiettivi dichiarati (migliorare il tasso di espulsione) non sia stata dimostrata nel corso degli anni, in Italia il legislatore ha inasprito le circostanze di detenzione dei cittadini stranieri nel luglio 2002 con la legge Bossi-Fini, rafforzando lo stereotipo della clandestinità come condizione di massima illegalità, gli sbarchi come un'emergenza e l'immigrazione come uno fenomeno dal quale difendersi. Una sorta di patologia sociale.
L'indagine del Libro Bianco, a questo proposito, rileva numerosi problemi, primi fra tutti la assenza di un controllo giurisdizionale sui cpta, e la violazione quasi sistematica della stessa Bossi-Fini da parte delle autorità che sono proposte alla loro attuazione. Il grossolano arbitrio nell'uso delle norme in materia di trattenimento, espulsione e diritto d'asilo ha portato nell'ottobre 2004 e marzo 2005 ad espulsioni collettive verso la Libia, con gravi abusi della Costituzione italiana e delle convenzioni internazionali cui l'Italia aderisce. Su di esse si è mobilitata, anche per intervento del Gruppo di Lavoro, la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo.
Un altro fattore assai problematico è la totale chiusura dei cpta al mondo esterno. Solo i parlamentari possono accedervi, in base al loro potere di sindacato ispettivo (da qui la loro strategica funzione nelle visite ai centri). Il Ministero dell'Interno vieta l'ingresso agli operatori umanitari ed alla stampa, talora persino ai funzionari delle Nazioni Unite con il compito di proteggere i richiedenti asilo, un diritto ormai quasi del tutto sgretolato nel nostro paese, come denunciano gli autori del Libro Bianco, i quali ricordano l'Italia è il solo paese in Europa a non avere una legge organica su questa materia. Il rapporto denuncia anche la violazione delle basilari norme di trasparenza, sancite per legge nel nostro paese, nella gestione dei cpta. Questo oscuramento ha ostacolato non poco la messa a punto della ricreca, per la difficoltà di reperire i testi delle convenzioni con l'ente gestore, dei dati sugli stranieri ospitati, delle voci di spesa (un fatto lamentato anche dalla Corte dei Conti).
La luce puntata su questi luoghi dovrebbe spingere ad una drastica virata delle politiche sull'immigrazione. I cpta non possono essere considerati da soli, infatti. La loro chiusura, come richiesto dal Libro Bianco, deve essere accompagnata da politiche adeguate alla necessità geopolitica del movimento delle persone. Per questo, vincere la battaglia sui cpta non significa solo impedire che gli immigrati siano trattati peggio dei delinquenti. Significa affondare con realismo i fenomeni della società contemporanea e salvaguardare la tenuta dell'Italia sul fronte dei diritti umani.
di Nicoletta Dentico
coordinatrice del Libro Bianco sui CPTA in Italia
La chiusura dei Cpta in 8 mosse
Aprire i cpta al controllo della società, e chiudere subito quelli che - per situazione logistica e modalità di trattamento - registrano le peggiori condizioni di permanenza sono i primi passi per un'inversione di rotta sui cpta, ora che il Ministro Giuliano Amato ha creato una commissione ad hoc capitanata da un navigato Staffan De Mistura. Ma non basta. Gli autori del Libro Bianco hanno tracciato un possibile percorso per affrontare con credibilità il tema del "superamento dei cpta" - la loro chiusura - evocato anche dal programma elettorale dell'attuale maggioranza. Eccoli:
1. Approvazione di una legge sul diritto d'asilo (già depositato in Parlamento un testo firmato da Tana de Zulueta e Marco Boato);
2. Ratifica della Convenzione ONU sui diritti dei migranti e le loro famiglie, che l'Italia ha solo firmato, e che riconosce a pieno titolo lo ius migrandi di chi cerca sorte migliore fuori dal proprio paese;
3. Superamento delle quote per gli ingressi e la creazione di un permesso di soggiorno per ricerca di lavoro: una proposta che - lungi da rappresentare un meccanismo di smantellamento dei controlli alla frontiera - facilita da subito l'identificazione di tutti gli stranieri e consente un colpo mortale al traffico delle persone. Questo provvedimento incanala il flusso migratorio sulla via della legalità, con serie agevolazioni sul fronte della procedura di controllo e monitoraggio alle frontiere.
4. Riforma sulla legge di cittadinanza, per superare i tempi e le discrezionalità attualmente vigenti (già depositato in Parlamento un disegno di legge di Ermete Realacci).
5. Introduzione di misure di regolarizzazione ordinaria ed emersione dal lavoro nero, per superare l'attuale emergenza data dal lavoro irregolare dei lavoratori migranti.
6. Passaggio di competenza dal Ministero dell'Interno agli Enti Locali sul fronte della accoglienza; il fatto che l'immigrazione sia interamente caricata sul Ministero dell'Interno e sulle forze di polizia determina una asimmetria fra politiche di ordine pubblico e politiche di integrazione.
7. Adozione di una normativa sul reato di tortura. Come nel caso della mancanza di una normativa sul diritto d'asilo, questa carenza legislativa costituisce un deficit giuridico assai grave. Esso si presta facilmente alle logiche di repressione associate alla gestione dei flussi migratori, ed alle frequenti istanze di abusi e soprusi nei confronti dei cittadini stranieri trattenuti nei CPTA, riscontrate dal Gruppo di Lavoro nel corso delle visite ai centri, nel dialogo con i migranti ovvero con alcuni operatori.
8. Diritto di voto tramite legge ordinaria. Il Parlamento deve far leva sul principio dell'universalità del diritto di voto (art. 48 della Costituzione) ed avviare l'iter per la approvazione di una legge per il diritto di voto ai cittadini stranieri.
Per saperne di più:
www.comitatodirittiumani.org
www.medicisenzafrontiere.it
www.stranierinitalia.it
www.associazioneantigone.it