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Thailandia: in crisi il turismo, non i "viaggi del sesso"
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La crisi politica che ha attraversato la Thailandia negli ultimi due mesi e in particolare i violenti scontri dell’ultima settimana di protesta, ha ridotto l’afflusso di turisti verso il Paese. “Il 10 per cento delle prenotazioni – spiega Vincenzo Scali, che nella città di Chiang Mai gestisce il Touring Asia On line – sono state cancellate nell’ultima settimana di scontri. Prima si trattava di limitazioni estese solamente a Bangkok, poi, nell’ultima settimana, sono arrivate anche quelle per altre città, nonostante i problemi fuori dal centro fossero molto circoscritti e occasionali”.
Ma c’è un turismo in crescita, che, se pure minore rispetto a chi sceglie la Thailandia per godersi mare e sole sulle splendide spiagge, non si ferma quasi mai. È quello sessuale. Posti come Pattaya o Patpong, il quartiere a luci rosse di Bangkok, sono le zone dei cosiddetti “travelling sex offenders”, i criminali del sesso in movimento. Un mercato florido che non riguarda soltanto gli stranieri, ma anche i locali.
Di loro poco si parla, ma il fenomeno è vivo e negli ultimi anni in cresciuta. A questi si aggiungono cinesi, coreani, giapponesi. Gente dai tratti somatici simili che fanno meno notizia degli occidentali. “È sempre più facile indicare chi viene da fuori come portatore di un elemento nocivo e dannoso. In moltissimi Paesi tropicali, poi, l’occidentale risalta maggiormente”, spiega Giorgio Berardi, della ECPAT International, che ha una sede a Bangkok. “Le categorie individuate dall’ECPAT – dice - sono tre: il pedofilo, che predilige rapporti con bambini in età prepuberale; il turista sessuale preferenziale, che va in vacanza con l’intenzione di avere esperienze sessuali con partner abbastanza giovani ma comunque non sotto l’età adolescenziale; il turista sessuale occasionale, che si propone una vacanza che abbia una componente di sesso”.
“Quello che succede – spiega Berardi - è che i turisti sessuali occasionali sono quelli che la fanno franca, perché colpiscono una volta e poi tornano a casa e riprendono la loro vita normale, senza farsi passare minimamente per la testa che magari sono stati con un bambino”. “Il pedofilo – prosegue - è quello che viene beccato. Perché è un recidivo, molto spesso si insedia in una comunità e ne diventa parte. Si rende amico delle famiglie. Però capita spesso che possa dar fastidio alla tal persona o venire all’attenzione della Polizia e quindi poi viene beccato. Sono anche persone, poi, che spesso si dotano di una grande collezione pedopornografica”.
In Thailandia, nel 2009, ne sono stati beccati 16. La palma negativa va a Inghilterra, Svezia e Stati Uniti, con tre cittadini ciascuno. Segue l’Italia, con un cittadino arrestato nel dicembre 2008, rilasciato e ingabbiato nuovamente nei primi mesi del 2009. A ruota, in questa classifica negativa, seguono con un cittadino a testa, Germani, Australia, Svizzera e Kuwait.
E un fatto inquietante arriva anche dalle casistiche su cosa succede una volta arrestati. C’è chi corrompe la Polizia o viene scarcerato soltanto perché la legge Thailandese prevede il rilascio su cauzione. Lo sviluppo più frequente dopo l’arresto, spiega Berardi, “è che le ambasciate europee sono costrette a rilasciarti un passaporto. Lo ritiri e torni a casa”. I meno accorti sono costretti, come sarebbe normale in un qualsiasi Paese occidentale, ad arrivare al processo. “Ma ci sono stati casi – dice - in cui una volta arrivati al processo si è pagata la famiglia, che ritira la denuncia e sei di nuovo libero come prima”.
Nel 2008, su quindici arresti, soltanto due sono stete le sentenze passate in giudicato. Si tratta della stessa persona, di nazionalità canadese, che aveva due processi differenti e ha collezionato quindi due sentenze. Altre due sentenze passate in giudicato vi sono state nel 2009 ai danni di un inglese e un olandese, che erano stati arrestati un anno prima.
Nel 1997, la Thailandia ha varato una legislazione contro la prostituzione minorile. La legge prevede che chiunque sotto i 18 anni venga sfruttato a livello sessuale con una contropartita commerciale, in denaro o in natura, è punibile.
“Inizialmente – dice Berardi - sembrava dare seguito anche con le azioni sul campo a quello che era il dettato della legge. Molti male intenzionati erano partiti per altri Paesi. Ma negli ultimi 4-5 anni c’è stato un flusso di ritorno, perché la volontà di fondo della repressione è molto di facciata. I casi che vanno in giudicato, molto spesso, sono quelli che hanno l’attenzione dei media internazionali o di forze di polizia di altri paesi che hanno contribuito all’arresto”.
Andrea Bernardi (Inviato di Unimondo a Bangkok)
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Andrea Bernardi per il Corriere online: