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Bangkok: si contano i danni, c'è voglia di tornare alla normalità
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È una mattinata triste per molti commercianti di Bangkok. Questa mattina (ieri per chi legge) sono tornati alle loro attività. O perlomeno, a quello che c’è rimasto delle loro attività.
Il paesaggio, nel centro della capitale thailandese, è ancora surreale. Le ruspe lavorano giorno e notte. Da Rachaprasong Intersection a Din Daeng, passando per Rama IV e Cbong Khai. Immondizia, vestiti, copertoni, autobus con il solo scheletro, cavi elettrici penzoloni. C’è di tutto a terra. Le strade sono nere e nelle aree dove gli scontri sono stati più violenti si respira ancora l’odore di bruciato.
All’intersezione tra Rama IV e Nagam Daphll, nella zona del Lumphini Park, il signor Rachotai guarda sconsolato la serranda del suo ristorante. È accartocciata su se stessa e incastrata nella porta. Le camicie rosse l’hanno utilizzata per sfondare l’entrata in vetro ed entrare nel locale. All’interno l’acqua arriva alle caviglie. Hanno distrutto tutto quello che poteva essere distrutto. L’unica cosa ancora intatta è la grande foto del Re appesa sul muro in fondo alla sala.
“Questo è quello che rimane del mio ristorante” - racconta. “È chiuso dallo scorso venerdì, dopo che qui davanti erano iniziati gli scontri tra le camicie rosse e l’esercito”. “Tu non puoi capire”, mi dice sconsolato. Le facciate delle case sopra sono tutte annerite. “Io vivo qui sopra – spiega – venerdì pomeriggio da una parte sono arrivati i soldati e dall’altra le camicie rosse. Dopo qualche ora hanno iniziato a scontrarsi. Io ho preso mia moglie e i miei due figli piccoli e sono andato a dormire da amici”.
Mentre parla si gira e guarda con le mani sui fianchi quello che resta del suo locale. “Pago 2mila bath (circa 50 euro, nda) ogni giorno per i ragazzi che lavorano qui. Ho continuato a pagarli anche quando era chiuso. Ma ora come faccio? Dovrò smettere di pagarli e trovare i soldi per ricostruire casa e ristorante”.
Chiedo se è arrabbiato e con chi. Mi guarda scuotendo la testa, facendomi capire che in fondo, anche se gli hanno sfasciato il negozio e bruciato la casa, non ce l’ha così tanto con le camicie rosse. “Io odio la politica. Io devo lavorare ogni giorno per andare avanti. Loro (i politici, nda) non lavorano. Giocano. Per loro quello che è successo è tutto un gioco. Per noi lavorare non è un gioco”.
Dentro Rachaprasong i pompieri hanno circondato con pannelli di legno il Central World, il più grande centro commerciale della Thailandia e, dopo quasi 72 ore, spruzzano ancora acqua sul gigante incenerito e in parte crollato.
I militari continuano a perquisire e smantellare l’area dove sorgeva il palco dei manifestanti. Lì dietro, a meno di 100 metri di distanza c’è il Mc Donalds. È ancora tutto intero. Neppure un muro annerito o un vetro spaccato. All’interno i ragazzi sono tutti contenti. Dietro, nelle cucine, sfornano Mc Nuggest a volontà. “Oggi è tutto gratis” - mi dice Gee, un ragazzo che lavora li. “Qui - racconta - abbiamo chiuso appena le camicie rosse hanno occupato l’area ad aprile. In quasi due mesi non ho visto un solo bath. Se non lavori non ti pagano”.
C’è anche un via vai di persone che arrivano con vassoi e portano bicchieri pieni di Coca Cola ai militari al lavoro. Altri lasciano pacchetti vicino alle postazioni dove sono appostati gli uomini in divisa. “Non sono né con i militari, né con le camicie rosse” - mi racconta una ragazza alla quale chiedo perché la gente stia portando da mangiare e regali ai soldati. “Ma vanno rispettati perché fanno il loro lavoro e tra un po’ ci permetteranno di poter tornare a lavorare”. “Io - mi dice indicando un negozio di occhiali - lavoro in quel negozio e al momento non posso ancora rientrare. Forse lunedì”.
Oggi, intanto, riaprirà la metropolitana. Lunedì tutte le scuole, tranne quelle del centro, per le quali i bambini dovranno ancora aspettare una decina di giorni. E la stima dei danni si aggrava. Si parla di 50 miliardi di bath, che tradotto significa 1,26 miliardi di euro. Ma a Bangkok è tornata la calma. Adesso bisognerà tornare alla normalità.
Andrea Bernardi (Inviato di Unimondo a Bangkok)
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Andrea Bernardi per il Corriere online: