Spesa militare, le Ong italiane scrivono a Draghi

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Immagine: Atlanteguerre.it

“La Difesa è fondamentale e riguarda tutti i cittadini, come afferma la nostra Costituzione. Siamo però convinti che ogni significativo rafforzamento delle Difese nazionali, invece della costruzione di una Difesa comune europea, contribuirebbe al ritardo della costruzione di quel disegno politico federale europeo a cui gli Stati membri sono comunque destinati e di cui si sente sempre più il bisogno”. Lo hanno scritto sabato scorso, in una lettera indirizzata  al Presidente del Consiglio Mario Draghi, alle Senatrici e ai Senatori, alle Deputati e ai Deputati, l’Associazione delle Ong italiane (Aoi) e Link 2007, che raggruppa importanti e storiche Organizzazioni Non Governative italiane.

“Lei, presidente Draghi, con il sostegno della maggioranza della Camera, si è impegnato a portare il bilancio della Difesa al 2% del RNL (reddito nazionale lordo ndr) rispetto all’attuale 1,22% con un’ulteriore spesa di ben € 16,5 miliardi. Si tratta di un impegno assunto con la Nato da attuare entro il 2024, è stata la giustificazione”, scrivono i due raggruppamenti nella lettera resa pubblica: “Vogliamo ricordare a Lei e ai Membri del Parlamento un altro impegno altrettanto importante, assunto in sede nazionale, di Consiglio Europeo e di Nazioni Unite, da attuare entro il 2015 (Obiettivi del Millennio), ma scadenzato poi al 2030 (Agenda 2030): la spesa dello 0,70% del RNL per l’assistenza e la cooperazione internazionale allo sviluppo”.

Cooperazione” è la parola chiave. Proprio per promuovere i nostri interessi nel mondo essa va nobilitata e resa trasversale, a nostro avviso, ad ogni atto politico dell’Italia nei rapporti internazionali. Deve rimanere il cardine delle relazioni a livello economico, politico, culturale, ambientale, dei diritti, dello sviluppo, della lotta alla povertà, della sicurezza. Cooperazione significa anche pace”. 

“Siamo inoltre convinti che la migliore difesa del nostro Paese, dell’Ue e dell’intera umanità possa essere ottenuta non con il continuo riarmo ma attraverso il progressivo disarmo negoziato e concordato, ridando ruolo alla Politica nelle relazioni internazionali senza illusorie scorciatoie militari e di potenza che, anche in questi ultimi decenni, hanno dimostrato i loro tanti limiti. Ciò vale – conclude la lettera – per l’Italia, l’Ue e la stessa Alleanza di difesa atlantica.

Da Atlanteguerre.it

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