Solarize Greece! Alla faccia di Bruxelles

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In Grecia non piove mai! Il mio è chiaramente un azzardo tutt’altro che reale, in Grecia piove, ma per gran parte dell’anno è il sole a farla da padrone. L’impressione, anche questa tutt’altro che reale, è che questa solare situazione faccia invidia alla grigia e umida atmosfera di Bruxelles e di buona parte dell’Europa, soprattutto quando si parla di ri-negoziare il debito di Atene. Suggestioni estive a parte, riflettendo su quali saranno gli effetti reali di questo nuovo accordo di salvataggio, al momento sembra che tutto quello che il futuro ha da offrire ai greci sia un’austerità infinita e la totale mancanza di speranza sottoscritta da tassi di disoccupazione mai visti e un calo dei redditi familiari di oltre il 40%

Ma esiste un modo per iniziare a cambiare le cose in meglio? Forse sì e la soluzione sta proprio in quel sole che nessuno, nemmeno l’odiata Troika, potrà mai privatizzare neanche in Grecia (almeno per ora). La nuova campagna  “Solarize Greece” di Greenpeace Grecia punta a riunire tutti coloro che sognano di un futuro più luminoso e più sostenibile, non solo per la Grecia ma per tutti i Paesi europei.  Come? Aiutando la Grecia a trovare una via di uscita dalla crisi facendo dell’energia solare il driver dell’economia e liberando il Paese del fardello dei combustibili fossili che la stanno bloccandola economicamente. Non si tratta di un’idea totalmente nuova. Nel turbolento decennio degli anni ’70, che ha visto due grandi crisi mondiali dell’energia, il Governo greco ha offerto incentivi fiscali alle famiglie per installare scaldabagno solari e poter ridurre significativamente le bollette dell’energia. Tra il 2009 e il 2013 poi, la capacità solare installata è progressivamente aumentata ed oggi, secondo l’associazione svizzera SolarSuperState che ha da poco pubblicato il suo rapporto annuale sul fotovoltaico e l’eolico, la Grecia è al sesto posto in Europa con 241 watt procapite installati. Del resto nonostante la crisi quasi 4,5 miliardi di euro sono stati investiti negli ultimo 5 anni nella modernizzazione del settore energetico che ha creato circa 50.000 posti di lavoro. In tutto, circa 100.000 famiglie greche hanno beneficiato della crescita dell’industria del solare in uno dei paesi europei più rinomati per il suo sole.

Per Greenpeace “Ciò significa che, nonostante tutte le sue difficoltà economiche, la Grecia può cogliere l’enorme vantaggio comparativo che ha nell’energia solare rispetto agli Stati del Nord Europa”. Come? “Con il vostro supporto veicolato da una campagna di crowdfunding vogliamo installare il maggior numero di pannelli solari possibili a partire dalla splendida isola di Rodi”. Una soluzione che per la ong aiuterà a combattere la povertà energetica e riavviare la crescita economica, riducendo le bollette, incentivando nuove competenze, dimezzando il consumo di petrolio e l’inquinamento oltre a “sostenere la rivoluzione energetica rinnovabile che sta investendo il pianeta”. Soprattutto, sarebbe un esempio di politica sociale equa con un enorme potenziale di sviluppo visto che aspira a mettere in moto una trasformazione basata sulla solarizzazione dell’intera economia greca. Ma qualcuno ha pensato all'impatto visivo? Certo le caratteristiche case bianche di alcune isole greche ne risentirebbero, ma ad oggi molti pannelli solari sono già installati senza aver destato lo sdegno dei turisti, che ad oggi non possono permettersi di sottovalutare le esigenze e le sovrane decisioni, almeno in materia di tutela del paesaggio, dei greci

Attualmente le persone che vivono a Rodi come in altre parti dell’Egeo continuano a dover affrontare gravi carenze energetiche e ad oggi la povertà energetica che sta emergendo come uno dei sintomi più drammatici della recessione porta quasi 6 famiglie su 10 a lottare per pagare le bollette dell’energia. Ma se l’esperimento andasse a buon fine e si estendesse ad altre isole della Grecia è possibile che “centinaia di migliaia di famiglie e piccole e medie imprese riescano a produrre la loro energia ad una frazione del costo con il quale la comprano dalla rete. Con i costi dell’energia solare e dello stoccaggio che dovrebbe scendere ulteriormente nel prossimo futuro per la Grecia c’è la possibilità di risparmiare miliardi di euro sulla sua fattura delle importazioni di combustibile, denaro che resterebbe all’interno del Paese e potrebbe essere reindirizzato dove conta di più: negli investimenti sostenibili, nelle politiche di assistenza sociale, per salvare le pensioni e negli stimoli per la prosperità”. Attualmente, attraverso le loro bollette dell’elettricità, i consumatori greci pagano circa 800 milioni di euro all’anno per sovvenzionare le importazioni di petrolio e alimentare il fabbisogno energetico di molte isole del Paese. Si tratta di una cifra enorme per gli standard greci, che è equivalente ai tagli alle pensioni recentemente proposti nel bilancio nazionale per il 2015. 

Un sogno? Greenpeace mira in alto e si domanda “Se siamo in grado di raccogliere il sostegno per l’energia solare nelle isole della Grecia, perché non per tutta la Grecia? La solarizzazione greca sarebbe un passo per aiutare il Paese a camminare di nuovo con le sue gambe, alle sue condizioni. È un passo che potrebbe avere ripercussioni significative per il resto di questa regione bagnata dal sole mediterraneo”. Del resto se “in Grecia non piove mai” è bene che il sole non sia solo un privilegio per turisti e del turismo, ma una risorsa per tutti i Greci, alla faccia di Bruxelles. 

Alessandro Graziadei

Sono Alessandro, dal 1975 "sto" e "vado" come molti, ma attualmente "sto". Pubblicista, iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2009 e caporedattore per il portale Unimondo.org dal 2010, per anni andavo da Trento a Bologna, pendolare universitario, fino ad una laurea in storia contemporanea e da Trento a Rovereto, sempre a/r, dove imparavo la teoria della cooperazione allo sviluppo e della comunicazione con i corsi dell'Università della Pace e dei Popoli. Recidivo replicavo con un diploma in comunicazione e sviluppo del VIS tra Trento e Roma. In mezzo qualche esperienza di cooperazione internazionale e numerosi voli in America Latina. Ora a malincuore stanziale faccio viaggiare la mente aspettando le ferie per far muovere il resto di me. Sempre in lotta con la mia impronta ecologica, se posso vado a piedi (preferibilmente di corsa), vesto Patagonia, ”non mangio niente che abbia dei genitori", leggo e scrivo come molti soprattutto di ambiente, animali, diritti, doveri e “presunte sostenibilità”. Una mattina di maggio del 2015 mi hanno consegnato il premio giornalistico nazionale della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue “Isabella Sturvi” finalizzato alla promozione del giornalismo sociale.

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