Libano: il dramma degli sfollati

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 Foto: Martina Martelloni per Intersos

L'escalation della guerra tra Israele e Hezbollah si sta abbattendo sui civili. Dalla fine di settembre, infatti, gli attacchi israeliani si sono intensificati nel Sud e nell’Est del Libano, oltre ad allargarsi ad altre aree del Paese, che finora non erano state coinvolte, comprese aree densamente popolate della capitale Beirut.

 La ong Intersos è impegnata per portare aiuti urgenti alla popolazione nel panico. "La popolazione terrorizzata - spiegano - sta abbandonando tutto per mettersi in salvo: decine di migliaia di uomini, donne e bambini, tra questi anche alcuni dei nostri operatori libanesi con le loro famiglie, fuggono dalle aree bombardate verso varie zone di Beirut, Mount Lebanon, della Bekaa e del Nord".

Il governo libanese stima che siano 1,2 milioni gli sfollati interni nel Paese. Chi è ancora alla ricerca di un alloggio si rifugia temporaneamente nelle proprie auto e nelle aree pubbliche. Il numero di persone sfollate in Libano pare destinato a salire dal momento che, secondo l’Ufficio dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani (Ohchr), un quarto del territorio libanese è sottoposto a ordini di sfollamento militari israeliani, che vengono emessi quotidianamente.

"Adesso - proseguono da Intersos - tutte queste persone, fuggite senza nulla, hanno bisogno dei beni più basilari: cibo, acqua, kit medici d’emergenza, materassi, coperte e cuscini, oltre al carburante per garantire l’elettricità ai rifugi collettivi e agli impianti che forniscono l’acqua. I nostri team, compresi gli operatori sfollati, si sono immediatamente mobilitati per assistere la popolazione in fuga: stiamo lavorando in diversi rifugi collettivi nell’area di Beirut e Mount Lebanon, nella Bekaa, nel Nord e nel Sud del Paese, per renderli idonei ad accogliere le persone sfollate; stiamo distribuendo kit igienici e beni essenziali alle persone accolte nei rifugi collettivi e offrendo un supporto in denaro a chi non ha trovato posto nei rifugi per far fronte alle necessità più immediate. Stiamo inoltre conducendo attività di primo soccorso psicologico e attività ricreative per i bambini sfollati che, secondo quanto riporta Unicef, sono attualmente oltre 350 mila. Infine stiamo monitorando i bisogni della popolazione siriana rifugiata che al momento è sfollata in strada o che ha deciso di rimanere nelle aree attualmente non sicure e stiamo continuando a supportare da remoto i casi più vulnerabili che seguivamo a Tiro prima che la situazione di sicurezza nel Paese degenerasse".

Secondo le autorità libanesi, dall’8 ottobre 2023 a oggi gli attacchi israeliani hanno ucciso oltre 2mila persone, tra le quali si contano anche operatori umanitari e personale sanitario, mentre i feriti sono oltre diecimila.

Si tratta di un bilancio drammatico che sta mettendo a dura prova il sistema sanitario di un Paese già profondamente in crisi, oltre alla salute psicologica dell’intera popolazione. "Gli attori internazionali - spiega la ong -  che possono influenzare l’andamento del conflitto in corso devono agire subito per contenere la violenza in Libano e impedire un’escalation regionale della guerra a Gaza, che avrebbe effetti devastanti sulla popolazione civile. Senza un’azione rapida verso il cessate il fuoco, la situazione continuerà a peggiorare e, con l’intensificarsi delle ostilità, il rischio di una più ampia escalation regionale è ogni giorno più vicino".

Da Atlante delle guerre e dei conflitti del Mondo

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